5000 ton/anno di biomassa

che fare?

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  1. ASTERIA
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    Supponendo un PCI max di 10,5 MJ/kg (4 kWh/kg mi sembrano troppi), si può fare un ottimo e ben collaudato impianto da 280 kW, che per 7500 ore/anno produce 2.100.000 kWh/anno di energia elettrica.
    Questo tipo di impianto ha diritto alla tariffa fissa onnicomprensiva di 280 Euro/MWh, che corrisponde a 588.000 Euro/anno di reddito lordo. Al quale vanno detratti il costo della biomassa, le spese di manutenzione, di personale e le tasse.
    Il costo dell'impianto si aggira sul milione di Euro, escluse eventuali opere civili.
    Avendo a disposizione biomassa di scarto a basso costo, è un ottimo investimento.
    Cordialmente Asteria
     
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    10.5MJ/kg sono 2.9KWh/kg... effettivamente poche, visto che in giro si spazia da 3.5 a 5.5 KWh/kg per i diversi cippati di legno con diverse quantità di umidità. Come ho detto io ho preso una buona media non sapendo esattamente il PCI di queste ramaglie. Comunque, può anche essere che facciano così schifo. Nulla è precluso.
    Inoltre, mi pare di capire che questa "biomassa" non viene pagata affatto, anzi, pagano per smaltirla addirittura, quindi la convenienza c'è.
    Sul costo dell'impianto non sono molto d'accordo e ci sarebbe molto da dire su ciò che si può trovare in giro. Lasciami insistere, e se i miei calcoli non sono sbagliati che la potenza istallata deve essere intorno ai 500kW e non meno, altrimenti in un anno non riesci a smaltire 5000ton di combustibile. Considera il fatto che se usi le turbine ORC o rankine normali te ne occorrono due da far funzionare alternativamente e quindi di così piccola potenza non ne trovi in giro facilmente a meno che tu non cada sulle solite ciofeche acchiappagrulli. Se vai sulla pirogassificazione il numero di gruppi elettrogeni può essere di tre da usarsi alternativamente e/o in parallelo due a due. Non tutti sanno che i motori a scoppio si chiamano "a scoppio" perchè dopo 24 ore di funzionamento continuo sviluppando una potenza vicino alla massima "scoppiano"... :lol:
    In effetti, il problema è che in giro c'è pieno di rappresentanti commerciali che cercano di vendere impianti ad "ogni costo". Questo non vuol dire che ti sequestrano la famiglia per obbligarti a comprare il loro impianto ma che sono disposti a farti un impianto "ad ogni costo" lo vuoi da un milione di euro? Da cinquecentomila? Da centomila? Da 10 euro? Si fa, si fa... "Ho detto che si fa, mica ho detto che poi va"... :lol:
    Scherzi a parte, gli impianti "seri" di qualunque tipo costano, quelli "approssimativi" costano di più, perchè quelli seri poi funzionano, quelli "approssimativi" sono denaro gettato.
    Dicevo scherzi a parte, secondo me un buon impianto viene a costare mooolto di più, però, ciononostante, avendo la biomassa gratis può convenire lo stesso. ;)
     
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  3. francesco1966
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    la biomassa non è gratis, perchè le ramaglie (potature di vite) vanno raccolte con macchine apposite che fanno delle balle di tralci.
    Quindi si devono caricare e trasportare.
    Non è vero che si paga per smaltirle, basta fare come fanno tutti (compreso io) e con un trinciasarmenti si passa nel vigneto, finito la potatura e si macina tutto sul posto, così si mantiene la sostanza organica.
    Il loro utilizzo è valido solo se si ottiene energia vendibile e il loro rendimento è "interessante", per intenderci non sono come la "pollina"......a buon intenditor poche parole.
     
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    Certamente, ovviamente non sono come la pollina. Io non dicevo che non costa niente raccoglierle. Ma visto che comunque deve essere fatto raccoglierle e trasportarle o convertirle in sostanza organica sul posto ha un costo che equivale a quello di raccoglierle e portarle all'impianto di "gasificazione". In fondo non sono qualche quintale, sono 5000 tonnellate che se non ho sbagliato a fare i conti producono almeno quanto 5000 tonnellate di pollina o di altra biomassa di circa lo stesso contenuto calorico. Poco importa se questo di tre, quattro, o cinque kWh per chilogrammo.
    Resta da considerare un altro fatto. Se si trincia tutto, si consuma gasolio per il trattore ma si arricchisce il suolo. Se si brucia e si produce energia non solo si risparmia il gasolio per il trattore ma si riduce di qualche briciola la quantità di petrolio che bruciamo per produrre energia elettrica. Sempre di briciole stiamo parlando, anche se poi, una pagnotta di pane è composta da tantissime briciole.
     
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    Scusate se mi intrometto nella fervida discussione.
    Per verificare la congruita' di quanto finora scritto ci si dimentica sempre dei consumi cioe' della fileira completa per arrivare ad avere un prodotto, che sia energia o concime per il campo.
    Mi spiego meglio.
    All'origine c'erano 5000 ton/anno di ramaglie che vanno raccolte, caricate, eventualmente trinciate per poterne trasportare di piu', vanno quindi trasportate all'impianto che per quanto vicino comporta sempre un minimo di strada, quindi gasolio.
    Tutto cio' sono in genere costi nascosti che molti per faciloneria o semplicita' di calcoli non considerano e siccome stiamo parlando di sole 5000 ton annuali cioe' 34 ton al giorno significa che dobbiamo esser sicuri possano servire a produrre abbastanza energia per a,meno ripagare le spese di gestione senza guadagnar nulla o solo briciole.
    Leggendo un po' qui ed un po' la scopro che un impianto di gassificazione per funzionare a regime e produrre una decente quantita' di energia elettrica deve essere approviggionato con almeno 88ton/day.
    Questo renderebbe il progetto poco conveniente e allora i casi sono due:
    1) usate una bella caldaia come suggerito da Francesco all'inizio, bruciate tutto producete calore che serve a riscaldare gli ambienti, anche piu' di un appartamento/casa utilizzando un minimo di distribuzione termoisolando le condutture di distribuzione.
    2) trinciate il tutto e concimate il suolo.
     
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    In effetti, è così come dice Mets. Anche se, io torno ad insistere che se le ramaglie cel'hai lì che ti rompono i maroni, le devi trasportare da qualche parte comunque, o devi comunque bruciare gasolio per tritarle. 5000 tonnellate industrialmente sono una nullità, ma se uno non ha posto dove buttare il trinciato non può sotterrare viti, alberi, mogli e suocere sotto al monte di tritato. Questo è un altro problema.
    L'altro problema è quello che ho scritto io e che nessuno ha interpretato in modo corretto. Se si parla di incen... oops, di termovalorizzatori 5000 tonnellate annue sono effettivamente poche. Ma se si parla di impianti di pirogassificazione asserviti da motori a scoppio a gas a ciclo otto anche 100 tonnellate l'anno si "potrebbero" convertire in energia elettrica e anche termica. Si potrebbero se qualcuno facesse degli impianti da 100kW di potenza istallata convenienti. Nessuno credo che li faccia almeno non ancora, e chi millanta di farli vuol dire che ancora non li ha fatti e vuole finanziarsi per farsi la ricerca a spese altrui.
    Tra l'altro, nessuno dice che un impianto di gassificazione deve essere operativo 365 giorni all'anno. Potrebbe essere pensabile di accumulare le ramaglie sottoforma di cippato e far girare un impianto a potenza doppia per soli 6 mesi invernali vendendo il 60% dell'energia prodotta in calore ed il restante 15% di energia elettrica bruciando tutto in soli sei mesi. Eh? Non fa il 100%? Ovvio, il 25% dell'energia che manca viene dispersa per un motivo o per l'altro. ;)
    Comunque, tutto questo è fantascienza perchè ancora nessuno l'ha fatto, sono solo ipotesi ipotetiche ipotizzabili ipotizzanto l'ipotesi ipotetica stessa. :rolleyes:
     
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    In pratica un'utopia!

    Edited by MetS - 6/5/2011, 20:43
     
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    Proprio utopia, no, ma quasi si. Un'utopia diciamo al 75%... và... :unsure:

    Diciamo che 5000 tonnellate di legno non sono male. Se si spappola e ci si fa il concime e si sparge nei campi va bene finchè si hanno campi dove spargerlo. Quando si comincia a notare che la montagna comincia a crescere iniziano i problemi. Bruciare semplicemente la legna in una stufa non basta. Occorrono moooolte stufe. :unsure:
    Venderla come legna da ardere non se la compra nessuno, visto che sono ramaglie. Trasformarla in pellet non saprei, visto che anche quelli devono essere fatti con legna secondo un certo standard. Forse un bell'impiantone che di inverno rifornisce un paesino di riscaldamento in qualche modo con gli avanzi di energia termica prodotta da gruppi elettrogeni che in parte vendono ciò che si converte alla rete elettrica potrebbe andare, ma è un bel rischio visto che gli impianti sono sempre sperimentali e molto scazzerecci.
     
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  9. viky69
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    dai non è un'utopia.
    di impianti a biomassa in assetto cogenerativo ce n'è a decine funzionanti
     
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    Ah si? Dove? Chi li fa? Quanto costano?
    :zero19: :zero19: :zero19:
     
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    È vero, non è un'utopia. Da queste parti ce ne sono diversi e funzionano anche bene. Producono energia elettrica e calore da biomassa. Ma sono impianti grandi mangiaspazzatura. Intorno ai 4+4 MW di potenza istallata con combustori a letto fluido e turbine a vapore. Di impianti piccoli da 250-500kW non ne ho ancora nè visti nè sentito in giro che qualcuno li abbia mai visti. In tanti li hanno e ormai da tempo li producono e ne vendono cinque al giorno in tutto il mondo... però non ne hanno mai visto uno. :rolleyes:
    I venditori sono terribili.
    Un fattore che non abbiamo calcolato nelle spese è la gestione e la manutenzione di un impianto. Consideriamo che un agricoltore, un boscaiolo, o un comune cittadino, ma anche spesso ingegneri, laureati, periti, dottori ecc... non sono in grado di gestire un impianto di produzione di energia da biomassa tramite gassificazione da soli. Questi "conduttori" devono essere persone qualificate che non facciano secco l'impianto ogni due giorni di lavoro perchè sbagliano qualcosa anche se l'impianto è automatico e gli "Einstein" di quartiere non sono esclusi. Se un impianto deve funzionare 24h/24h una persona deve stare lì a controllarlo e quindi occorrono più di una persona o qualcuno che non dorme mai. Da considerare c'è anche il fattore automazione che per un impianto, anche se piccolo deve essere molto spinta e che questo tipo di automazione si trova già rararamente su impianti di taglia grande perchè costa, quindi, figuriamoci cosa ci mettono in un impiantino da 250kW. Poi, c'è da mettere in conto il fatto che ogni 8000 ore di funzionamento, un motore a combustione interna ha bisogno di una revisione completa. Perciò, servono tre motori che funzionano in alternanza uno alla volta o due in parallelo ed in ogni caso ogni 16 ore di funzionamento continuo gli occorrono almeno 8 ore di riposo. Perciò almeno una volta ogni 2 o tre anni uno o più motori sono da revisionare e/o sostituire a seconda dei casi. Quindi, queste sono spese da aggiungere all'ammortamento dell'impianto. Io continuo a credere che se uno ha qualcosa da bruciare intorno alle 5000 tonnellate un impianto tra produzione di energia elettrica e cogenerazione può... potrebbe convenire a patto che effettivamente l'impianto fosse veramente automatizzato e che fosse gestibile con solo una persona.
     
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  12. viky69
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    beh in Trentino e Val D'Aosta ci sono impianti funzionanti.
    parliamo ovviamente di combustione in caldaie, per lo più a griglia mobile, e turbina ciclo ORC in assetto cogenerativo.
    Non è un caso che sono in funzione in quelle regioni...in termini di disponibilità di biomassa e di richiesta di calorie.
    Per il resto non ne nascono altri, perchè il business è effettivamente poco redditizio.
     
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    CITAZIONE (viky69 @ 11/5/2011, 09:01) 
    beh in Trentino e Val D'Aosta ci sono impianti funzionanti.
    parliamo ovviamente di combustione in caldaie, per lo più a griglia mobile, e turbina ciclo ORC in assetto cogenerativo.
    Non è un caso che sono in funzione in quelle regioni...in termini di disponibilità di biomassa e di richiesta di calorie.
    Per il resto non ne nascono altri, perchè il business è effettivamente poco redditizio.

    Ovviamente.
    Forse conviene di più trasformare in combustibile per stufe a legna o a pellet quelle 5000 tonnellate di ramaglie e poi venderlo.
    Eticamente parlando, io lo userei come concime lasciando marcire la biomassa in terra. Sono d'accordo che la CO2 prodotta dalla combustione di legna proviene dall'atmosfera e non come negli idrocarburi che proviene da non si sa dove. Però ogni cosa che si brucia produce CO2. Quindi, se sotterriamo la biomassa il carbonio rimane nel terreno. Magari i microrganismi se lo mangiano in forma di zuccheri vari, e poi lo riliberano in forma di metano, petano ecc... rendendo vano il nostro tentativo.:lol:
    Comunque, effettivamente, credo che non sia facile fare un "marchingegno" capace di funzionare da solo, di produrre energia elettrica per impiego immediato e/o per rivenderla in rete oltre che produrre calore in modo conveniente da combustibili vegetali solidi, però, se pensiamo che una ventina di anni fa le stufe a pellet non si sapeva neppure da che parte dovessero arrivare. Oggi, una stufa a pellet può sostituire tranquillamente una caldaia a metano. Non saprei dire con quali vantaggi visto il costo dei pellet però i vantaggi rispetto ad una stufa a legna sono evidenti. A meno di non avere legna aggratis... :rolleyes:
     
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  14. francesco1966
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    Eppur si muove....
     
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    Ed il sole girò intorno alla terra... :lol:
     
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