Il biogas nel mondo...

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  1. francesco1966
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    allego questo articolo, interessante più che altro perchè parla del biogas in un modo un pò diverso dal solito chiacchierio sugli impianti italiani, sempre rivolti alla valutazione economica e risoluzione dei problemi dei reflui...

    Il biogas e il biodiesel di copra salveranno gli atolli del Pacifico?

    Per i 10mila abitanti delle isole Tuvalu, un minuscolo stato indipendente dell’Oceania, cucinare con i liquami dei maiali e navigare con il biodiesel di copra e potrebbe fare la differenza tra la sopravvivenza e il vedere i loro atolli cancellati dal mare entro pochi anni. I Tuvaliani, probabilmente il primo piccolo popolo che dovrà abbandonare la propria Nazione a causa del global warming, vogliono almeno dare al mondo l’esempio concreto di un modo di vita sostenibile.

    Lontani dalle polemiche sui biocarburanti prodotti su scala industriale, e sul loro impatto disastroso su foreste e prezzo del cibo, gli atolli delle Tuvalu si preparano a dimostrare che è possibile produrre un carburante di sostituzione in un Paese isolato e letteralmente soffocato dal prezzo del petrolio che cresce insieme al livello dell’oceano Pacifico. Ad aiutare i tuvaliani in questa impresa c’è Gilles Vaitilingom, un ricercatore del Cirad specializzato in biodiesel.

    Il biodiesel alla copra (polpa essiccata del cocco, l´endosperma del frutto, da cui si estraggono grassi e oli) sarà testato nel generatore di Amatuku, un piccolo isolotto (0,1 km2) a nord dell’isola capitale di Funafuti, grazie alla Ong franco-tuvaliana Alofa Tuvalu, che vuole sviluppare la produzione di biodiesel sui 9 atolli dell’arcipelago (23,96 kmq, almeno fino a che il mare non ha iniziato a mangiarsene qualche pezzo) permettendo così di ridurre i costi di un servizio vitale quanto raro: il trasporto tra le varie isole. Un altro obiettivo del programma è quello della gassificazione dei gusci delle noci di cocco per produrre elettricità e ridurre il volume dei rifiuti.

    Si tratta della seconda tappa del programma del Centro nazionale di formazione e dimostrazione per le energie rinnovabili messo in opera da Alofa Tuvalu nel quadro del suo piano decennale “Small is beautiful”, avviato nel 2005 e che conta sul sostegno delle francesi Ademe, Sopac e Piggarep. “Small is beautiful” vuole aiutare le Tuvalu a diventare, prima della loro probabile sparizione sotto l’oceano, una Nazione esemplare ed un modello riproducibile nelle alter piccolo nazioni insulari.

    Parallelamente l’associazione continua a distribuire sementi biologiche, offerte dalla Ferme de Ste Marthe e Kokopelli, così come continua nella sua campagna di sensibilizzazione al risparmio di energia e per la corretta gestione dei rifiuti attraverso riunioni comunitarie e programmi radio quotidiani. Il progetto “Amatuku: l’îlot pilot”, punta a creare un modello ambientale e un centro di formazione che permette di illustrare, su scala ridotta, la campagna globale “Small is Beautiful” al governo ed ai cittadini delle Tuvalu e degli altri Stati del sud Pacifico.

    Si tratta di due digestori di biogas, di una piccola unità di produzione di biodiesel, di un impianto di minieolico e di celle fotovoltaiche. Per i rifiuti, saranno installati contenitori e compattatori. Contemporaneamente, alla realizzazione dei biodigestori e dell’impianto per la produzione di biodiesel sarà avviato un programma di formazione per insegnanti e tecnici sull’utilizzo delle biomasse che coinvolgerà circa 1.050 persone in due anni e tutti i 10.000 tuvaliani a più lungo termine.

    Fino ad ora, nessun progetto per l’utilizzo delle biomasse era stato condotto su isole coralline, né tantomeno era stata testata la loro combinazione con le energie rinnovabili nel quadro di una possibile indipendenza energetica degli atolli. «Il nostro programma – sottolinea Alofa Tuvalu – permette di testare i materiali resistenti ad un ambiente salino, così come I migliori metodi di interramento nelle isole coralline. Le donne saranno coinvolte in tutte le tappe di messa in opera (costruzione, installazione, formazione) l’utilizzo delle tecnologie per la produzione di biogas è riservato ad utilizzi domestici.

    L’idea è sicuramente quella di sostenere le risorse locali e di minimizzare i costi. Quattro tipi di energie rinnovabili sono operative ed esportabili a Tuvalu e possono essere molto rapidamente combinate ad Amatuku per accompagnare l’isola pilota verso l’autosufficienza energetica: biomasse (biogas e biodiesel), solare ed eolico in rete o meno. Tutte le opzioni saranno studiate. I programmi di bioenergia convengono a Tuvalu, perché possono essere utilizzati su piccola e grande scala e in maniera decentralizzata e a beneficio delle zone rurali o abitate. Faremo ricorso a delle tecnologie esistenti che sono già state provate e beneficiano di conseguenza di un abbassamento dei costi. L’idea non è quella di fare di Tuvalu un terreno da laboratorio».

    questo è il link originale:http://www.greenreport.it/contenuti/leggi.php?id_cont=12714

    :uitar: :uitar: :uitar: :uitar:

    Edited by MetS - 29/3/2008, 15:54
     
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  2. francesco1966
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    Mobilità sostenibile a Linköping (circa 100.000 abitanti) grazie al biogas ottenuto da scarti organici

    http://www.ariannaeditrice.it/artico...articolo=16239

    A Linköping, in Svezia, producono biogas riciclando la frazione organica dei rifiuti urbani, gli scarti dell’industria agro-alimentare, i liquami zootecnici e i fanghi del deputarore cittadino delle acque reflue. Usano la digestione anaerobica, nulla di fantascientifico. La novità è che sono riusciti a creare una piccola rete di distribuzione per alimentare a gas il trasporto locale: 60 autobus e 600 auto. A biogas va anche un treno FIAT.

    Nell’impianto di Linköping si ottengono biogas e fertilizzante organico da diverse tipologie di scarti: rifiuti organici urbani raccolti recuperati con la raccolta differenziata, scarti di macellazione, scarti dell’industria alimentare e liquami zootecnici provenienti dalle fattorie vicine. I diversi materiali vengono miscelati in modo omogeneo un serbatoio di raccolta, dopo di che vengono igienizzati sottoponendoli a getti di vapore a 70 gradi per almeno un’ora. Dopo questo trattamento, i materiali di scarto vengono lasciati raffreddare e poi pompati in un digestore, un grosso silos dove verranno attaccati e decomposti da diversi tipi di microbatteri. Il processo di decomposizione è controllato e accelerato all’interno del digestore e avviene in ambiente “anaerobico”, cioè in assenza di ossigeno. I batteri utilizzati per la decomposizione della massa organica sono di tipo “mesofilo” e lavorano ad una temperatura di 38 gradi.

    Il tempo medio di trattamento della massa organica nel digestore è di circa un mese. In questo arco di tempo viene prodotto il biogas che, appena pronto, viene pompato in un sistema di purificazione dove viene raffinato prima di essere messo a disposizione come carburante per i trasporti locali. La continuità dell’approvvigionamento è garantita da un serbatoio di gas liquido di scorta che all’occorrenza viene vaporizzato nelle condotte. Accanto all’impianto di produzione di biogas c’è un depuratore delle acque reflue. Anche qui si produce biogas dal trattamento dei fanghi di depurazione. I due impianti sono collegati da un piccolo gasdotto in modo da convogliare il biogas prodotto in un unico punto di distribuzione. Ciò che resta della materia organica dopo il processo di estrazione del biogas, viene raffreddato, portandolo ad un temperatura di 20 gradi, ed ulteriormente trattato per essere utilizzato come fertilizzante organico dalle aziende agricole vicine. Tutti i processi di produzione che si svolgono nell’impianto sono particolarmente efficienti da un punto di vista energetico, così solo una piccolissima parte del biogas prodotto viene utilizzato per far funzionare l’impianto.

    Prima di poter essere utilizzato come carburante per i trasporti, il biogas ottenuto nell’impianto di Linköping deve essere purificato. La rimozione del biossido di carbonio porta il contenuto di metano nel biogas al 96/98%. L’energia sviluppata da un metro cubo di biogas così ottenuto, corrisponde approssimativamente a 1 litro di benzina o di gasolio. Dopo il filtraggio, il biogas soddisfa gli standard svedesi per il gas destinato all’alimentazione di veicoli. Il biogas purificato viene convogliato verso il deposito di autobus e le stazioni pubbliche di rifornimento attraverso linee interrate. Il rifornimento dei veicoli viene effettuato ad una pressione di circa 200 bar.

    Tutti gli autobus di Linköping vengono alimentati con biogas. Il rifornimento viene effettuato durante la sosta notturna dei bus al deposito che, con più di 60 posti, è il più grande della Svezia per mezzi alimentati a biogas. Le auto sono rifornite, invece, ai distributori pubblici. Si tratta di semplici auto a benzina con l’impianto a metano, il combustibile a minore impatto ambientale tra quelli disponibili sul mercato. Un aspetto da non trascurare è che il carburante viene prodotto localmente, determinando una significativa autosufficienza energetica del territorio.

    Per maggiori informazioni:
    Svensk Biogas AB - [email protected] - www.svenskbiogas.se

    **************
    SCHEDA TECNICA IMPIANTO

    Volume dei reattori: 2 da 3.700 m3
    Potenza 20 MW
    Alimentazione materiale organico (liquami zootecnici, scarti alimentari, di raccolto e di macellazione)
    Temperatura di digestione: 37°
    Tempo di ritenzione: 25 giorni c.a
    Resa energetica: 75 –85 %
    Riduzioni delle emissioni: -10.500 ton di CO2
    Utilizzo del biogas: carburante per 64 autobus, 600 macchine c.a., 9 stazioni di rifornimento
    Quantità di biogas prodotto e venduto dalla società: 4,5 milioni Nm3/annui, di cui 3,3 milioni Nm3/annui per rifornire tutti gli autobus che circolano nel centro storico di Linköping.
    Utilizzo del materiale digestato: biofertilizzante (50.000 ton vendute annualmente), in sostituzione dei fertilizzanti chimici, per i campi coltivati (Non per i pascoli, sui quali la Svezia non autorizza a spargerli)


    Amanda, il treno dei desideri

    La rete di trasporti a biogas di Linköping comprende anche il treno locale “Amanda” 1334 che serve la tratta Tjustbana Linköping-Västervik. Si tratta di un treno veramente unico nel suo genere. È il primo treno alimentato a biogas in Svezia e forse nel mondo. Al momento abbiamo notizia solo di un altro treno alimentato con olii bio in Inghilterra. Il treno è stato costruito nel 1981 in Italia dalla FIAT. È stato consegnato alla compagnia Statens Järnvägars (SJ) nell’ambito di una fornitura di 100 vagoni, di cui 12 dotati di compartimenti di carico speciali (modello Littra YF1) ed è stato utilizzato fino a poco tempo fa su una linea non elettrificata che attraversa la Svezia dal Nord al Sud. Il treno è stato completamente ammodernato: i due motori diesel sono stati sostituiti con motori Volvo a gas (passando da Euro 1 a Euro 5), sono stati installati monitor per le comunicazioni ai passeggeri, prese per i computer, amplificatori del segnale per la telefonia mobile ed è stata migliorato il sistema di ventilazione. Tutto per rendere più confortevole il viaggio. Il treno fa rifornimento a Västervik, dove si trova un’altro impianto che produce biogas dal trattamento delle acque reflue di Lucernaverket.

    DATI TRENO
    Proprietario: Svensk Biogas AB
    Operatore: Statens Järnvägars (SJ)
    Tratta: Tjustbana Linköping-Västervik
    Treno numero Y1G 1334
    Lunghezza: 24,4 m
    Peso: 47 ton.
    N: posti a sedere: 54
    Motori: 2 Volvo GH 10 B
    Potenza motori: 210 kW / 1200 Nm
    Velocità massima 130 km/h
    Capienza serbatoi: 530 Nm3
    Autonomia: 600 km

    Emissioni: Nuovi motori a biogas vs. Vecchi motori diesel
    CO monossido di carbonio: 0.01 vs. 0.60
    NOx ossidi di azoto: 2.00 vs. 6.15
    NMHC Idrocuarburi: 0.10 vs. 0.35
    Particolato: 0.01 vs. 0.16
    Conforme a: Euro 5 vs. Euro 1
     
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  3. claudiocosta
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    STUPENDO!

    Aggiungo mancano le fermentazioni delle carcasse animali, e i residui macellazione, e chiuderebbero il ciclo.

    sarebbe bello sapere:

    - quali sono i trattamenti che riservano al biogas per purificarlo, perchè non è chiaro se lo raffinano a biometano, (però il trattamento ha un costo) o se puliscono il biogas solo da acqua, zolfo e ossidi di azoto, perchè nei motori per trazione il biogas tal quale, non è il massimo.

    - non è chiaro il trattamento del digestato, perchè con la normativa nitrati l'applicabilità di questi sistemi integrati di fermentazione, sta nella possibilità di vendere sul mercato il digestato come concime organico. Possibilmente in zone limitrofe, evitando inutili spese di essicazione e di trasporto.
    Io ho visto in Brasile (Morro Sao Paolo Bahia) agricoltori con la loro bottarella andarsi a prendere il digestato dei depuratori urbani anaerobici, con impianti biogas.
    Se non supportata da una adeguata legislatura, la vendita di concimi organici (OTTIMI anche nell'ottica del dilavamento dei nitrati) rischia di trovare enormi difficoltà per i vincoli di smaltimento: 170 kg/Ha di azoto in zv, o per i trasporti.
     
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  4. francesco1966
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    Allora, per le biomasse usate leggendo l'articolo, inseriscono anche gli scarti di macellazione, liquami, scarti alimentari e biomasse.

    Per il discorso filtri non so che dire.

    Inserisco dei link dove ne parlano (in inglese) http://www.iea-biogas.net/Dokumente/casest...oping_final.pdf
    http://www.linkopingstidning.se/article/ar...eview/2073/1/1/
    http://websrv5.sdu.dk/bio/work%2003/Pres/Aake_Nordberg.pdf
    http://www.managenergy.net/products/R403.htm

    foto dell'impianto:

    image

    Per il digestato bisognerebbe sapere se la direttiva nitrati è operativa anche in Svezia.
     
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3 replies since 29/3/2008, 12:08   1976 views
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