Centrali a biomassa

Combustione

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  1. claudio5
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    In allegato documento pdf della mia regione con centrali a biomassa

    http://www.regione.fvg.it/PROGCOM/allegati/gottardo.pdf

    ciao claudio

    Edited by MetS - 23/11/2008, 20:56
     
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  2. francesco1966
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    Ecco un altro impianto "pubbilco", con caldaie e biomasse agricole, i commenti penso siano superflui. Ma se nel secondo semestre del 2010 tutto il "trabiccolo" non funziona o sarà già in perdità allora mi farò quattro risate.


    fonte:http://www.larena.it/dossiers/Comunit%C3%A0/18/41/40826/

    Nasce la «centrale verde» L'energia arriva dai campi
    LEGNAGO. Nel 2010 in funzione a San Pietro una struttura che produrrà elettricità e calore da biomasse vegetali


    Ogni anno verranno ricavati nelle due linee di combustione 15 megawatt bruciando 60mila tonnellate di graminacee e scarti agricoli non trattati

    Una simulazione grafica di come sarà la nuova centrale di San Pietro

    È scattato il conto alla rovescia per la realizzazione in città del primo impianto destinato alla produzione di energia da fonti rinnovabili. Entrerà in funzione nel primo semestre del 2010, su un'area di 25mila metri quadrati situata nella zona industriale di San Pietro, la nuova centrale a biomasse vergini di origine vegetale che, almeno nelle intenzioni della «Bioenergy Legnago srl» - la società di Soave pronta ad investire 30 milioni di euro per costruire in via Ponzina un impianto tecnologicamente all'avanguardia, senza precedenti in Europa, che ha appena ottenuto il via libera della Giunta e che inizierà a prendere forma quest'estate - produrrà in un anno cinque megawatt di energia elettrica ed altri 10 di energia termica. E questo grazie alla trasformazione di circa 60mila tonnellate di sorgo, una graminacea simile al mais, e di sottoprodotti agricoli, dal cippato di legno alla lolla di riso alla paglia di frumento, che verranno forniti da imprese agricole della Bassa con le quali l'azienda veronese ha già stipulato dei contratti.
    «Questo intervento, che si inserisce nel Piano energie alternative messo a punto dal Comune in previsione di avviare una rete di teleriscaldamento», ha spiegato ieri Alessandro Pozzani, assessore all'Ambiente, presentando il progetto della futura centrale con Giorgio Martini e Matteo Brucchioni, dirigenti della Bioenergy, «è stato concepito tre anni fa con un iter inverso rispetto alla prassi abituale affinchè potesse diventare un progetto strategico per lo sviluppo del territorio. Ed assicurasse perciò benefici reali per l'ambiente e l'economia locale con nuove opportunità di reddito per il comparto primario». Da qui un'analisi di mercato per individuare una filiera reale e quindi le colture e gli scarti delle lavorazioni agricole che rendessero l'operazione ottimale garantendo un ritorno non solo agli investitori. «Un'altra condizione tassativa per ospitare la centrale», ha precisato Pozzani, «è stata la stesura di un protocollo ambientale, che ci ha permesso già in partenza di imporre alla società alcuni paletti per mitigare l'impatto, abbattere le emissioni ed ottenere precise garanzie sull'uso esclusivo di biomasse vegetali non trattate o assimilate».
    Un protocollo rigoroso, che prevede parametri molto più bassi rispetto ai valori soglia ammessi per legge, la posa di barriere verdi e la pubblicizzazione in tempo reale dei dati rilevati e certificati sul sito del municipio. Oltre alla visualizzazione in continuo, tramite una web-cam, dei materiali stoccati. Il progetto dello studio «Mattioli Associati» di Verona prevede l'installazione, in un blocco centrale di 1.200 metri quadrati dove verranno ricavati anche un percorso didattico e un auditorium, di due linee di combustione diretta per usufruire di una maggiore flessibilità di produzione. In attesa dell'accensione delle caldaie, il Comune istituirà intanto una commissione per controllare il funzionamento e la gestione della centrale.
     
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  3. francesco1966
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    Impianto a biomasse ad ASIAGO (VI)

    http://www.vienergia.it/a_11_IT_47_1.html

    Le biomasse ad Asiago: il progetto Demetra
    Per l'impianto che sta per nascere sul nostro altopiano è stato scelto il nome della dea della fecondità della terra, in omaggio alla speranza di un buon raccolto energetico.

    image
    L'impianto di cogenerazione e teleriscaldamento di Asiago


    Demetra era la dea della fecondità della terra, della speranza di un buon raccolto, la dea che faceva nascere fiori, frutti e grano in abbondanza, perché felice di aver ritrovato la figlia, dopo averla persa e angosciosamente ricercata per lungo tempo. Demetra apriva le porte della primavera, della gioia di vivere, della speranza.

    Con irriverente paragone mitologico, la storia di Demetra è un po’ quanto è accaduto per l’impianto di biomasse ad Asiago, che dopo qualche “dolore” iniziale, qualche distinguo approfondito in partenza, ha colto ampi consensi. Ecco perché ci è parso significativo e simpatico richiamarci alla dea greca, con l’auspicio che anche le nostre biomasse sappiamo sempre rifiorire e portare frutti energetici per tutto l’altopiano.

    Spiegato il perché del nome, veniamo a conoscere un po’ più da vicino il progetto: ne parliamo con il professor Maurizio Fauri, docente all’università di Trento e coordinatore della progettualità.

    “E un impianto sicuramente valido, che si colloca nell’ambito di un più ampio progetto che si proporne di dare effettivamente avvio ad un utilizzo corale e corretto di energie alternative derivanti dalla biomasse. E’ ovvio che tutta la progettualità è stata stesa con il supporto delle tecniche e delle innovazioni scientifiche più aggiornate, ma ciò che ci sta a cuore è l’alta affidabilità dell’impianto, sia sotto l’aspetto energetico, che ambientale. Si pensi ad esempio che siamo riusciti ad eliminare anche il pennacchio di fumo che normalmente esce dal camino per combustione, con conseguente eliminazione anche dell’effetto visivo delle emissioni in atmosfera. L’impianto consentirà un totale rispetto dell’ambiente, anzi, vorrei dire un miglioramento dello stesso per la sostituzione di vecchie caldaie a nafta e gasolio che permetteranno una riduzione di oltre 10mila tonnellate all’anno di anidride carbonica”.

    Luciano Panozzo esperto di impianti a biomasse, le cui spalle sostengono già progetti di lusinghiero successo (vedi Fondo, La Villa, Cavalese, Tirano, Sondalo), crede profondamente nell’utilizzo del legno per impianti di cogenerazione e la sua convinzione è sostenuta dai più che validi successi ottenuti in altri impianti in Alto Adige e Trentino.

    “Ho la convinzione profonda – dice Panozzo – che l’impianto sarà un successo: è unico nel suo genere in Europa, garantendo in loco la filiera completa del legno. Si produce localmente e si utilizza nello stesso luogo il legno per produrre calore ed energia. L’impianto, per la sua stessa natura, fornirà secondo me una valida attrattiva turistica non solo collegata ad un ambiente montano ancora più sano dal punto di vista delle emissioni di anidride carbonica, ma anche perché sarà di richiamo e di interesse, considerato appunto la sua specificità e la sua unicità europea. Infine, non va trascurato che l’impianto costituisce una grande opportunità economica per gli operatori locali, ma ancor più una interessante occasione di risparmio per gli utenti”.

    All’impianto a biomasse ha creduto fin dall’inizio la presidente della Provincia di Vicenza, Manuela Dal Lago. “Ora che il progetto ha superato con successo tutte le varie fasi procedurali e la costruzione dell’impianto di Asiago sta per avere inizio sono sempre più convinta della validità e della bontà delle scelte fatte coralmente dall’Amministrazione provinciale, anche perché dopo anni di latenza e di “passare in secondo piano”, il problema energetico deve assumere contenuti politici. Non è più solamente un problema per tecnici, per gestori di energie, ma un tema che coinvolge direttamente il cittadino sia economicamente, aspetto rilevante e assai significativo, sia dal punto di vista ambientale. Con sincerità devo ammettere la mia soddisfazione nel vedere l’impianto sulla linea di partenza, ma ancor più mi soddisfa sapere che la Provincia, tramite Vi.energia, sta lavorando con serietà e capacità per dare risposte concrete ai cittadini, alle imprese, agli enti in materia energetica. Ci auguriamo solo che questo impianto sia un progetto trasferibile e che il nostro territorio prenda esempio da quanto hanno già fatto in Carinzia, dove ben 49 impianti a biomasse danno una forte mano all’energia, all’ambiente e alle tasche dei cittadini”.


    ALCUNI DATI TECNICI DEL PROGETTO

    L’impianto a biomasse di Asiago prevede di ricavare calore per riscaldamento urbano ed energia elettrica da immettere in rete (GRTN) da una centrale di cogenerazione che sfrutta come combustibile il cascame della segheria, situata sul terreno adiacente a nord della zona dov’è edificata la centrale termica. Il cascame è composto da trucioli, cippato di legno, corteccia e segatura. Tale risorsa d’energia primaria fa parte delle cosiddette fonti rinnovabili classificate come biomasse dal Piano energetico nazionale (Legge 9 gennaio 1991, n. 10), che prevede lo sviluppo e l’incentivazione delle stesse.

    L’energia termica proveniente dalla combustione delle biomasse produce acqua calda, che immessa in un sistema di tubazioni sotterranee (rete di teleriscaldamento) viene distribuita all’utenza pubblica e privata. Ogni utenza allacciata preleva l’energia, cioè acqua calda, dalla rete tramite una sottocentrale composta essenzialmente da uno scambiatore di calore e dai necessari dispositivi di regolazione, misura, protezione e sicurezza.

    In centrale termica è prevista l’installazione di due generatori, alimentati a biomassa, rispettivamente con caldaia ad acqua calda avente una potenza termica pari a 3,5 MW e una caldaia ad olio diatermico avente una potenza termica pari a 6,5 MW, collegate a linea di trattamento fumi, composto essenzialmente da una batteria di multicicloni, un elettrofiltro e un condensatore di abbattimento del pennacchio, un caricatore del combustibile completo di dosatore a portata variabile, il quadro elettrico di comando del generatore per ogni tipo di controllo e regolazione del funzionamento della macchina, un nastro trasportatore ceneri al contenitore ceneri (collocato in un vano sotterraneo e comunque al di sotto della griglia di combustione), oltre ad una caldaia di riserva o di soccorso, a combustibile gassoso (metano). In un locale compartimentato, ma attiguo al locale caldaia, verrà installato un cogeneratore per la produzione combinata di energia elettrica e calore.

    L’impianto sarà dotato di sistema di gestione computerizzato, automazione, misure e controllo del tipo più avanzato oggi esistente. Sono previsti tutti i dispositivi di sicurezza e protezione necessari secondo la normativa tecnica, in maniera da garantire un funzionamento sicuro dell’intero impianto.

    Dal punto di vista ecologico e ambientale l’impianto in progetto presenta alcuni vantaggi indiscutibili rispetto ad impianti per la produzione di calore basati esclusivamente su combustibili fossili tradizionali quali il gasolio e il metano. La biomassa è infatti una fonte di energia rinnovabile. Il suo sfruttamento a fini energetici segue un ciclo naturale chiuso. Per la biomassa il bilancio dell’anidride carbonica si può considerare neutro: ne risulta un contributo nullo della combustione del legno rispetto al temuto fenomeno di lento riscaldamento dell’atmosfera, meglio noto come effetto serra. L’anidride carbonica liberata nella fase di combustione bilancia il carbonio fissato nella pianta durante il suo ciclo vegetativo.

    Sia a livello mondiale che a livello europeo, sono stati raggiunti degli accordi, che impegnano tutti gli stati a ridurre le proprie emissioni di anidride carbonica (conferenza di Kyoto e risoluzione del Parlamento europeo del 18 giugno 1998), mediante un uso più parsimonioso ed efficiente delle risorse energetiche, nonché un aumentato ricorso alle fonti di energia rinnovabili.

    La centrale di cogenerazione dell’impianto in oggetto sarà come sopra già descritto equipaggiata con efficienti sistemi di depurazione dei fumi, mediante i quali si garantisce il rispetto dei vigenti vincoli di legge in relazione alle emissioni di inquinanti in atmosfera. Si può quindi considerare l’impianto di teleriscaldamento come un sistema di produzione di calore ecologico che consente di ridurre l’inquinamento atmosferico. Esso permette di rendersi indipendenti dalle fluttuazioni dei prezzi delle fonti energetiche tradizionali (gasolio, metano) dovute a svalutazioni della moneta, vicissitudini internazionali e carichi fiscali imposti da terzi. Un dato su tutti: con l’impianto in progetto sarà possibile sostituire un equivalente di circa 3,1 milioni di litri di gasolio per anno.




    Ecco un commento su di un giornale:
    06/09/2007 :: Biomasse al Turcio Critiche infuocate
    Altopiano di Asiago - Procedono speditamente i lavori per la realizzazione dell'impianto a biomasse in località Turcio nel Comune di Asiago.
    L’impianto, una volta terminato, produrrà energia termica ed elettrica bruciando cascami di segheria e scarti di legname, comunemente chiamato cippato, distribuendo l'acqua calda per il riscaldamento attraverso delle tubature poste sotto la sede stradale.

    I primi a beneficiare del teleriscaldamento saranno le utenze pubbliche come l'ospedale civile, le scuole superiori, la casa di riposo ed il municipio. Solo successivamente le utenze private potranno chiedere l'allacciamento.

    Se la Provincia di Vicenza, che finanzia il progetto attraverso la controllata Vi.Energia, ha denominato l'impianto “Demetra” molti cittadini lo hanno ribattezzato il “mostro del Turcio”.
    Sono in molti sull’Altopiano ad esprimere dubbi sui reali benefici dell’impianto in costruzione.
    Se il teleriscaldamento sarà esteso ai cittadini privati quanti ne potranno beneficiare e quanto cippato servirà per alimentare la richiesta.
    L’Altopiano non è certo ricco di segherie quindi si chiede da dove arriverà il cippato e quanti camion al giorno transiteranno sulle strade altopianesi per fornire la quantità necessaria. Molti ipotizzano anche la possibilità che la centrale di cogenerazione possa essere trasformata in un inceneritore per rifiuti urbani e l’ipotesi sta già preoccupando i residenti.

    Dubbi sono stati espressi anche dal Gruppo Speleologico Sette Comuni che, attraverso il suo presidente, Corrado Corradin, commenta: «Il nostro dubbio è piuttosto sul rapporto costi - benefici dell’operazione che riteniamo poco vantaggioso considerato che dislocando piccoli cogeneratori a biomasse, come quello in funzione per le piscine di Canove, sono da ritenere più proficui sia dal punto di vista dei costi sia dal punto di vista d’impatto ambientale e paesaggistico».

    A tranquillizzare i suoi concittadini sull’eventualità che il complesso del Turcio possa diventare un inceneritore di rifiuti ci pensa il sindaco di Asiago, Andrea Gios. «Appena eletta, questa amministrazione ha tenuto fermo il progetto per tre mesi per avere le garanzie sull’effettivo utilizzo dell’impianto e del suo impatto ambientale affidando uno studio a periti indipendenti che ci hanno assicurato la non trasformabilità dell'impianto in inceneritore di rifiuti e la bassa emissione di gas nocivi, emissioni che saranno controbilanciate da quelle non più prodotte dai camini delle utenze pubbliche che beneficeranno del teleriscaldamento».


    L’iniziativa prende forma nel 2000

    L’impianto che si sta realizzando in località Turcio ad Asiago è un progetto provinciale che prende forma all’inizio del 2000; prevede una segheria di legname e una centrale a biomasse per la produzione di calore e di energia elettrica. La segheria sarà costruita da una società privata formata da due imprese altopianesi che operano nel settore della lavorazione del legno, mentre la centrale a biomasse sarà costruita da una società pubblica suddivisa tra Provincia, 95% delle quote, e Comune di Asiago.

    La centrale utilizzerà gli scarti di legno sminuzzati provenienti dalla nuova segheria, oltre ad altro combustibile legnoso che Vi.Energia acquisterà sul mercato. L’impianto produrrà acqua surriscaldata, per il riscaldamento di utenze pubbliche, ed energia elettrica, che sarà invece ceduta ai Comuni per la pubblica illuminazione; l’eventuale surplus sarà venduto all’Enel.
    A detta della Provincia, l’impianto è importante sotto il profilo ambientale e della qualità del territorio, dando titolo all’acquisizione delle “quote verdi”, legate al protocollo di Kyoto

    di Gerardo Rigoni
     
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  4. francesco1966
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    In merito al post precedente sulla centrale ad ASIAGO, ho una brutta notizia confermata da fonti attendibili.
    L'impianto è stato posto in vendita per debiti accumulati e attualmente la centrale cogenerativa funziona a metano!
    Di fatto un altro fallimento legato alla spregiudicatezza di usare i soldi pubblici e di credere che i piccoli impianti siano remunerativi. Invece alla fine subiscono tutti la stessa sorte....... fallimento.
    Meditiamo su questa cosa..........
     
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  5. viky69
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    già...quanta speculazione alla faccia delle rinnovabili...tse!
     
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  6. 3350
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    chissà quanto l'hanno pagata...
     
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  7. francesco1966
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    tecnicamente lo potrei sapere, ma siccome sono TUTTI soldi pubblici è meglio non indagare per evitare gravi danni alla salute....
    ciao
     
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  8. energy4ever
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    che tristezzaaaa

    cmq io vorrei sottolineare un grosso errore spesso commesso:
    i business plan DI QUESTI IMPIANTI TECNOLOGICI NON possono esser fatti da laureati in ECONOMIA che non sanno nulla di dati tecnici

    se si fa un business plan senza fare una ricerca accurata e uno studio sui principali dati tecnici e di costo degli impianti e sulla loro fondatezza, questo business plan è FALSO AL 100%!!

    ci sono troppi furboni in giro e molti (sopratutto nel pubblico) non pensano all'importanza ENORME dei dati tecnici!

    un rendimento elettrico netto medio annuale se è 20% o 21 % FA UNA DIFFERENZA ABISSALE, ancora di + vale per lo sfruttamento DELL'ENERGIA TERMICA!!!
     
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  9. claudio5
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    Ciao amici , come avevo a suo tempo gia scritto anche nel mio comune c'era il progetto di una centrale a biomassa ( che ovviamente non è il mio progetto mignon ) , e con il passare del tempo si vede che nei cassetti del comune ci sta del buon fertilizzante il progetto è cresciuto e da 5 MW siamo arrivati a 45 MW .
    Ora che il progetto è diventato pubblico parte della cittadinanza è insorta di brutto e si sono formati dei comitati contro il progetto .
    Il comune a indetto una riunione con tanto di relatori che vengono da fuori .

    La ditta che costruirebbe il tutto e la Fortore Energia Spa

    a Spiegare il grosso è in Prof. Franco Cotana allego il curriculum distribuito dal Comune ( però io che da molto leggo sulle biomasse non l'ho mai sentito nominare )

    La mia domanda è : conoscete per caso qualcuno di quelli citati nell'allegato ?

    Saluti Claudio
    File Allegato
    assemblea_pubblica.pdf
    (Number of downloads: 342)

     
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  10. energy4ever
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    Purtroppo non conosco nessuno direttamente!

    ma la centrale che costruirebbero è da 45 MW di combustubile e non 45 MWe, giusto?
    ....sappi che se si vuole costruire un impianto sopra i 50 MW di combustibile si deve andare in VIA (valutazione impatto ambientale).

    cmq è la provincia che autorizza, fai un salto in provincia e chiedi se a loro risulta tutto quel legname ancora disponibile nella vostra provincia.

    tu invece di che progetto ti stai occupando?
     
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  11. viky69
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    Giusta l'osservazione di energy4ever.
    non conosco nemmeno io nessuno di quelli citati nell'allegato.

    ma c'è effettivamente la biomassa disponibile?
     
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  12. francesco1966
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    CITAZIONE (viky69 @ 11/7/2009, 21:45)
    ma c'è effettivamente la biomassa disponibile?

    Certo che c'è!!! Il problema è che bisogna disboscare il Friuli, ma a parte questo lavorando di "buona lena!" penso che si possa arrivare a trovarla!

    A meno che non si bruci qual'cosa d'altro dopo....... boh?
    ciao
     
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  13. claudio5
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    CITAZIONE (energy4ever @ 11/7/2009, 21:35)
    tu invece di che progetto ti stai occupando?

    Ma io circa 3 anni fa avevo tentato di installare un piccolo gassificatore da 100 kwe della Caema ma poi la cosa non andò a buon fine perchè la regione non mi passò la pratica . A oggi posso dire che con tutto il Bylame che è nato dopo non credo di aver perso un'affare.
    Forse il prezzo che con il tempo e triplicato , anzi se fossi riuscito a farlo funzionare oggi potrei organizzare delle visite guidate a pagamento visto che tutti sono alla rincorsa per vederli (poteva essere un buon ammortanto per l'impianto ) .

     
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  14. claudio5
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    CITAZIONE (viky69 @ 11/7/2009, 21:45)
    ma c'è effettivamente la biomassa disponibile?

    Per quanto riguarda la quantità di biomassa disponibile leggo dall'opuscolo scritto dal comune assieme alla ditta incaricata, non sono informazioni che io controllato ma soltanto quello che scrivono loro.

    ( Dalle utilizzazioni e dai tagli culturali dei boschi si possono ottenere almeno 220.000 t l'anno. Dalle piantagioni di legno diffuse in pianura (pioppeti, ceduti da biomassa, arboreti ) si possono ricavare attualmente almeno 88.000 t l'anno di legno da brucio con elevate possibilità di crescita.

    Dalle potature dei vigneti e dei frutteti si possono ottenere circa 42.000 to/anno dai residui agricoli si possono tenere ben 360.000 t l'anno.

    Dalle colture dedicate ligneo cellulosiche , almeno 345.000 t l'anno ed anche in questo caso con una elevata potenzialità di crescita legate alla conversione dei campi attualmente incolti o usati per culture non redditizie (esempio: il mais coltivato solo perché sostenuto da ingenti contributi dell'unione europea) in colture energetiche per la produzione di biomassa.

    Complessivamente l'attuale produzione regionale di biomassa legnosa per scoprire energetici arriva ad almeno 1 milione di tonnellate l'anno, con ulteriori grosse prospettive di crescita.)

    Fonte regione Friuli Venezia Giulia ufficio energia.)

    Pertanto se loro dicono che c'è forse ci sarà , specie tenendo in considerazione che con parecchi problemi burocratici ma l'iter autorizzativo già completato una centrale similare potrebbe iniziare la costruzione a PONTEBBA sul confine dell'Austria sono circa 100 km da qui .

    Il punto che mi fa più crucciare, sapete qual è amici, in queste situazioni da sostenitore della produzione di energia da biomassa mi sono trovato a dover criticare quello che si sta facendo.

    Saluti Claudio
     
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  15. claudio5
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    Centrale a biomasse i medici di famiglia scendono in campo
    Messaggero Veneto — 11 luglio 2009 pagina 11 sezione: UDINE

    TARCENTO. Semaforo rosso al progetto sulla nuova centrale a biomasse da parte di sette medici di base: «In maniera del tutto inaspettata – spiegano - anche noi, come tutti i cittadini di Tarcento, siamo venuti a conoscenza, in questi giorni, che nel nostro comune, a 500 metri in linea d'aria dalla piazza principale, verrà costruita una centrale a biomasse della potenza di 44,5 megaW». I firmatari,dottori Sabrina Basso, Gianpaolo Bernardis, Sergio Brattulich, Giuseppe Cappello, Giancarlo Ferrari, Renata Toffoletti e Guido Volpe spiegano dunque: «In questi giorni abbiamo registrato nei nostri ambulatori le prime domande preoccupate da parte dei nostri pazienti. Abbiamo sentito il bisogno d'incontrarci per raccogliere dati e rispondere a ciò. E' nostro preciso dovere contrattuale, infatti, interessarci anche della prevenzione. Purtroppo nessuno ha sentito il bisogno né ha avuto la sensibilità d'interpellarci in merito durante la gestione del progetto. Si tratterebbe di una enorme centrale che brucerebbe in continuazione, per tutto l'anno, le “biomasse”. Dalle fonti ricavate dalla associazione Medici per l'ambiente e da altri studi nazionali e internazionali emerge che tali centrali non sono esenti da rischi per la salute, rischi proporzionali alle dimensioni dell'impianto e alla quantità e qualità delle sostanze immesse nell'aria. Verrebbero immesse nell'ambiente quantità non trascurabili di numerosi macro e micro inquinanti con effetti potenzialmente pericolosi per la salute. Nel bilancio ambientale si devono sommare anche le emissioni prodotte dal traffico pesante dei camion impiegati nel trasporto delle biomasse e lo smaltimento delle ceneri, l'intasamento del traffico e il rumore da essi prodotto. Non trascurabile è il rischio di biomasse potenzialmente pericolose». «Dato che – continuano i medici - non esistono ancora filtri perfetti, parte di questi inquinanti rischierebbero di venire riversati nell'aria della nostra cittadina. Essendo il ricircolo dell'aria ridotto e tenendo conto della notevole piovosità si comprende facilmente quanto l'ubicazione dell'impianto, così vicino all'abitato, sia infelice e pericolosa per l'emissione stagnante di tali inquinanti che ricadrebbero sul territorio. E in un ambiente inquinato la salute si deteriora. E' stato dimostrato il nesso causale tra l'inquinamento dell'aria e l'aumento della frequenza di danni acuti, subacuti e cronici alla salute, nonché gli effetti nocivi a lungo termine. Le malattie che più frequentemente sono in relazione al grado di inquinamento atmosferico sono quelle cardiovascolari, le affezioni respiratorie e il cancro». «Il nostro intento – concludono - non è politico ma sanitario». Barbara Cimbaro


    Biomasse, carabinieri in municipio
    Messaggero Veneto — 27 maggio 2009 pagina 17 sezione: UDINE

    PONTEBBA. Proseguono le indagini del Noe, il Nucleo Operativo Ecologico dei carabinieri, sull’autorizzazione rilasciata alla Omnia Energia per la costruzione della centrale a biomasse a San Leopoldo. Dopo la visita fatta mercoledì scorso negli uffici della Provincia di Udine, gli agenti del Noe hanno fatto capolino, lunedì, nel municipio di Pontebba, chiedendo al segretario comunale, Paola Bulfon, di poter visionare alcuni documenti. A quanto pare però non avrebbero sequestrato nulla, ma soltanto ispezionato alcune carte relative all’attività svolta dall’ex amministrazione guidata da Bernardino Silvestri. Lo stesso sarebbe avvenuto in Provincia di Udine, dove però, al centro dell’attenzione del Noe, ci sarebbe stato l’iter che ha portato l’ente intermedio alla concessione dell’autorizzazione per la costruzione della centrale a biomasse. Una vicenda che ha creato un certo clamore in paese e che soddisfa molto i componenti del Comitato sorto per opporsi all’impianto della Omnia Energia. A dare il via alle indagini, è stato proprio un esposto presentato alla Procura di Tolmezzo da una persona del Comitato. Sulla questione hanno detto la loro due ex amministratori pontebbani, che non si sono ricandidati, Antonio Russo e Francesco Furian. «Sinceramente – ha affermato Russo – sono molto soddisfatto per questi recenti sviluppi sul tema “centrale a biomasse”. Si sta concretizzando infatti, ciò che ho sempre sperato. Ho grande fiducia nel lavoro della magistratura e spero che si possa fare luce – ha aggiunto – sugli errori della vecchia amministrazione comunale. Mi auguro che il nuovo sindaco che sarà eletto tra poco, sospenda l’iter per la realizzazione della centrale a biomasse, dando ascolto così, alla cittadinanza di Pontebba». L’ex assessore Francesco Furian ha chiesto maggiore chiarezza sull’argomento da parte delle due candidate alla poltrona di sindaco: «Partendo dal presupposto che un impianto come quello progettato dalla Omnia Energia è sovradimensionato di dieci volte rispetto alle necessità del territorio, credo che una presa di posizione delle due candidate sia indispensabile. Questo argomento infatti – ha precisato Furian – potrà incidere sull’esito delle elezioni e credo che schierarsi apertamente da una o dall’altra parte sia un atto di onestà nei confronti dell’elettorato. Certo che assumere la posizione sbagliata si rivelerebbe un vero e proprio suicidio politico. Detto questo – ha concluso – non voglio entrare nel merito dell’operazione del Noe, dico soltanto però che, se si sono mossi, evidentemente, c’è il sospetto che qualcosa di poco chiaro ci sia». Alessandro Cesare
     
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48 replies since 19/9/2008, 17:08   7754 views
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