Chi salvare quando c'è la crisi

idea strana ma tremendamente logica

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  1. claudio5
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    Le nazioni e le banche centrali si arrovellano se salvare o abbandonare al proprio destino .

    La decisione alle volte sembra una di quelle "" Salomoniche"" e le idee possono divergere.

    Riporto l'articolo di Uriel ( personaggio alquanto particolare ) la di una logica ferrea

    Puntualmente, a fine anno arrivano i dati sulla produzione industriale italiana, e vengono allo scoperto gli altarini. Il crollo della produzione , infatti, e' stato fortissimo nei primi mesi dell'anno (quando non si parlava ancora di crisi finanziaria) e paradossalmente si e' affievolito verso gli ultimi mesi.

    Questo andazzo porta alla luce un fenomeno che e' tipico delle crisi economiche. E che non succede per la prima volta. Si tratta della tendenza di scaricare tutte le magagne dei tempi trascorsi sull'evento appena successo. Un po' come quelli che hanno mal di schiena da sempre, hanno un incidente stradale e "caricano" il vecchio mal di schiena sull'incidente per farsi pagare le cure.

    Non e' la prima volta che succede: ricordate l' 11 settembre? Nell' 11 settembre qualche terrorista riusci' ad abbattere due condomini di Manhattan , causando un danno pari allo 0.000003% del PIL americano. Il numero di morti, 2800 e rotti, era del tutto inferiore, per dire, al numero dei soldati morti in Iraq, o degli omicidi avvenuti in un anno.

    Eppure, l'economia americana si fermo'. La versione ufficiale dice che fu l' 11 settembre a produrre la crisi, ma le cose non stanno cosi': era scoppiata una bolla che doveva scoppiare da anni, e si scelse di farla scoppiare proprio in quel momento, poiche' in quel momento si sarebbe guardato meno agli errori.

    In generale, il manager che fallisce teme di essere giudicato. Mal giudicato. Ovviamente , l'ideale e' quello di nascondere i propri fallimenti dentro un disastro piu' generale che non sia colpa di nessuno.

    Per esempio, il buon Profumo paga in questi mesi il conto di scelte sbagliatissime, di acquisizioni senza liquidita' e di un forecast quasi inventato di sana pianta.

    In condizioni normali, Profumo avrebbe dovuto fare le valigie. Poiche' c'era una crisi grave in corso ( e nessuno destituisce il capitano nel mezzo di una bufera) , non solo Profumo si e' salvato ma ha potuto scaricare una parte delle sue colpe sulla crisi in corso.

    Allo stesso modo, la crisi della produzione industriale italiana arriva da lontano. La stessa Fiat, nonostante gli sforzi eroici di Montezemolo & Marchionne, paga la fine di una tecnologia, unitamente ad un middle management inamovibile e parassitario.

    Questi problemi vengono, pero', da lontano. Vengono dal mondo delle cassaintegrazioni concesse alla Fiat in cambio di assunzioni "politicamente guidate". Di conseguenza, non stupisce di vedere un dato di produzione in calo da Gennaio: il calo era gia' in corso da ben prima.

    Lo stesso vale per le imprese italiane, che sono da sempre malate di arretratezza tecnologica e mancanza di ricerca: sono ormai dieci anni che la produzione industriale cala , di anno in anno. Il dato vero e proprio, pero', e' che adesso c'e' la CRISI.

    E siccome c'e' la CRISI, tutta la colpa e' sempre e comunque della crisi: nella speranza di piangere abbastanza forte da convincere il governo a sganciare un pochino di soldi.

    In generale, la crisi (ogni crisi diffusa ed ogni evento negativo) non fanno altro che attirare tutti coloro che cercano un capro espiatorio per fallire dando la colpa a qualcun altro. Questo e' un cosiddetto "effetto valanga", che puo' amplificare un singolo evento per via dei manager furbi in cerca di scuse.

    Per questa ragione il semplice abbattimento di grossi condomini a New York ha depresso un'economia gigantesca come quella USA, che di per se' puo' permettersi di ricostruire ben piu' di due palazzi.

    Quello che bisogna capire ora e' che questa crisi sta per produrre una delle piu' grandi ristrutturazioni economiche della storia. In queste condizioni, chi riesce a sopravvivere con le proprie gambe ovviamente va salvato: un modello di aiuti da concedere dovrebbe essere "se fai un utile in condizioni cosi' difficili , lo stato ti dara' la stessa cifra in aiuti".

    Ma chi non riesce a sopravvivere, non va salvato, ma aiutato a fallire. Ci sono molti modi di farlo: un buon sistema puo' essere quello di un istituto pubblico, finanziato con un fondo sovrano, che assorba queste imprese, azzeri i management, e le fonda/rivenda (secondo delle logiche di utilita' nazionale) ome preferisce.

    Ma il concetto rimane questo: nei periodi di ristrutturazione aziendale, far sopravvivere la zavorra non fa altro che rallentare la ristrutturazione, facendo in modo che termini dopo il corrispondente processo dei paesi concorrenti.

    Sono quindi d'accordo agli aiuti statali: alle aziende che ce la fanno. La formula "aiutiamo chi va male" non ha senso alcuno. Gli americani dovrebbero capire che se Ford e Gm vanno una meno male dell'altra quella che va aiutata e' quella che va MEGLIO, non quella che va peggio.

    Lo stesso vale per l' Italia. Se Ducati va "meno peggio" di Fiat, il governo dovrebbe aiutare Ducati e non Fiat: nella peggiore delle ipotesi, prima o poi Ducati comprera' Fiat, ovvero il management migliore cancellera' il peggiore.


    Si e' invece fatta strada un'idea strana, cioe' che gli aiuti vadano dati nella direzione di soffocare le regole di mercato, il che e' del tutto assurdo: se lo scopo degli aiuti e' di reimmettere liquidita' nel sistema economico, non fa differenza finanziaria se la liquidita' entra attraverso Fiat, attraverso Ducati o attraverso Piaggio: fa differenza , invece, il fatto che stiamo premiando il management piu' incapace usando soldi presi dai manager piu' capaci.

    Esiste, cioe', una logica che salva capre e cavoli: premiare il migliore. Non si tratta di una cosa strana: nello sport e' normale che il migliore sia quello che sale sul podio. In una brutta partita, accettiamo anche che ci salga il "meno peggiore".

    Ebbene, c'e' una logica che permette di salvare il mercato E immettere liquidita' nel mondo delle imprese, SENZA distorcerlo gonfiando aziende che dovrebbero fallire: la concessione di fondi intesi non come "aiuto" per chi soccombe, ma come "premio" per chi non soccombe.

    La proposta dei governi dovrebbe essere molto semplice: ho un budget di tot miliardi, e andranno a quelle aziende che subiscono MENO danno dalla crisi, cioe' a quelle che sopravvivono meglio. Concedendo i fondi in tranches trimestrali, una per quarter, dopo la pubblicazione dei bilanci agli azionisti, ilrisultato sara' di consentire la ristrutturazione del mercato SENZA perdere di vista il bisogno di capitale.

    Lo stesso si potrebbe fare anche su piccola scala: dare finanziamenti a quelle attivita' che sopravvivono meglio, con perdite inferiori e situazioni patrimoniali migliori, lasciando fallire gli altri.

    Oggi, cioe', ci troviamo a contrastare due forme di opportunismo che potrebbero frenare la ristrutturazione economica:


    L'opportunismo di quei manager che non pagano per i danni causati adducendo come scusa per i pessimi risultati la crisi generale, quando spesso (spessissimo) si tratta di risultati dovuti alla pessima conduzione.
    La mentalita' secondo la quale si debba aiutare il peggiore, cioe' quello piu' in difficolta', anziche premiare il migliore: se dobbiamo iniettare liquidi nel mercato, scegliamo il canale giusto.
    Erogare gli aiuti in ordine di merito, cioe' erogarli sotto forma di premio e non sotto forma di aiuto, secondo me risolve entrambi i problemi. Da un lato costringe il manager a confrontarsi con il fatto che un'altra azienda nella stessa crisi sia in condizioni migliori. Lo costringe perche' la sua azienda non ricevera' dal governo alcun premio.

    Risolve ovviamente la seconda problematica, perche' aiutando un'azienda che perde meno o guadagna di piu', gli stessi soldi produrranno un effetto piu' benefico per l'economia.

    Dare soldi a GM, che e' indebitata con le banche, non e' aiutare l'industria: e' aiutare le banche, dal momento che la prima cosa che GM fara' sara' pagarci i debiti con le banche, e questo in ultima analisi beneficera' le banche piu' che GM.

    Se vogliamo aiutare l'industria dobbiamo fornire i soldi a quelle imprese che vanno meglio, in modo che vengano reinvestiti e non semplicemente usati per chiudere debiti con le banche. Altrimenti staremo nuovamente finanziando le banche.

    Uriel
     
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    Claudio
    Non tutte le aziende sono vicine alla bancarotta.
    Questo significa che ci sono accorti amministratori ed amministratori incapaci.
    Nel primo caso si stringe la cinghia e si esce dalla crisi magari con sacrifici ma con i propri piedi.
    Nel secondo caso le aziende chiedono sussidi e quando non li ottengono, falliscono.
    M a metà giugno quando il prezzo del barile stava raggiungendo $140 GM si affrettò a dichiarare che avrebbe ceduto presto la Hummer (fuoristrada) perchè non era giusto avere in produzione auto che consumavana anche 20 litri ogni cento km.
    Peccato che la metà della produzione GM é su quei livelli ma non se la prenderebbe nessuno. La Hummer invece fa gola agli emiri arabi che se la comprerebbero volentieri. Del resto il 70% della produzione finisce negli Emirati Arabi.

    Sono d'accordo nel non finanziare aziende decotte, tanto alla fine i quattrini servirebbe solo per arricchire le banche le sole responsabili di questa ennesima crisi mondiale.

    MetS
     
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  3. claudio5
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    Riporto questo report mio avviso interessante come punto di meditazione per sapere a che punto siamo saluti . . . . .

    MICHAEL KNIGGE INTERVISTA JOSEPH STIGLITZ
    Deutsche Welle

    In una intervista con Deutsche Welle, il premio Nobel per l’Economia Joseph Stiglitz parla di nazionalizzare le banche, del panorama per i paesi in via di sviluppo e del bisogno di un ente regolatore finanziario internazionale.

    Jospeh Stiglitz ha ottenuto il premio Nobel per l’Economia nel 2001. Sotto la presidenza di Bill Clinton è stato presidente del Consiglio degli Assessori Economici dal 1995 al 1997. E’ stato il principale economista della Banca Mondiale dal 1997 al 2000 e autore principale della redazione del Gruppo Intergovernativo sul cambiamento climatico del 1995, che ha ricevuto, condiviso, il Premio Nobel per la Pace. Attualmente è insegnante nella Columbia University a New York.

    DW-World: Molti esperti temono che sebbene la situazione sia grave ora, ancora non abbiamo visto l’aspetto peggiore della crisi. Lei condivide l’idea che siamo di fronte ad una lunga discesa che potrebbe rivaleggiare con la grande depressione?
    Joseph Stiglitz: Viviamo in un mondo molto diverso a quello della Grande Depressione. All’epoca esisteva un’economia manifatturiera. Adesso abbiamo un’economia del settori dei servizi. Molte persone negli Stati Uniti già adesso lavorano part-time perché non trovano lavoro a tempo pieno. La gente comincia a parlare di più su misure coerenti per la disoccupazione e c’è un alto tasso di disoccupazione, circa il 15%. Quindi, essendo così le cose, è chiaramente una discesa molto seria. Altra grande differenza tra l’oggi e la Grande Depressione è che allora non esisteva una rete di sicurezza. Adesso esiste un’assicurazione sulla disoccupazione. [Sarebbe come la cassa d’integrazione in Italia, ndt]


    DW: Gli economisti Nouriel Roubini e Nassim Taleb, che hanno predetto la caduta dell’economia mondiale, hanno fatto un appello per la nazionalizzazione delle banche in modo da trattenere la debacle economica. Lei è d’accordo?
    Stiglitz: Ciò che è certo è che le banche si trovano in una cattiva situazione. Il governo degli Stati Uniti le ha incentivate con miliardi di dollari con scarsi risultati. I cittadini statunitensi sono divenuti proprietari maggioritari di un grande numero di banche importanti. Ma non ne hanno il controllo. Qualsiasi sistema che abbia una separazione tra la proprietà e il controllo è una ricetta per il disastro. L’unica risposta è la nazionalizzazione. Queste banche certamente sono in bancarotta.

    DW: L’Istituto Internazionale della Finanza calcola che il flusso privato del capitale verso i paesi in via di sviluppo verrà ridotto di un terzo. Stiamo arrivando a una situazione nella quale si potrà osservare un collasso totale di molti dei paesi che si stanno sviluppando?

    Stiglitz: Penso che molti governi delle nazioni emergenti, in realtà, abbiano un sistema bancario centrale molto migliore di quello degli Stati Uniti. Loro hanno compreso i rischi dell’ eccesso di influenza, l’eccessiva dipendenza dai crediti sui beni primari, ed hanno realizzato, quindi, azioni molto più prudenti. Molti paesi che sono in sviluppo hanno, anche, accumulato grandi riserve e sono in una situazione migliore per affrontare questa crisi che segna il decennio.

    Ma alcuni dovranno affrontare tempi molto difficili, sospensione di pagamenti. Alcuni di questi paesi stanno soffrendo per aver dato troppa attenzione a ciò che sta accadendo negli Stati Uniti.

    DW: Si devono prendere delle misure per aiutare questi paesi in via di sviluppo?

    Stiglitz: Definitivamente. Penso che è assolutamente imperativo non solo nell’interesse di quei paesi, non solo da un'ottica umanitaria, ma anche da una prospettiva di stabilità mondiale. Non è possibile avere una forte economia mondiale quando esistono grandi zone economicamente instabili.

    La Banca Mondiale ha richiamato i paesi industrialmente avanzati affinchè, mentre salvano le proprie industrie e danno sussidi, mettano via qualcosa per i paesi in via di sviluppo, che non possono competere su un terreno di gioco che non è alla pari.

    DW: Il Presidente Obama ha attaccato le banche per aver pagato miliardi in royalties ai dirigenti mentre si era ancora sull'orlo del collasso. Lei è d’accordo con lui che questo comportamento è “vergognoso” e “irresponsabile”?

    Stiglitz: Si, è vergognoso e irresponsabile. Ma non è una novità…. durante molti anni, dirigenti di aziende importanti degli Stati Uniti hanno difeso i loro vergognosi compensi, dicendo che erano importanti quanto il piano di incentivazione. Come si possono consegnare bonus di miliardi quando un’azienda ha avuto perdite record di miliardi di dollari? Non gli si devono dare bonus, li si dovrebbe punire. A meno che non stiano premiando le persone per aver fallito.

    DW: Nel suo discorso al Foro Economico Mondiale, il cancelliere tedesco Merkel ha avvertito gli Stati Uniti sul protezionismo e ha criticato i sussidi ai fabbricanti di automobili statunitensi. La Merkel ha ragione? Lei crede che esista il pericolo che Stati Uniti ricorrano a misure protezionistiche?

    Stiglitz: Si, molto probabile. Da sempre sappiamo che il protezionismo assuma due forme. Tariffe e sussidi. I sussidi distorcono il campo di gioco allo stesso modo che le tariffe. I sussidi sono molto più ingiusti e ancor molto più disorientanti, perché mentre i paesi sviluppati possono consegnare sussidi, i paesi poveri non possono permettersi tale lusso. I paesi ricchi stanno distorcendo il livello del campo di gioco consegnando sussidi, non necessariamente con l’intento di fare protezionismo, ma con le conseguenze del protezionismo.

    DW: La Merkel , recentemente, ha fatto un appello per la creazione di un organismo internazionale di supervisione finanziario, e sta crescendo il consenso su questo tema. Quanto realista, lei pensa, può essere l'idea che i governi e le compagnie concedano sovranità a un ente internazionale?

    Stiglitz: L’idea della Merkel è molto importante ed è da tanto che la condivido. Deve esistere una coordinazione della politica economica mondiale oltre il FMI, che ha fallito, e della Banca Mondiale. Non si può dire che dobbiamo avere confini aperti senza regolamentazione globale. E’ inconcepibile che mentre avanziamo permettiamo che i prodotti finanziari che sono molto rischiosi, fabbricati in paesi con una regolamentazione non idonea, vengano negli Stati Uniti senza essere regolamentati, o viceversa. Le compagnie internazionali che sono compromesse con la globalizzazione dovrebbero essere all’avanguardia in questo appello a favore della regolamentazione internazionale.

    Titolo originale: "La nacionalización es la única respuesta. Estos bancos están, efectivamente, en bancarrota"

    Fonte: http://www.dw-world.de
     
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  4. claudio5
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    I governi che anche fino a 4 mesi fa , dicevano che da loro la situazione era sotto controllo , ora cominciano a prendere in considerazione opzioni che fino a poco tempo fa sarebbero state quasi bestemmie se qualcuno avesse avuto il coraggio di pronunciare

    mandi


    Crisi: Germania, da governo legge per nazionalizzare banche

    Governo intende dotarsi di questo potere fino al 30 giugno
    (ANSA) - BERLINO, 18 FEB - Lo Stato tedesco intende dotarsi del potere, fino al 30 giugno, di nazionalizzare le banche espropriandone, se necessario, gli azionisti. Lo prevede un progetto di legge presentato dal governo e anticipato dall'Afp. La legge e' stata studiata in particolare per la nazionalizzazione della Hypo Real Estate (Hre), l'istituto di credito specializzato nel settore immobiliare, che ha gia' ricevuto dallo Stato 102 mld di euro tra garanzie sul debito (52 mld) e iniezioni di capitali (50 mld).
     
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    Di solito in periodi di crisi si tende a nazionalizzare ma questo per proteggere il cittadino che altrimenti sarebbe in difficolta'.
    Questo perche' tutte le aziende di servizi, nel cui comparto sono evidentemente raggruppate le banche, tendono a fare i propri interessi anche e soprattutto a scapito di chi azionista non e'.
    La nazionalizzazione evita questo problema e fa si che la banca, patrimonio statale, difenda si i propri interessi ma nei confronti del mercato e non nei confronti dei propri clienti che alla fine sono considerati ultimi nella scala delle priorita' di una impresa privata.
    Lo stato non deve perseguire un utile ma un pareggio e quindi difende per statuto anche il privato cittadino.

    Appena le crisi passano la banca viene riprivatizzata e tutto torna o quasi come prima.

    Io non lo vedo come un mae anzi direi il contrario. Purtroppo questo non succedera' in Italia poiche' e' noto che il vero potere da noi lo hanno le banche ed il governo, tutti i governi nessuno escluso, sono stati delle semplici comparse in un gioco piu' grande di loro.
    ciao
     
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  6. moliere
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    Il vero problema è che qui da noi , banchieri e governanti son la stessa persona, e un vecchio detto dice che un ladro non va mai a rubare in casa di un ladro, a voi le giuste considerazioni......

    saluti

    Moliere
     
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  7. claudio5
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    CITAZIONE (MetS @ 19/2/2009, 06:55)
    Di solito in periodi di crisi si tende a nazionalizzare ma questo per proteggere il cittadino che altrimenti sarebbe in difficolta'.
    ciao

    Quello che dici è molto condividibile , ma il punto secondo me non è l'azione che viene fatta , ma la mancanza assoluta di coerenza in quello che si afferma non si può cambiare le carte in tavola ogni mese .

    Il cittadino se non lo informi ( fallo anche in modo soft ) se prima già si fidava poco di quello che il suo governante gli dice , dopo che gli hai cambiato le carte in tavola , si arrabbia e se le condizioni di vita diventano " difficili " potrebbe diventare una grana sociale difficile da contenere con le chiacchere ( la storia insegna )

    Ora se io che dedico la mia giornata a tagliare legnami , con il mio buon senso mi rendo conto da molti mesi che le cose sono difficili , loro che possono consultare statistiche , analisi , consulenti , report e . . . . . . . . quant'altro , se si accorgono che le galline sono scappate dal pollaio solo un mese dopo che hanno lasciato la porta aperta , e meglio che vengano da me ad accatastare tavolame e dietro modico compenso 2000 euri al mese gli dico io cosa sta succedendo e così anche risparmiano .

    ciao Claudio
     
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  8. claudio5
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    CINA: E SE VENISSE CREATA UNA NUOVA VALUTA INTERNAZIONALE?
    di WSI
    Il paese lancia l'idea di una moneta mondiale da usare negli scambi internazionali al posto del dollaro Usa. Il governatore della banca centrale sostiene che la valuta 'non dovrebbe essere collegata a Nazioni individuali'...
    (ANSA) - PECHINO, 24 MAR - La Cina lancia l'idea di una valuta mondiale da usare negli scambi internazionali al posto del dollaro americano.Il governatore della banca centrale cinese Xiaochuan sostiene che la nuova valuta 'non dovrebbe essere collegata a Nazioni individuali'. E dovrebbe 'essere capace di rimanere stabile sul lungo periodo'.
    E' un chiaro segno che la Cina, maggior detentrice di titoli di debito Usa, e' preoccupata dei potenziali rischi inflazionistici' che minacciano il dollaro.
     
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    E' una vecchia idea cinese gia' poresentata circa una ventina di anni fa.
    Deprecabile perche' senza il governo di uno stato sovrano diventerebbe presto ingovernabile e presterebbe il fianco a speculazioni anche selvagge.
    La Cina se vuole salvaguardare i propri investimenti rispetti di piu' i diritti umani e guardi alla propria moneta cercando di calmierare il proprio mercato.

    MetS
     
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  10. claudio5
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    ALERT: $4 MILA MILIARDI DI ASSET TOSSICI NELLE PANCE DELLE BANCHE
    di WSI - ANSA

    E' la nuova stima del Fondo Monetario Internazionale secondo il sito web del 'Times". Cifra quasi raddoppiata rispetto a tre mesi fa. Solo negli Usa I titoli tossici nei bilanci di banche e compagnie assicurative potrebbero raggiungere i 4.000 miliardi di dollari. E' la nuova stima del Fmi, secondo il sito web del Times.
    Nell'Outlook del Fondo, previsto il 21 aprile, l'ammontare di asset tossici in pancia a societa' Usa dovrebbe salire a 3.100 miliardi di dollari, quelli in Europa e Asia a 900 miliardi.

    A gennaio le stime indicavano che negli Usa a fine anno gli asset a rischio avrebbero raggiunto i 2.200 miliardi.
    Attached Image
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  11. TheCrow_90
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    davvero interessante quello che avete riportato, ne prenderò spunto per un eventuale tema riguardante la crisi economica ;)

    Ps : ho scoperto questo forum grazie a google, quindi vuol dire che avete fatto un grandissimo lavoro, dato che per essere indicizzati tra i primi posti nella mia ricerca vuol dire che valete molto + di siti con domini .it e .com

    complimentoni ;)

    pps : http://www.google.it/search?hl=it&q=costi+...tnG=Cerca&meta=
     
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    Grazie :wub: :zippete:
     
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  13. claudio5
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    Scusate ma non sono riuscito con la traduzione ma so che molti di voi lo capiscolo lo stesso , e meritava proprio di essere evidenziato :

    Drug money saved banks in global crisis, claims UN advisor

    fonte : Rajeev Syal The Observer, Sunday 13 December 2009


    Drugs money worth billions of dollars kept the financial system afloat at the height of the global crisis, the United Nations' drugs and crime tsar has told the Observer.

    Antonio Maria Costa, head of the UN Office on Drugs and Crime, said he has seen evidence that the proceeds of organised crime were "the only liquid investment capital" available to some banks on the brink of collapse last year. He said that a majority of the $352bn (£216bn) of drugs profits was absorbed into the economic system as a result.

    This will raise questions about crime's influence on the economic system at times of crisis. It will also prompt further examination of the banking sector as world leaders, including Barack Obama and Gordon Brown, call for new International Monetary Fund regulations. Speaking from his office in Vienna, Costa said evidence that illegal money was being absorbed into the financial system was first drawn to his attention by intelligence agencies and prosecutors around 18 months ago. "In many instances, the money from drugs was the only liquid investment capital. In the second half of 2008, liquidity was the banking system's main problem and hence liquid capital became an important factor," he said.

    Some of the evidence put before his office indicated that gang money was used to save some banks from collapse when lending seized up, he said.

    "Inter-bank loans were funded by money that originated from the drugs trade and other illegal activities... There were signs that some banks were rescued that way." Costa declined to identify countries or banks that may have received any drugs money, saying that would be inappropriate because his office is supposed to address the problem, not apportion blame. But he said the money is now a part of the official system and had been effectively laundered.
     
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  14. claudio5
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    DI AMBROSE EVANS-PRITCHARD
    telegraph.co.uk

    La Germania sta affrontando un enorme dilemma. O il principale pagatore europeo accetta di sottoscrivere la manovra di salvataggio a favore della Grecia e lascia cadere la sua veemente opposizione ad una Unione Europea costituita da un governo economico, una tesoreria, e un'associazione di debito, oppure l'euro comincerà a disfarsi, e con lui gli investimenti strategici della Germania del dopoguerra.


    Il picco del rendimento delle obbligazioni greche a dieci anni, fino a 400 punti sopra alle obbligazioni tedesche, è stato sorprendentemente rapido - ed è stato anche un avvertimento alla Gran Bretagna di come il mercato possa colpire improvvisamente qualunque paese accetti creditori.

    Si potrà discutere se Grecia, Portogallo, o Spagna siano a rischio di venire costrette ad uscire dall'euro. Ma c'è un'altra questione scomoda: se gli eventi porteranno la Germania e i suoi satelliti a ritirarsi, lasciando in eredità la carcassa legale dell'EMU [Economic and Monetary Union, ndt] al blocco del Club Med.

    Questo è l'unico scenario di rottura che abbia un senso. Un'uscita della Germania permetterebbe al Club Med di mantenere contratti in euro e svalutare con minor danno possibile al mercato del debito interno. Il blocco della Germania potrebbe godere di un guadagno inatteso. Il mercato tedesco si rafforzerebbe. I costi dei prestiti precipiterebbero. Il divario dovuto alla competitività nord-sud potrebbe essere colmato con minori disagi da entrambe le parti.

    Senza dubbio la Germania è felicemente piazzata nell'attuale sistema dell'EMU. Comprimendo i salari per decenni ha battuto sul tempo l'EMU. I critici chiamano ingiustamente questa manovra la "politica dell'impoverimento del vicino". In realtà si tratta semplicemente del modo di operare della società luterana, in profondo contrasto con il comportamento della società latina - contrasto culturale che avrebbe dovuto far riflettere molto tempo fa le élite europee, lanciate a capofitto nella loro avventura.

    Le ricchezze della Germania stanno inondando il sud. Nei 12 mesi precedenti allo scorso Novembre l'asse Germania-Benelux ha registrato un surplus pari a 211 miliardi di dollari, mentre la Spagna aveva un deficit di 82 miliardi, l'Italia di 74 miliardi, la Francia 57 miliardi e la Grecia 37 miliardi. L'industria tedesca non rinuncerà facilmente a questo vantaggio. Ad ogni modo, la questione sarà risolta dalla democrazia. I cittadini tedeschi hanno ottenuto una promessa dai propri leader negli anni '90, e sanno che le perdite del mercato tedesco non porteranno ad un dissesto monetario, né li lasceranno esposti al debito del Club Med. Questo è il contratto inviolabile dell'EMU.

    "Politicamente", ha detto il presidente della Bundesbank Axel Weber, "non è possibile dire agli elettori che stanno salvando l'economia di un altro paese in modo da impedirgli dolorose misure di austerità a cui loro stessi sono stati sottoposti. Un aiuto di questo tipo, sia consapevole che - ancor peggio - non consapevole, è controproduttivo".

    Il Dott. Weber ha ragione in entrambi i casi. Da nuovi prestiti alla Grecia non può venire nulla di vantaggioso, al momento. La Grecia ha già un debito pubblico che sta precipitando verso il 138% del PIL per il 2012 (secondo la Standard & Poor's). Si trova già in una spirale di debito. Le élite dell'Unione Europea devono ancora ammettere che la Grecia e gran parte del Club Med hanno bisogno di donazioni - non prestiti - simili a quelli concessi alla Germania dell'Est in seguito all'unificazione, o ai sussidi permanenti da parte del Nord Italia nei confronti del Mezzogiorno.

    Atene ha promesso di abbattere il disavanzo di bilancio del 10% del PIL in tre anni, sebbene il paese stia scivolando sempre più a fondo verso la recessione, si veda a dover affrontare il 20% di disoccupazione entro la fine dell'anno, abbia un sistema bancario vacillante e abbia già perso il controllo delle sue strade prima che i tagli alle spese siano cominciati. Un tipo di politica come questa è economicamente auto-fallimentare - poiché rischia di trascinare il paese nella depressione e causare un collasso delle imposte fiscali - ma sarà tollerata dalla società greca?

    Il governo di Papandreou ha astutamente invitato la Commissione Europea ad istituire un ispettorato vicereale ad Atene, affinché diventasse il fulcro della rabbia popolare. I media parlano di "tutela". Ta Nea, un quotidiano ateniese, scrive di "ultimatum" e "scadenze oppressive" per i tagli sugli stipendi e sulle pensioni. "O obbediamo agli ordini di un'austerità senza precedenti e affrontiamo il rischio di un diffuso fermento sociale, oppure ci rifiutiamo di mettere in pratica gli ordini".

    Le difficoltà della Spagna sono meno immediate, ma ha perso tanta competitività durante il boom iniziale dell'EMU quanta ne ha intrappolata il tasso di interesse reale negativo. Il debito con le aziende estere è pericolosamente alto. Il disavanzo di bilancio dell'anno scorso è stato dell'11.3% del PIL. Madrid si è avvicinata ai 50 miliardi di euro di tagli per addolcire i mercati, sebbene la disoccupazione sia già al 19%. I disoccupati ricevono tipicamente tra il 50% e il 60% del loro precedente stipendio per circa 18 mesi, poi la mannaia si abbatte. I problemi sociali colpiscono con un certo ritardo. Quante ristrettezze può ancora sopportare la Spagna, prima che il separatismo catalano, basco e galiziano scuota lo stato spagnolo?

    In queste circostanze, è incoerente un'austerità fiscale priva di stimoli monetari e commerciali che forniscano un'ancora di salvezza. Queste politiche sono destinate a fallire, poiché sono basate sul pio desiderio dell'Unione Europea che le nazioni con alto debito possano riconquistare la competitività all'interno dell'EMU contro una Germania a zero inflazione. Una strategia del genere li porterebbe in una spirale di debito e deflazione.

    L'Europa dovrà abbracciare il "federalismo fiscale", se serve a tenere insieme l'unione monetaria. Quello sarà il momento in cui metteremo alla prova i limiti della solidarietà dell'EMU. Gli hedge fund stanno scommettendo che Berlino pagherà per assicurare la stabilità. Non ci sono dubbi che il Cancelliere Angela Merkel sia di questo avviso, ma il Partito Liberal Democratico tedesco non lo è, e non lo è nemmeno l'Unione Cristiano-Sociale in Bavaria, o la commissione finanziaria del Bundestag. Il ministro dell'economia Rainer Bruderle ha dichiarato la scorsa settimana che "non ci sarebbero state manovre di salvataggio", senza alcun riguardo per i rischi all'EMU. È soltanto strategia del rischio calcolato?

    Gli artefici dell'EMU sono stati avvisati all'inizio degli anni '90 del fatto che l'unione monetaria sarebbe stata irrealizzabile, per come era stata costruita. Si erano fatti beffe di questi ammonimenti, sicuri che qualunque crisi sarebbe stata sfruttata per forzare il passo dell'unione economica. Il presidente della Commissione Romano Prodi ha poi ammesso quanto segue: "l'euro ci obbligherà ad introdurre una serie di nuovi strumenti di politica economica. È politicamente impossibile ora. Ma verrà il giorno in cui ci sarà una crisi, e saranno creati nuovi strumenti".

    Impareremo presto se questa scommessa avrà successo o si dimostrerà catastroficamente sbagliata.


    Ambrose Evans-Pritchard
    Fonte: www.telegraph.co.uk
     
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    Mah! se ne sentono di cose sul web, non e' detto che sia tutto oro colato! La Germania per esempio non se la sta passando poi tanto bene, questo Ambrose dove le prende le informazioni? Forse dal bollettino hitleriano d'ante guerra?
     
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28 replies since 12/12/2008, 22:06   767 views
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