PREPARIAMOCI AL RITORNO DEL NUCLEARE

il paese non può attendere ancora!

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  1. Grifo52
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    L'apporto positivo del nucleare non è solo una questione di prezzo o di indipendenza o di rilancio economico.
    C'è l'aspetto "ambientale" che troppo spesso viene ignorato.
    E' di ieri l'introduzione dei tickets per accedere a Milano, in funzione antinquinamento. Molte città specie d'inverno diventano camere a gas.
    Vediamo anche questo aspetto.

    Una centrale nucleare da 1.000 Megawatt produce in un anno 3 metri cubi di scorie pericolose (un cubo da un metro e mezzo di lato), che devi nascondere in qualche miniera di sale abbandonata (i tedeschi, con 18 centrali nucleari, fanno così). E le emissioni in atmosfera sono "Zero".

    Una centrale a petrolio da 1.000 Megawatt rilascia in un anno, direttamente in atmosfera, attraverso la canna fumaria, 2.401.650.000 metri cubi di inquinanti, di cui:

    - 2.302.000.000 mc di CO2 (effetto serra)
    - 91.000.000 mc di SO2 (anidride solforosa, piogge acide, nei polmoni diventa acido solforico, tumori)
    - 7.000.000 mc di NO2 (ossido di azoto, malattie dell'apparato respiratorio)
    - 1.650.000 mc di polveri sottili (ancora malattie dell'apparato respiratorio)
    - 68.000 mc di ceneri da smaltire in discarica di classe A come rifiuto tossico-nocivo.

    L'introduzione di 10 reattori (4 centrali) per 16.000 MW produrrebbe 48 metri cubi l'anno di scorie radioattive e risparmierebbe 38 miliardi di metri cubi l'anno di inquinanti nocivi e cancerogeni che ora vengono immessi in atmosfera.
    Coprirebbe il 30% del fabbisogno elettrico nazionale e darebbe la corrente (all'utene finale) a 20/30 euro a megawatt invece che a 80/90.

    Questo aspetto non può assolutamente essere sottovalutato, e gli ambientalisti dovrebbero giustificare perchè un sistema che non produce emissioni viene ritenuto da loro improponibile.
    Sono tutt'orecchi....

    Edited by MetS-Energie - 19/12/2007, 14:24
     
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    CITAZIONE (Grifo52 @ 19/12/2007, 11:59)
    L'introduzione di 10 reattori (4 centrali) per 16.000 MW produrrebbe 48 metri cubi l'anno di scorie radioattive e risparmierebbe 38 miliardi di metri cubi l'anno di inquinanti nocivi e cancerogeni che ora vengono immessi in atmosfera.
    Coprirebbe il 30% del fabbisogno elettrico nazionale e darebbe la corrente (all'utene finale) a 20/30 euro a megawatt invece che a 80/90.

    Questo aspetto non può assolutamente essere sottovalutato, e gli ambientalisti dovrebbero giustificare perchè un sistema che non produce emissioni viene ritenuto da loro improponibile.
    Sono tutt'orecchi....

    Già, siamo tutt'orecchi ad ascoltare le ragioni degli ambientalisti o supposti tali che negano il ricorso al nucleare in Italia adducendo scuse varie ecologiche quando la loro non scelta induce il paese a continuare ad inquinare la popolazione con un uso spropositato di fonti non rinnovabili inquinanti come sono gli idrocarburi.
    Ricordatevi che nessun altro paese al mondo utilizza la stessa equazione energetica italiana.

    Ascoltiamo i vostri pareri, siamo tutt'orecchi!

    MetS
     
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  3. fabiomas
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    CITAZIONE (Grifo52 @ 19/12/2007, 11:59)
    L'apporto positivo del nucleare non è solo una questione di prezzo o di indipendenza o di rilancio economico.
    C'è l'aspetto "ambientale" che troppo spesso viene ignorato.
    E' di ieri l'introduzione dei tickets per accedere a Milano, in funzione antinquinamento. Molte città specie d'inverno diventano camere a gas.
    Vediamo anche questo aspetto.

    Una centrale nucleare da 1.000 Megawatt produce in un anno 3 metri cubi di scorie pericolose (un cubo da un metro e mezzo di lato), che devi nascondere in qualche miniera di sale abbandonata (i tedeschi, con 18 centrali nucleari, fanno così). E le emissioni in atmosfera sono "Zero".

    Per valutare l'aspetto ambientale esistono gli LCA,io ho provato più volte a discuterne senza successo.
    Attenzione a quando si parla di scorie e rifiuti nucleare,bisogna parlare anche di quelli che si ottengono in tutta la filiera,dalla miniera all'arricchimento al decommissioning della centrale.
    Ricordiamoci che più si utilizzano miniere a bassa concentrazione più si ottengono prodotti inquinanti di cui nessuno se ne cura,ed è quello che si avrà con il passare del tempo.

    Le emissioni di una centrale non sono zero,ti ricordo che ha un EROEI basso,inferiore a 10,molto probabilmente tra 6-7 con le condizioni attuali,inferiore con l'utilizzo di miniere meno ricche,per confonto il fv a film sottile nel sud dell'europa ha,molto probabilmente,un EROEI di circa 20,numero che tende ad aumentare con il miglioramento della tecnologia,l'eolico ha numeri simili a quest'ultimi.
     
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  4. Guiotto
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    Eroei del fotovoltaico tiene conto dello smaltimento dei pannelli a fine vita?
    e dei sistemi d'accumulo(necessari per sostituire centrali nucleari e ordinarie)?
    delle fonderie che creano i supporti?
    dei trasporti?
    dell'inverter e del suo rendimento?
    E' stato calcolato su impianti reali o stimato?
    nel secondo caso si è tenuto conto che i pannelli si sporcano o si coprono di neve?
     
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    CITAZIONE (fabiomas @ 19/12/2007, 16:43)
    CITAZIONE (Grifo52 @ 19/12/2007, 11:59)
    L'apporto positivo del nucleare non è solo una questione di prezzo o di indipendenza o di rilancio economico.
    C'è l'aspetto "ambientale" che troppo spesso viene ignorato.
    E' di ieri l'introduzione dei tickets per accedere a Milano, in funzione antinquinamento. Molte città specie d'inverno diventano camere a gas.
    Vediamo anche questo aspetto.

    Una centrale nucleare da 1.000 Megawatt produce in un anno 3 metri cubi di scorie pericolose (un cubo da un metro e mezzo di lato), che devi nascondere in qualche miniera di sale abbandonata (i tedeschi, con 18 centrali nucleari, fanno così). E le emissioni in atmosfera sono "Zero".

    Per valutare l'aspetto ambientale esistono gli LCA,io ho provato più volte a discuterne senza successo.
    Attenzione a quando si parla di scorie e rifiuti nucleare,bisogna parlare anche di quelli che si ottengono in tutta la filiera,dalla miniera all'arricchimento al decommissioning della centrale.
    Ricordiamoci che più si utilizzano miniere a bassa concentrazione più si ottengono prodotti inquinanti di cui nessuno se ne cura,ed è quello che si avrà con il passare del tempo.

    Le emissioni di una centrale non sono zero,ti ricordo che ha un EROEI basso,inferiore a 10,molto probabilmente tra 6-7 con le condizioni attuali,inferiore con l'utilizzo di miniere meno ricche,per confonto il fv a film sottile nel sud dell'europa ha,molto probabilmente,un EROEI di circa 20,numero che tende ad aumentare con il miglioramento della tecnologia,l'eolico ha numeri simili a quest'ultimi.

    L'EROEI di una centrale nucleare e' molto contrastato, in effetti una certa area contraria al nucleare lo indica con valori molto bassi mentre recenti studi lo pongono attorno a 100 che non e' sicuramente un valore basso se si considera che lo stesso fotovoltaico detiene un EROEI attorno al 60-80.
    Ovviamente sappiamo benissimo che questoi valori dipendono da molti fattori, anche dall'orientamento politico ed energetico di chi li emette e l'attendibilità e' opinabile. Tanto e' vero che la questione EROEI e' un cavallo di battaglia della sinistra ma non l è mai della scienza, nemmeno quando conviene.

    Abbiamo gia' discusso di questo argomento in altro forum e penso tu conosca gia' le mie idee al riguardo, consiglio di non insistere su queste posizioni con l'intento di provocare discussioni fiume che non arrivano a nulla.
    Le attuali condizioni sono diverse rispetto ad allora e dobbiamo rispettare anche tutti gli altri utenti che potrebbero non gradire.

    Saluti
    Mets
     
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  6. Grifo52
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    CITAZIONE (fabiomas @ 19/12/2007, 16:43)
    Per valutare l'aspetto ambientale esistono gli LCA,io ho provato più volte a discuterne senza successo.
    Attenzione a quando si parla di scorie e rifiuti nucleare,bisogna parlare anche di quelli che si ottengono in tutta la filiera,dalla miniera all'arricchimento al decommissioning della centrale.
    Ricordiamoci che più si utilizzano miniere a bassa concentrazione più si ottengono prodotti inquinanti di cui nessuno se ne cura,ed è quello che si avrà con il passare del tempo.

    Anche le miniere di carbone producono inquinamento, anche gli impianti petroliferi vanno costruiti e smantellati.
    Io vorrei una risposta su questo argomento tabù, Zero emissioni in atmosfera contro 2,4 "miliardi" di metri cubi di inquinanti, 3 metri cubi di scorie radioattive contro 68.000 metri cubi di ceneri tossiche.

     
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    Grazie Tersite, il tuo pensiero é sempre incisivo e senza fronzoli.
    Non oso pensare a cosa wo intenda per famiglie, famiglie di due persone, di 3 o di 4, perchè la differenza é sostanziale.
    Ma é un vezzo della sinistra, che va bene sempre salvo quando si mostrano i rapporti (con il docet della AIEA) dei cinesi. Allora in quel caso quello cinese diventa il prodotto di un paese corrotto e sotto dittatura comunista che non é però molto diverso dai metodi stalinisti dei nostri radicali di sinistra tutti protesi verso la negazione del nucleare ad ogni costo.
    Ecco che allora si scopre che ci sono rapporti allineati al pensiero nucleare comune che i nostri negazionisti fingono di ignorare, fingono perchè sanno benissimo esistere ma se ne guardano bene dal nominarli visto che rientrano nella prima pagina di una ricerca con google.
    Questo qui citato risponde anche alle dichiarazioni, riportate qualche decina di pagine indietro, circa lo sfruttamento dell'uranio e della sua durata, e siccome il sito e' attendibile se le leggano e se ne facciano una ragione.
    Il link e' questo: http://nuclearinfo.net/Nuclearpower/TheBen...sOfNuclearPower
    e per tutti quelli non desiderano connettersi e leggersi il testo riporto un paio di frasi che fanno effetto, effetto vergogna per chi (watt-one e _Francesco_) fanno della controinformazione un verbo divino:

    1. Current world proven reserves of Uranium are sufficient to supply current world demand for 50 years. Speculative reserves provide an additional 150 years of supply. The cost of Uranium Ore is a very small fraction of the operating costs of Nuclear Power. Fourth Generation Nuclear Plants can fully utilize all the energy in Natural Uranium. There is sufficient Uranium and Thorium on Earth for Fourth Generation reactors to supply the total World demand for energy for hundreds of centuries.

    2. Operating Costs. These costs are much easier to quantify and are independently verified as they relate directly to the profitability of the Utilities which operate them. Any discrepancies are soon discovered through accounting audits. Company's that operate the USA's nuclear power reactors have made excellent profits over the last five years. The US Nuclear Power industry has at last lived up to its promise made in in 1970's to produce electricity reliably and cheaply. Since 1987 the cost of producing electricity from has decreased from 3.63 cents per KWHr to 1.68 cents per KWHr in 2004 and plant availability has increased from 67% to over 90%. The operating cost includes a charge of 0.2 cents per KW-Hr to fund the eventual disposal of waste from the reactor and for decommissioning the reactor. The price of Uranium Ore contributes approximately 0.05 cents per KWHr.

    3. Uranium is present at an abundance 2 - 3 parts per million in the Earth's crust which is about 600 times greater than gold and about the same as tin. The amount of Uranium that is available is mostly a measure of the price that we're willing to pay for it. At present the cost of Natural Uranium ($100 per kg) is a small component in the price of electricity generated by Nuclear Power. At a price of $US50 per pound the known reserves amount to about 85 years supply at the current level of consumption with an expected further 500 years supply in additional or speculative reserves. The price of Uranium would have to increase by over a factor of 3 before it would have an impact of the cost of electricity generated from Nuclear Power. Such a price rise would stimulate a substantial increase in exploration activities with a consequent increase in the size of the resource (as has been the case with every other mineral of value). Currently the price of Uranium is increasing and this trend is projected to continue [1]. The world reserves of Uranium have increased by around 50% since the end of 2003.

    However advanced technologies are being developed which are far more efficient in their use of Uranium or which utilize Thorium which is 3 times more abundant than Uranium. If perfected these technologies can make use of both the spent fuel from current nuclear reactors and the depleted Uranium stocks used for enrichment. Taken together these provide enough fuel for many centuries of energy production. This will mitigate the demand for newly mined Uranium.

    Diciamocelo francamente, le riserve di Uranio e altri materiali fissili sono l'ultimo dei pensieri per chi deve provvedere energia e potenza per alimentare i consumi elettrici di una nazione, il primo e' sicuramente trovare il sistema di mettere a tacere l'ignoranza di chi si ostina a non capire.
    Ah, a proposito, il lavoro é dell'Università di Melbourne che, ahi voi, é opposto nel pensiero a quello dell'U di Sydney
    Com'é vario il mondo....
    MetS :blink:

    Edited by MetS - 24/12/2007, 05:16
     
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    Ma perchè limitarci a menzionare siti ed organizzazioni dall'altra parte dell'Europa per dare credito al nuke, c'é un sito francese che è attivo anche a livello europeo. Vediamo cosa scrivevano una decina di anni fa:

    La Lettera degli Ambientalisti per il Nucleare

    Numero 3 - 20 settembre 1997

    Questo bollettino è inviato gratuitamente ai membri dell'associazione degli ambientalisti per il nucleare al momento della loro iscrizione. È archiviato e disponibile su internet al seguente indirizzo: http://www.ecolo.org

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    IL NUCLEARE, FUTURO DELL'ECOLOGIA ?

    Il testo seguente è un riassunto della serata conferenza-dibattito, animata dal presidente dell'AAPN a Parigi, nel quadro dell'associazione Attenzione alle Realtà Internazionali (ARI), del 20 novembre 1996. Il verbale è stato redatto a partire dalla registrazione audio della conferenza, trascritta da Michel Cupperly.
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    Introduzione

    Il conferenziere ci porterà oggi sulle questioni energetiche con un aspetto di un uomo libero da ogni dogmatismo. Diplomato del Politecnico e della Scuola Nazionale Superiore dei Tecnici Avanzati, ingegnere ed ambientalista, egli studia, riflette, viaggia, dirige l'istituto Bruno Comby ed ha recentemente creato l'Associazione degli Ambientalisti Per il Nucleare (AAPN). Ai suoi occhi la tecnologia e l'ecologia hanno lo stesso compito: aiutare l'uomo a vivere meglio. La conciliazione tra le due è possibile. È la convinzione dell'autore-conferenziere di stasera, al quale ora lascio la parola.
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    Energia e inquinamento

    L'energia non è cattiva di per sé. Essa è alla base di tutto ciò che esiste nell'universo (E=mc2). Il suo utilizzo accompagna la storia dello sviluppo dell'umanità: cavallo, vapore, legna, carbone, petrolio, elettricità, ed oggi l'energia nucleare, che non contribuisce alle due fonti di grave inquinamento planetario, che sono l'aumento dei gas ad effetto serra (CO2) e quello degli ossidi di zolfo ed azoto (SOx, NOx), con le loro ricadute (piogge acide) sulle foreste. La sostituzione delle energie fossili con l'energia nucleare contribuisce a diminure questi inquinanti.
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    Energia e demografia

    Il prevedibile raddoppio della popolazione mondiale aumenterà la domanda ed il consumo di energia, domanda che cresce anche per lo sviluppo, d'altronde auspicabile, dei paesi poveri. Questi due effetti si sommano.
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    Energia nucleare e storia

    Esiste in natura dalla nascita dell'universo. I francesi la scoprirono cento anni fa (Becquerel, nel 1896, poi Pierre e Marie Curie...). I primi utilizzi delle radiazioni non sono economici né energetici né militari ma medici: si sottopongono ad alte dosi gli organismi umani. A differenza d'oggi, le radiazioni avevano allora (evidentemente a torto) la reputazione di guarire ogni morbo, dal mal di testa alle malattie più gravi. Le acque minerali francesi si vantavano di essere le più radioattive del mondo. Vals, per esempio, "ricca di radioattività", è venduta ancora oggi, ma si utilizzano altri argomenti di marketing. Ci si recava anche alla Bourboule per la qualità radioattiva delle sue acqua termali...

    Nel 1945, la bomba di Hiroshima ribalta l'immagine, fino ad allora positiva dell'atomo, costituente fondamentale dell'universo, in negativo. Si sviluppa quindi la rincorsa all'armamento atomico, la guerra fredda, con la costituzione, per giunta, di un apparato industriale. Nello stesso tempo compaiono dei gruppi pacifisti che manifestano inizialmente contro il nucleare militare, principalmente negli USA, sapientemente orchestrati da associazioni anti-nucleare, gruppi che in seguito si volgono contro il nucleare in generale.
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    Gli incidenti nucleari

    C'è sempre un pericolo di incidenti! L'obiettivo è minimizzare questo rischio e le conseguenze di un incidente od anomalia eventuali. A Cernobyl, il 26 aprile 1986, si è avuto un grande incidente, con un forte rilascio di sostanze radioattive (circa il 50% della radioattività contenuta nel reattore è stata rilasciata nell'atmosfera), in una centrale moderata a grafite, il cui scopo principale era inizialmente la produzione di plutonio a fini militari e, casualmente, la produzione di elettricità. Le conseguenze furono molto gravi, per un incidente totalmente inaccettabile, poiché risultante da una certa forma di "imbecillità" umana. Un'organizzazione "sovietica" e l'assenza di nozioni di sicurezza (un poco come guidare a 200 all'ora in una vettura non revisionata e con i freni difettosi su una piccola strada di montagna - non stupitevi di avere un incidente!) tanto a livello di progettazione che di esercizio della centrale, la presenza di dispositivi "stupidi" (mal concepiti o inesistenti), mancanza di confinamento (grave errore, che sarebbe bastato a evitare l'incendio e il 99% dell'emissione di radioattività nell'ambiente), di manovre maldestre e i sistemi di sicurezza sconnessi il giorno dell'incidente, hanno provocato un aumento incontrollato di potenza del reattore che si è scaldato, interamente fuso ed ha preso fuoco (ma senza fungo atomico, impossibile da aversi nelle centrali nucleari, anche in caso di incidente, anche a Cernobyl, contrariamente a quanto pretende associazioni anti-nucleare). È l'incendio di 600 tonnellate di grafite (cioè carbone, quindi infiammabile) contenuto nel nocciolo, che ha bruciato per due settimane prima che i pompieri riuscissero ad estinguere l'incendio, che è principalmente all'origine della dispersione delle sostanze radioattive nell'atmosfera (in maggioranza Iodio-131, la cui vità media è di 8 giorni e quindi sparito 6 mesi più tardi e, in una certa misura, Cesio-137, la cui vita media è di 30 anni e la cui presenza è ancora rilevabile oggi in certe regioni d'Europa, ma a livelli bassi che non pongono problemi di salute pubblica fuori dall'ex-URSS).

    Dieci anni più tardi, malgrado l'estrema gravità dell'incidente, l'apocalisse predetta da associazioni anti-nucleare non si è avverata e la centrale di Cernobyl (ovviamente le unità non incidentate, ovviamente escluso l'edificio che contiene l'unità incidentata) funziona nuovamente. Parecchie migliaia di persone lavorano nuovamente sul sito di Cernobyl, a qualche decina di metri dal reattore incidentato. Sul sito la radioattività ambientale è nettamente più elevata di "prima", ma si è abbassata sufficientemente per non mettere immediatamente in pericolo la salute dei lavoratori, intanto che la fauna e la flora si ristabiliscono un po' ovunque nella regione. Si sono osservate delle modificazioni, specialmente a livello di vegetazione, negli anni successivi all'incidente. Un rischio rimane: il reattore incidentato, nel suo sarcofago e le 800 discariche circostanti, contenenti i materiali contaminati dei lavori di intervento, che rischiano di contaminare la falda freatica (a dei livelli di dose la cui gravità non a niente a vedere con le dosi ricevute durante l'incidente stesso). L'incidente ha provocato una cinquantina di decessi nei primi mesi e, dieci anni più tardi, circa un migliaio di bambini sono colpiti da cancri tiroidei, patologia generalmente trattabile e guaribile, della quale una ventina di casi circa è deceduta. Nessun'altra patologia è stata messa in evidenza a livello della popolazione in seguito a quell'incidente. Rimane un dubbio sull'eventuale aumento del tasso di leucemie, ma non ci sono alcune conferme per il momento. L'oratore sottolinea le incertezze di valutazione: ci vorrà una decina di anni perché i cancri appaiano e da 500 a 800mila persone, che hanno partecipato alla pulizia, per brevi periodi (al fine di ridurre il loro tempo di esposizione), non sono stati registrati e non vengono quindi seguiti. Cernobyl ha soprattutto causato un'immensa catastrofe psicologica internazionale, tanto a livello delle autorità sovietiche, mettendo in luce l'incoerenza del sistema, quanto a livello delle popolazioni dislocate, dei mezzi nucleari e dell'opinione pubblica internazionale. L'incidente di Cernobyl è quindi all'origine di un gran numero di aborti ingiustificati, specialmente in Germania ed Austria. Vengono spesso presentate cifre dell'ordine dei 100.000 aborti supplementari non giustificati.
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    Le lezioni di Cernobyl

    Conseguenze positive, ovunque (a Est come ad Ovest): misure di sicurezza incrementate, rinforzo della vigilanza e delle autorità di sicurezza ed una maggior trasparenza d'informazione nel campo nucleare, tanto a livello industriale che di autorità politiche, cosa che prima non c'era sempre. Si auspica che altre attività industriali risultino ugualmente pulite, trasparenti ed ugualmente preoccupate del futuro dei loro rifiuti a lunga vita.

    Conseguenze negative, certamente innanzitutto le vittime, ma anche un gigantesco trauma psicologico mondiale ed un aumentato sospetto nei confronti del nucleare all'ovest, sospetto utile perché obbliga ad essere ancor più puliti e trasparenti, ma largamente ingiustificato e nocivo giacché getta onta su un'energia già molto pulita nei confronti delle altre e distoglie l'attenzione dai veri problemi: l'inquinamento chimico e petrolifero, il tabagismo, la malnutrizione, lo stress...
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    Confronto tra Cernobyl e TMI

    L'incidente di Three Mile Island, nel 1979, negli USA, benché assai grave (fusione di un terzo del nocciolo del reattore) non ha avuto conseguenze così drammatiche come quelle di Cernobyl: nessuna vittima, nessun decesso, incidente dovuto ad errori umani, sempre possibili, ma senza incendio (non c'era grafite) ed ovviamente in presenza di un edificio di contenimento in calcestruzzo armato, che ha giocato un ruolo decisivo in questa centrale ad acqua in pressione (PWR). Tutte le centrali eletronucleari in Occidente sono costruite con un edificio di contenimento in calcestruzzo armato, capace di contenere la radioattività in caso di incidente.

    La quantità di sostanze radioattive che è stata rilasciata nell'ambiente a TMI è dell'ordine di 1 milione di volte meno che a Cernobyl. Ugualmente il bilancio di Cernobyl è dell'ordine di un centinaio di vittime delle radiazioni, per il momento (come ordine di grandezza - potrebbe essere dell'ordine di 1000 a lungo termine) mentre a TMI non c'è stata alcuna vittima.

    TMI assomiglia al tipo di incidente che si potrebbe avere in Francia, che probabilmente provocherebbe grande preoccupazione e reazioni esagerate a livello di popolazione e dei media, ma sarebbe senza rischi maggiori per la popolazione, come a TMI, dove - per misura di precauzione - più di 100.000 persone sono state evacuate benché, tenendo conto a posteriori dei bassi livelli di fuga radioattiva fuori dalla centrale, ciò non fosse veramente necessario.
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    I reattori del futuro

    I reattori futuri previsti nel 2005-2010 per rinnovare il parco attuale (EPR-European Pressurized Water Reactor, sviluppato congiuntamente da Siemens in Germania e Framatome in Francia) diminuiranno ancora di un fattore dieci i rischi di incidente e le loro conseguenze. Ci saranno forse altri tipi di reattore nucleare che si svilupperanno in futuro, per esempio a torio (rubbiatron) o ad Uranio 238 (reattori a neutroni veloci tipo Superphénix) ma oggi è troppo presto per sapere quali filiere si svilupperanno in funzione di scelte politiche e di necessità tecniche, economiche ed ecologiche.
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    I rifiuti nucleari

    "Oggetto delle polemiche più accese che si amplificano man mano".
    "Tuttavia bisogna relativizzare."

    I rifiuti classici industriali ed agricoli non nucleari raggiungono i 2500 kg pro capite, di cui 100 kg tossici. I rifiuti nucleari ammontano ad un kg/anno per persona.

    Di questo kg, il 90% sono a vita breve (meno di 30 anni), stoccati in Francia al CSM (Centre de Stockage de la Manche) ed ora al CSA (Centre de Stockage de l'Aube). Il restante 10%, a vita più lunga (ci vogliono 24.110 anni per ridurre a metà la radioattività del Plutonio 239 e, dopo 50.000 anni, non è ancora tutto eliminato) e a radioattività più elevata, sono per il momento stoccati in un solo edificio a La Hague. Il loro volume è di circa 2.000 m3 soltanto (il volume di un cubo di 12,6 m di lato), dopo 30 anni di produzione elettronucleare, cioè un grammo a persona. Che farne? Si indicano tre possibilità (legge Bataille di dicembre 1991) :

    - la separazione-trasmutazione in sostanze a vita più breve. Possibilità per il momento non operativa (allo stadio di ricerca).
    - lo smaltimento sotterraneo.
    - lo smaltimento profondo.

    La Francia ha scelto il ritrattamento, separando i rifiuti riciclabili (il 97% del combustibile esaurito è in effetti riciclabile, costituito dal 96% di Uranio e dall'1% di Plutonio, di qualità non idonea per impieghi militari) dai rifiuti finali, i prodotti di fissione (3% della massa del combustibile esaurito), che in Francia sono separati e vetrificati. Gli USA da parte loro hanno un approccio meno ecologico e non ritrattano il combustibile nucleare esaurito (troppo caro!).
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    Le risorse naturali d'Uranio

    Le riserve accertate d'Uranio sono oggi più ricche in potenzialità energetica di quelle petrolifere, benché siano state finora meno investigate. I Giapponesi studiano l'estrazione dall'acqua del mare... cosa possibile e che darebbe accesso a quantità ancora più significative, ma con un prezzo del kg di Uranio molto più elevato di quello attuale.

    In certe regioni si trova in natura fino al 50% di Uranio puro nel minerale (per esempio Cigar lake in Canada).
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    I reattori a neutroni veloci

    I reattori a neutroni veloci (Superphénix) possono riciclare una parte del Plutonio, non utilizzabile a scopi militari, generato dai reattori ad acqua in pressione. Superphénix è stato in effetti trasformato in un sottogeneratore di consumo di Plutonio, cosa possibile molto semplicemente modificando la disposizione degli elementi di combustibile nel reattore.

    Grazie ai reattori a neutroni veloci (Superphénix per esempio) si potrà produrre energia per kg di Uranio naturale 60 volte in più che adesso. I reattori a neutroni veloci rappresentano una linea molto interessante per il futuro del nucleare, linea che prolungherà la durata delle riserve minerarie odierne accertate fino a 1700 anni e più (molte prospezioni sono da realizzare), ben oltre la durata delle riserve di gas, petrolio e carbone (tra 30 e 300 anni). Gli ambientalisti vogliono assolutamente fermare questa filiera oggigiorno perché giutsamente essa costituisce probabilmente il futuro a lungo termine del nucleare.
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    Bisogna saper relativizzare

    Una sostanza nucleare è biodegradabile perché si decompone spontaneamente, anche se ci vuole a volte del tempo (ma allora l'intensità radioattiva è minore). La vita degli elementi radioattivi è quindi, per definizione, limitata. Invece gli inquinanti chimici come il DDT, altamente tossico, sono stabili, quindi a durata infinita, molto più di quella di un qualsiasi rifiuto nucleare.

    Circa gli effetti sulla sanità pubblica delle centrali elettronucleari oggi in funzione, essi sono trascurabili (non un solo morto per radioattività in Francia in 30 anni d'esercizio) a fronte degli incidente nelle miniere di carbone (migliaia di persone ogni anno, di cui a volte bambini), nei pozzi petroliferi, a fronte anche dei rilasci di milioni di tonnellate di sostanze inquinanti dai camini delle centrali a carbone, a nafta, a gas..., a fonte ancora agli incidenti stradali (8000 morti all'anno in Francia) o alle vittime del tabacco (80.000 morti all'anno in Francia).
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    La radioattività naturale

    Una certa dose di radioattività naturale è persino benefica. In effetti tutto è composto da atomi, più o meno stabili, di cui alcuni, essendo instabili, si decompongono e sono quindi radioattivi. La radioattività è presente ovunque in natura, per esempio nel nostro corpo, che contiene in media 8.000 Becquerel (quantità molto variabile secondo l'alimentazione, la regione, la meteorologia...): 8.000 volte al secondo un atomo si decompone naturalmente nel nostro organismo. Ma la radioattività naturale viene anche dal cielo (raggi cosmici), dalla terra (raggi tellurici), a livelli molto differenti secondo la regione (dieci volte più in Bretagna o Lodève che nell'area parigina, fino a mille volte in certe regioni in India, Brasile ed Iran...). I livelli naturali di radioattività non sono pericolosi. Viceversa è stato provato che le dosi naturali di radiazioni sono benefiche (effetti benefici delle dosi molto piccole, fenomeno chiamato in inglese "radiation hormesis") (Nota della redazione: torneremo in dettaglio su questo fenomeno in un prossimo numero).

    In media la radioattività a cui siamo oggi sottoposti è per il 68% d'origine naturale e per il 31% di origine medica; meno dell'1% è di origine artificiale non medica, principalmente le ricadute delle esplosioni militari degli anni 60. L'oggetto delle critiche degli ecologisti che manifestano contro le centrali non rappresenta che un centesimo di questo 1%.
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    Conclusione : l'avvenire dell'écologia

    Riassumendo, l'energia nucleare, ben gestita, è pulita, non contribuisce all'effetto serra, produce pochi rifiuti, che non vengono rilasciati all'ambiente ma vengono accuratamente confinati. Questa energia è in realtà la sola che risponde ai criteri definiti a Bruxelles per la politica energetica futura dell'Europa:

    1/ essere economicamente competititva,
    2/ assicurare l'indipendenza energetica europea,
    e: 3/ rispettare l'ambiente.

    Ben gestita, l'energia nucleare è di gran lunga la più ecologica. Essa assicura in Francia l'80% della produzione elettrica e, grazie al nucleare, il kWh francese è oggi il più pulito d'Europa.

    A pensarci bene, il nucleare non è il futuro dell'ecologia? Un'ipotesi che merita in ogni caso di essere presa in considerazione. Come ambientalisti, siamo certo favorevoli allo sviluppo delle energie rinnovabili (solare, eolico), ma tenuto conto del prezzo e del basso livello di potenza di queste energie, l'energia nucleare rimane per il momento la più ecologica per soddisfare la domanda di base energetica dei paesi industrializati, allo scopo di risparmiare il più possibile le riserve limitate di petrolio per utilizzi nobili (industria chimica per la produzione di plastica e materie sintetiche riciclabili) e per la crescita dei paesi in via di sviluppo.
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    Fonte http://www.ecolo.org
     
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  9. _Francesco_
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    CITAZIONE (MetS @ 23/12/2007, 23:13)
    Questo qui citato risponde anche alle dichiarazioni, riportate qualche decina di pagine indietro, circa lo sfruttamento dell'uranio e della sua durata, e siccome il sito e' attendibile se le leggano e se ne facciano una ragione.
    Il link e' questo: http://nuclearinfo.net/Nuclearpower/TheBen...sOfNuclearPower

    Serve ritornare sempre sulle stesse cose, ma vediamo cosa dice questo sito:

    Availability of Usable Uranium
    Current world proven reserves of Uranium are sufficient to supply current world demand for 50 years. Speculative reserves provide an additional 150 years of supply.


    Prendiamo per buoni i 150 anni di disponibilità di uranio ai consumi attuali: elevando la copertura del fabbisogno dall'attuale 5,8% ad un 30% si avrebbe uranio per meno di 30 anni e a costi di rifornimento- economici ed energetici- molto più alti degli attuali. Questo è un fatto che il sito proposto da Mets evidenzia! Cose già dette e ridette da Fabiomass e da Watt-One, solo Mets ignora tutto ciò, speriamo che adesso gli sia chiaro.

    Secondo questo sito i reattori di 4° generazione (quelli che permetterebbero di avere abbondante "combustibile") hanno costi altissimi:

    Construction Costs
    Proponents of the CANDU ACR and Gas Cooled pebble bed reactors make similar or stronger claims. This should be compared to second generation plants which, in the U.S.A., had construction costs up to $5000 per KW and generally took more than five years to complete.


    secondo la stessa fonte il flusso di cassa, supponendo un tempo di costruzione di 4 anni, porta il costo del kW a 7.000$, Questo è un fatto che il sito proposto da Mets evidenzia!

    Costi di gestione
    Per i reattori di 4° generazione non si sa quali costi di esercizio si possano avere, certo operano a temperature elevatissime, se prendiamo l'esperienza avuta con il Superphenix abbiamo che i soli costi di gestione sono superiori ai ricavi, sopprattutto per questo motivo il Superphenix è stato chiuso. Anche questo è un fatto!


    Decommissioning Costs
    The US industry average cost for decommissioning a power plant is USD $300 million. The funds for this activity are accumulated in the operating cost of the plant. The French and Swedish Nuclear Industries expect decommissioning costs to be 10 -15 % of the construction costs and budget this into the price charged for electricity. On the other hand the British decommissioning costs have been projected to be around 1 Billion pounds per reactor. Cleaning up the Hanford Nuclear Weapons reactor is budgeted at 5.6 Billion dollars but may cost 2 to 3 times this much.


    Qui si parla di decommissioning che costerebbe da 300 M$ a 1 G£ per reattore (unità di misura e forbice assolutamente ambigui), solo che il dato non è aggiornato: secondo il NEI ( Nuclear engineering international) il costo per il decommissioning delle centrali nucleari inglesi è di 10 G€ per GW installato ( in inghilterra ci sono 11 GW di impianti nucleari e la stima per il decommissioning è di 110 miliardi), la stima è stata aumentata di 14 miliardi nell'ultimo anno ed è vista in rialzo, la stima definitiva deve essere fatta entro il 2008 http://www.neimagazine.com/story.asp?storyCode=2035326. Questo è un fatto!

    In conclusione: date le risorse di U naturale gli attuali sistemi nucleari non permettono di aumentare a piacimento l'installato e comunque a costi crescenti e superiori a quanto previsto, soprattutto per quanto riguarda il Decommissioning . I nuovi sistemi hanno costi di impianto 3 volte maggiori agli attuali sistemi (sempre secondo la fonte proposta da Mets), costi di gestione praticamente proibitivi e si hanno comunque anche i costi di Decommissioning.

    CITAZIONE (MetS @ 23/12/2007, 23:13)
    riporto un paio di frasi che fanno effetto, effetto vergogna per chi (watt-one e _Francesco_) fanno della controinformazione un verbo divino:

    Il sito che hai proposto smentisce te stesso, in più tu sei l'amministratore e puoi permetterti le offese personali, mentre io ed altri, per aver scritto non offese ma semplici considerazioni e per di più generiche, siamo stati censurati, ti sei permesso non solo di moderare ma addirittura di cancellare un tuo messaggio provocatorio e interi miei messaggi in risposta non offensiva al tuo, per il semplice fatto che ci facevi una magra figura.
    Complimenti a te e ai moderatori che permettono due pesi e due misure.
    State tranquilli che alla fine documenterò ampiamente la faziosità di questo forum

    a presto
    francesco
     
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    A proposito del nuke e della NZ, leggersi questo e poi ne riparliamo.

    Nuclear Energy Prospects in New Zealand
    Briefing Paper # 97

    December 2007



    --------------------------------------------------------------------------------

    New Zealand is one of very few developed country not using electricity (indigenous or imported) from nuclear energy.
    As hydro-electric potential was progressively utilised, nuclear power featured in national power plans from 1969 to 1976.
    Concern about global warming due to carbon dioxide emissions from burning fossil fuels, especially coal, coupled with impending electricity shortages in Auckland, has put nuclear energy back on the agenda in New Zealand.

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    Background

    New Zealand has depended primarily on hydro-electric power for its electricity for many years, but scope for expansion is limited and even the reliability of present capacity depends on capricious rainfall, as in 2001 and 2003.

    The last major hydro scheme was raising the level of Lake Manapouri to provide low-cost power for NZAS aluminium smelter in the South Island.

    Hydro output has not increased over the last 15 years, and that growth in demand since 1990 has been mostly met by gas-fired plant, at least until the state-owned Huntley plant shifted to using coal for 80% of its energy, with some negative implications for moving the fuel.

    Of 43 billion kWh of electricity generated in NZ in 2006, 55% was hydro, 22% gas, 12% coal, 7.6% geothermal, 1.5% wind and 1.3% biomass. For 4.13 million people, average per capita consumption is thus about 10,000 kWh per year, or 9000 kWh if aluminium smelting is treated as largely an electricity export.

    The power is produced from 8.55 GWe capacity, including 5.35 GWe hydro, 1.00 GWe gas-fired, 1.04 GWe coal-fired and 0.43 GWe geothermal - mainly run as base-load. In 2007 there was 0.32 GWe of wind capacity installed and more under construction. Peak demand is over 6700 MWe.

    Nuclear-related policy

    In 1968 the national power plan first identified the likely need for nuclear power in NZ a decade or more ahead, since readily-developed hydro-electric sites had been utilised. Plans were made and a site at Oyster Point on the Kaipara harbour near Auckland was reserved for the first plant. Four 250 MWe reactors were envisaged, to supply 80% of Auckland's needs by 1990. But then the Maui gas field was discovered, along with coal reserves near Huntly, and the project was abandoned by 1972.

    In 1976 a Royal Commission was set up to enquire further into the question. Its 1978 report said that there was no immediate need for NZ to embark upon a nuclear power program, but suggested that early in 21st century "a significant nuclear programme should be economically possible."

    In 1987 New Zealand passed a Nuclear-Free Zone, Disarmament and Arms Control Act. This was largely a symbolic statement of opposition to nuclear war and weapons testing, and it prevented the visits by nuclear-propelled or nuclear-armed vessels (primarily US ones). Over 2000-02 a Bill to amend this Act and extend the nuclear-free zone outside territorial waters in order to restrict transit of nuclear materials between Europe and Japan was pushed by Greens but was eventually thrown out 108 to 7.

    Electricity options

    Hydro-electric potential is largely utilised.

    Natural gas supplies from the Maui field are diminishing, those from newer fields are expected from 2006. The Minister for Energy has commented on the undesirability of "committing NZ to the profligate use of a very valuable and increasingly expensive resource."

    Coal is plentiful, particularly lignite in Southland. Huntly power station has been using mostly imported coal from Australia and Indonesia since it switched to 80% coal fuel when New Zealand's gas production started to decline. The future use of coal is constrained by the need to limit carbon dioxide emissions, or pay substantially for them. Carbon capture and sequestration costs, if the technology is proven, will be very high.

    Wind is a well-known feature of many parts of NZ, and is already well used, with some of the highest capacity factors in the world. Moreover, there is a very good natural match between wind and hydro, in that the latter can be called into action or adjusted very quickly to compensate for wind variability. Denmark's high wind usage depends on Norway's hydro supplies, for instance.

    However, optimum sites for wind turbines do not necessarily coincide with hydro power availability or load centres. There are also aesthetic considerations. Finally the Electricity Commission has raised questions of how much wind power can be put into the grid system without creating instability, due to its intermittency.

    Nuclear power remains an option for NZ, using relatively small units of 250-300 MWe each, in power stations located on the coast near the main load centres. A bolder initiative would be to build an 1800 MWe nuclear power station north of Auckland, using two or three larger units.

    Economics

    Figures from an OECD survey released in March 2005 show that at 5% discount rate nuclear in the range 2-4 c/kWh (US) is comfortably cheaper than coal in seven of ten countries, and cheaper than gas in all but one. At 10% discount rate nuclear ranges 3-5 cents/kWh and is again cheaper than coal in seven of ten countries, and cheaper than gas in all but two. These figures are for light water reactors built as larger units, and a cost penalty would probably apply for smaller ones. However, cost projections for the small HTR units are competitive with large conventional plants.

    (See also paper: Renewable energy and electricity)

    Opportunity cost, ethical and aesthetic issues

    New Zealand has shown itself interested in principle rather than merely pragmatic considerations and has sought to project "a clean, green image". Now unable to depend on hydro power as much as earlier, and having to retreat from using gas extravagantly for power generation, there is some discomfort with the substantial dependence on coal.

    Aesthetically, both wind turbines and high-voltage transmission lines are seen by some as a blot on the landscape and detrimental to tourism.

    A 2005 survey of business leaders showed that 94% were concerned about future energy supply in NZ, and nearly two thirds supported investigation of nuclear power.

    The government is attempting to review the best application of limited supplies of gas, to minimise coal burning for the sake of Kyoto compliance, and to plan for the use of emission-free nuclear power close to the main load centre of Auckland. Auckland's power supply is particularly vulnerable to even minor incidents, and major interruptions have occurred in recent years. Nationally, new base-load capacity is required.

    Nuclear fuel is abundant and involves no opportunity cost, having virtually no other peaceful use. Also wastes are contained and managed, rather than creating an environmental problem. It is a relatively very sustainable option, able to enhance the country's desired image. With minimal aesthetic impact, it would provide the power for Auckland's continued growth, including energy-intensive industry.


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    Main Sources:
    NZ Government 1978, Nuclear Power Generation in New Zealand, report of Royal Commission.
    NZ Power Conference papers, March 2005
    OECD/IEA Electricity Information 2007
     
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  11. Guiotto
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    Un discorso sul Superphénix.
    http://it.wikipedia.org/wiki/Superph%C3%A9nix
    I problemi tecnici furono causati per lo più dal refrigerante, simile a quello che rubbia vorrebbe usare per la sua centrale solare.
    E' stato chiuso per problemi economici da Lionel J.(esponente di sinistra) nel 1997.
    Comunque ricordo che nel 1997 il petrolio costava 15$ al barile(20-25$ attuali) ed oggi costa 95$
    e L'ossido la libbra costava 10$ la libbra (13-15 $ attuali) ed oggi costa circa 90$ la libbra
     
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    CITAZIONE (Guiotto @ 29/12/2007, 11:23)
    Un discorso sul Superphénix.
    http://it.wikipedia.org/wiki/Superph%C3%A9nix
    I problemi tecnici furono causati per lo più dal refrigerante, simile a quello che rubbia vorrebbe usare per la sua centrale solare.
    E' stato chiuso per problemi economici da Lionel J.(esponente di sinistra) nel 1997.
    Comunque ricordo che nel 1997 il petrolio costava 15$ al barile(20-25$ attuali) ed oggi costa 95$
    e L'ossido la libbra costava 10$ la libbra (13-15 $ attuali) ed oggi costa circa 90$ la libbra

    Guiotto
    Problemi tecnici a parte, sempre risolvibili, le motivazioni per arrivare alla chiusura del Superphenix furono solo ed esclusivamente politiche.
    In quel periodo la Francia stava scontando un ritorno dell'opposizione contro il Gaullismo che l'aveva governata fin dalla fine del conflitto mondiale 38/45 e per il quieto vivere fu deciso di spegnere la centrale ma non di abbandonare la tecnologia, tant'é che ancora adesso nei piani futuri di EDF e AREVA c'e' ancora un superphenix che ufficialmente e' in sperimentazione e che potrebbe vedere la luce appena le condizioni del mercato lo permetteranno.

    MetS

    Edited by MetS - 30/12/2007, 11:11
     
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  13. Guiotto
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    Berlusconi rilancia il nucleare, verità o propaganda politica?

     
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  14. tersite3
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    CITAZIONE
    Berlusconi rilancia il nucleare, verità o propaganda politica?

    Suppongo che per adesso si tratti di propaganda.
    Molto interessante però che i suoi sondaggisti abbiano rilevato che l'umore degli italiani è cambiato nei confronti del nucleare.
    Non mi stupirei se anche Veltroni si lasciasse andare a esternazioni possibiliste.
    In fondo dopo due anni di potere il ministro ambientalista si è bruciato irrimediabilmente.
    E' la differenza fra il fare e il criticare.

    Tersite
     
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    E bravo Tersite :lol:
    In effetti si tratta di mera propaganda a fini elezioni ma con qualche punta di verità.
    Se hai buona memoria ricorderai che in un altro forum scrissi esistessero già 7 siti identificati per la collocazione di altrettante centrali nucleari. Tali siti sono stati studiati a lungo da tecnici incaricati dal governo precedente a quello appena caduto e incominceranno ad operare alla luce del sole non appena ci sarà l'ordine ad andare avanti.
    Per l'Italia potrebbe essere finalmente l'occasione giusta per arrivare a recuperare il tempo perduto in vent'anni di errori ed omissioni e sperare di vedere il costo del KWh rientrare a livelli europei.

    Leggetevi per adesso l'articolo allegato prelevato direttamente dal sito del l'Occidentale.it

    MetS

    Berlusconi : "Energia nucleare nel programma Pdl"
    1 Marzo 2008


    Silvio Berlusconi pronuncia la parola magica "nucleare" e la inserisce nel programma del Popolo della liberta'. Polemiche tra gli altri schieramenti politici.

    ''Credo che non ci sia alternativa, se non quella di andare in maniera decisa verso una fonte energetica nucleare'', ha spiegato il leader del Pdl secondo cui anche le altre fonti d'energia rinnovabile restano nel programma del suo partito ma da sole non sarebbero sufficienti a garantire al paese l'indipendenza economica dalle nazioni esportatrici d'energia come la Russia.

    Inevitabili le polemiche da parte delle altre formazioni poltiche che ricordano il referendum del 1987 con il quale gli italiani scelsero di non fare affidamento sulle centrali nucleari.

    Un supporto però arriva dal fronte An e più precisamente da Adolfo Urso che giudica quella del Cavaliere una "forte assunzione di responsabilita'" per "affrontare l'emergenza in cui ci troviamo" visto che la sinistra "'non riesce a liberarsi del tabu' del nucleare, succube ancora dei veti dei falsi ecologisti che tanto danno hanno fatto all'ambiente e alla salute, come insegna il caso Campania".

     
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52 replies since 30/10/2007, 21:07   1831 views
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