Replying to ENERGIA TERMICA DAGLI OCEANI

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Last 10 Posts [ In reverse order ]

  1. Posted 2/10/2016, 22:22
    Signor Simonetti, ai suoi figli posso fare da nonno se vuole.
    Non solo prova pratica, deve anche poter essere ripetibile e con gli stessi risultati della prima prova per poter essere definita valida.
    Veda chi disse di aver inventato la fusione fredda. Il mondo scientifico tenta da oltre vent'anni di ripetere i risultati di Pons e il compagno di merende senza successo.

  2. Posted 12/9/2016, 11:05
    Buongiorno sig. MetS, dunque , prima di tutto la ringrazio per essersi interessato ed avermi risposto, poi cosa vuole che le dica, mi scuso con lei se rispondendole le sono sembrato poco chiaro ed arrogante ( ma era solo una battuta perchè ho pensato che lei possa avere l'età dei miei figli i quali tardano un bel pò prima di coricarsi). In sostanza, ho solo cercato di inviare questa mia idea sulla rete senza badare più di tanto alla forma. Ci saranno forse degli errori di ortografia nelle riflessioni , ma questo ha poca importanza. Voglio sperare invece ( ed è solo quello che mi sono riproposto) , che la mia idea un pò alla volta nel tempo possa essere utile a qualcuno senza pretendere altro. Sono d'accordo invece con lei quando dice che ogni idea o teoria per essere accettata deve essere dimostrata con una prova pratica.
    Tanta buona salute a lei e alla sua famiglia.
    Tiberio Simonetti
  3. Posted 11/9/2016, 20:40
    CITAZIONE (Tiberio Simonetti @ 3/5/2016, 09:46) 
    Tiberio Simonetti
    Buongiorno, saluto tutti gli utenti del blog, ed inserisco una mia relazione che parla di come possa essere possibile produrre energia usando come vettore energetico aria liquida avendo come apporto energetico solo energia termica a temperatura ambiente.

    Me lo sono riletto ma nonostante tutto il concetto e' poco fluido e molto dispersivo.

    CITAZIONE
    INTRODUZIONE AL PROGETTO DI UN IMPIANTO PER LA PRODUZIONE DI ENERGIA MECCANICA CHE HA COME APPORTO ENERGETICO SOLO ACQUA O ARIA A TEMPERATURA AMBIENTE (concessione brevetto UIBM N° 0001383773) -Omissis- Ora è vero che se scegliamo come fluido vettore l’acqua che ha una temperatura CRITICA di 374 ° C è necessario per forza usare carbone, mentre tutta questa energia potrebbe non essere necessaria se al posto dell’acqua venisse usata ARIA LIQUIDA.

    Per forza carbone no, hanno inventato anche l'energia nucleare che non produce inquinanti, non lo sapeva? E comunque come la produce l'Aria Liquida? Con l'energia elettrica e' persino evidente. Un impianto di criogenerazione, necessario per produrre appunto aria liquida ha costi energetici enormi. Mi domando dove sarebbe il risparmio, forse l'unico aspetto e' il petrolio che andrebbe abbandonato per produrre a 0 inquinanti l'energia elettrica con l'atomo ma, a questo punto non saprei che farmene dell'aria liquida.

    CITAZIONE
    Quest’ultima infatti ha TEMPERATURA CRITICA pari a 132,7 Kelvin ( circa 140 °C sottozero) -Omissis- In sostanza vengono prodotti 1 kw elettrico per ogni metro cubo di volume occupato.

    Vorrei ricordarle che tutto cio' che utilizza il nome del suo inventore viene indicato con la lettera maiuscola, e' dunque cosi' per Celsius, Kelvin, Volt, Joule, mi spiega perche' Mr. Watt lo scrive con la lettera minuscola? Le sta antipatico? Forse tutta questa eccelsa conoscenza che lei imputa a chi legge (in meno ovviamente) lei non la possiede. Il che mi fa pensare quanta arroganza c'e' nel suo scritto nonche' invenzione!

    CITAZIONE
    Il saldo energetico è nettamente a favore dell’azoto in tutta la zona soggetta ad espansione, e questo è quello che è stato poi dimostrato nell’idea brevettata. (brevetto concesso nell’anno 2010 n° 0001383773)

    Queste sono sue affermzioni, nemmeno Air Liquide che con l'aria liquida ha creato un enorme business ha mai pensato di utilizzarla per produrre energia, sono ritardati anche loro. ha Sara' ma io dal 2010 applicazioni della sua invenzione non ne ho viste neppure una, eppure dal 2010 ho costruito 3 centrali termiche e partecipato in parte alla progettazione di una nucleare. Nessuno mi ha accennato al suo brevetto, segno che, tutto sommato, nel mondo pratico la sua invenzione non ha nessuna applicazione.

    -Omissis-

    CITAZIONE
    ALCUNE RIFLESSIONI SULLE POMPE DI CALORE.
    Le pompe di calore ad esempio, assorbono 1 in energia elettrica e restituiscono 3,5 / 4 in energia termica con tutti gli attriti. Ora la mia domanda è questa : è possibile costruire un impianto (quindi una pompa di calore criogenica ) in cui i 4 kjoul di energia termica possano essere convertiti in 1,5/ 2 di energia elettrica, oppure esiste una legge particolare che vieta questa possibilità? No, a me non risulta.

    Invece di porsi quesiti astrusi si e' mai posto la domanda perche' nessuno costruisce impianti utllizzando pompe di calore?
    Perche' da una pompa di calore si puo' ottenere energia termica o comunque la trasformazione dell'energia elettrica, che va sempre fornita altrimenti la pdc non funziona, in altra energia, ma se ho l'altra energia a me che serve la PDC? Non certo per produrre energia.

    CITAZIONE
    RIFLESSIONI SUGLI IMPIANTI A VAPORE
    In un impianto a vapore l’acqua in partenza è liquida ed è intorno agli 80/ 90 °C.

    Dove l'ha letto? L'acqua che entra in circolo in un impianto termico e' a temperatura ambiente, ovvio che una volta che e' iniziato il ciclo essa non sara' piu' fredda ma a temperature ottimali e quindi intorno ai 120/130 gradi Celsius.
    CITAZIONE
    La pompa per liquidi che è posizionata nel punto più basso del condensatore di vapore aspira acqua e la invia nel generatore di vapore con una pressione un pò più alta della pressione massima sopportabile in turbina ( circa 245 bar e 520 °C). Ora il guadagno in turbina è di gran lunga più grande del lavoro effettuato dalla pompa dell’acqua proprio perchè questa spinge un liquido e non un gas e diversamente non sarebbe stato conveniente costruire l’intero impianto. Ora l’acqua per essere vaporizzata ha bisogno di molta energia e per essere considerata un gas deve addirittura superare i 374 °C ( 647 Kelvin) richiedendo nel generatore di vapore una combustione ed emissione di CO2 in atmosfera.

    Vorrei ricordarle che in un impianto termico, sia esso a carbone o olio combustibile o nucleare, la pompa che lei chiama "dell'acqua" in effetti non spinge acqua ma acqua surriscaldata, uesto perche' un raffreddamento eccessivo ridurrebbe la potenzialita' stessa dell'impianto. Le centrali moderne dette Supercritical viaggiano con temperature che superano i 350 gradi Celsius. In un impianto nucleare non vengono prodotte emissioni di CO2.

    CITAZIONE
    E’ anche vero che ci sono altri fluidi la cui tensione di vapore è molto più bassa dell’H2O, come ad esempio l’ammoniaca e la stessa CO2.
    Tiberio Simonetti

    Mio padre diceva che a parole sono bravi tutti, poi bisogna dimostrarlo.
    Sono andato a cercare i suoi brevetti, sono tutti basati su calcoli teorici e nessuno sulla pratica. Lei ha brevettato un sistema che forse funziona, o forse no. E' per questo che scrive qui, perche' finora nessuno l'ha ascoltata, un forum magari le potrebbe dare la spinta necessaria per essere ascoltato?
  4. Posted 25/5/2016, 08:19
    Buongiorno, vede, è già tanto che lei sia arrivato a metà lettura, il sonno, comunque potrebbe dipendere un pò da che ora si va a dormire la sera prima ed un pò anche dalla preparazione specifica che si ha in materia.
    Un super riassunto potrebbe essere descritto in questo modo : Esistono da molti anni pompe di calore che assorbono energia termica ambiente, ( dall'acqua o dall'aria a circa 7 / 8 °C), la accumulano, e poi scaricano la stessa in un ambiente chiuso a circa 40 / 45 °C per essere usata come energia termica per il riscaldamento domestico. Il progetto che ho descritto è in sostanza una doppia pompa di calore che riesce a trasformare il calore prelevato a temperatura ambiente in energia di pressione, ottenuta da un gas criogenico ( aria liquida ) riscaldato appunto attraverso l'energia termica accumulata. L'espansione del gas (aria) e l'energia meccanica ottenuta attraverso questa espansione è maggiore dell'energia meccanica negativa necessaria alla riliquefazione del fluido aria.
    Grazie per il suo interessamento e buona giornata.
    Tiberio Simonetti
  5. Posted 24/5/2016, 22:38
    Interessante, forse un sunto sarebbe utile... mi sono addormentato a meta'! :)
  6. Posted 3/5/2016, 08:46
    Tiberio Simonetti
    Buongiorno, saluto tutti gli utenti del blog, ed inserisco una mia relazione che parla di come possa essere possibile produrre energia usando come vettore energetico aria liquida avendo come apporto energetico solo energia termica a temperatura ambiente.

    INTRODUZIONE AL PROGETTO DI UN IMPIANTO PER LA PRODUZIONE DI ENERGIA MECCANICA CHE HA COME APPORTO ENERGETICO SOLO ACQUA O ARIA A TEMPERATURA AMBIENTE (concessione brevetto UIBM N° 0001383773) Si vuole prima di tutto evidenziare le potenzialità del fluido acqua a temperatura ambiente. Ad esempio, è possibile considerare una temperatura media annua intorno ai 20 °C se il liquido riempie una vasca munita di opportuni assorbitori montati verso l’esterno.Ora un kg d’acqua a 20 °C può cedere all’impianto (il sistema ha all’interno come fluido vettore aria liquida a 130 Kelvin) 15 Kcalorie, (diminuzione di temperatura da 20 a 5 ° C ) che corrispondono grosso modo a 63 KJoul / sec, ed è come se un impianto Solare termodinamico concentrasse la bellezza di 63 specchi di 1,2 metri quadrati ognuno (per un totale di 63 kw) su un volume di 1 dm cubo, sapendo che il Sole irradia 1000 w / sec su un metro quadrato di superficie. In questo modo il ricevitore montato nella zona del fuoco parabolico fonderebbe nel giro di pochi secondi. La nostra mente, purtroppo,abituata allo studio ed al funzionamento degli impianti a carbone, gas o petrolio mal interpreta un’idea che basa la sua teoria sull’uso dell’energia prodotta assorbendo energia termica ambiente. Vorrei fare un paragone adesso, tra un impianto a vapore ed un impianto ad aria liquida. Nel vapore il fluido vettore è appunto l’acqua che deve essere prima vaporizzata e poi surriscaldata ad una temperatura almeno di 400 ° C per renderla simile ad un gas. Per poter operare in questo modo sono necessari alti valori energetici prelevandoli dal carbone. Ora è vero che se scegliamo come fluido vettore l’acqua che ha una temperatura CRITICA di 374 ° C è necessario per forza usare carbone, mentre tutta questa energia potrebbe non essere necessaria se al posto dell’acqua venisse usata ARIA LIQUIDA. Quest’ultima infatti ha TEMPERATURA CRITICA pari a 132,7 Kelvin ( circa 140 °C sottozero) ed una eventuale passaggio di stato da liquido a gas potrebbe essere effettuato usando solo esclusivamente energia termica ambiente (estraendola in questo caso dall’acqua o se si vuole anche dall’aria esterna).Il superamento della temperatura critica, renderebbe il fluido incomprimibile se racchiuso in uno spazio molto ristretto, (spazio precedentemente occupato allo stato liquido) sviluppando pressioni tali da rompere il contenitore metallico in cui è racchiuso, comportandosi come una bomba ad orologeria. L’esempio adesso descritto è del tutto simile ad un impianto Solare termodinamico ad alta concentrazione in cui l’energia radiante converge su un punto e cede energia al fluido all’interno del concentratore. Ma anche l’acqua (che ha assorbito energia dal Sole) cede energia al fluido criogenico, mettendolo in condizioni di sviluppare energia di pressione per centinaia di atmosfere. Tornando allora all’acqua contenuta nella vasca è intuibile che la cessione di 15 kcal /sec ad un gas criogenico liquido, è una potenza rilevante se proporzionata al volume in cui è contenuta (volume di 1 kg di aria liquida = 1,14 dm cubi). Se poi, il ricevitore criogenico (che assorbe energia scambiando con l’acqua esterna) dell’impianto è a 143 °C sottozero e la cui temperatura critica vale ad esempio 132,7 Kelvin, possiamo programmare lo sviluppo di una pressione intorno alle 60 – 300 Atm ( ma se si vuole se ne possono ottenere anche 600 senza alcuna spesa energetica, infatti lo sviluppo della pressione ad inizio ciclo viene decisa in base al volume che il fluido occupa nello stato liquido quando ha già superato la barriera della valvola di non-ritorno) ed una espansione isobara, isotermica durante (a 293 Kelvin), ed infine adiabatica, con produzione di lavoro positivo (con energia assorbita dall’ambiente) superiore di ben 3 volte a tutta l’energia negativa necessaria affinchè il fluido vettore torni di nuovo allo stato liquido. Il progetto rispetta ampiamente il II° principio termodinamico in quanto ha un generatore di energia a temperatura ambiente ed un pozzo a circa 153° C sottozero perfettamente isolato in autosostenimento . Il gas infatti all’interno del pozzo assorbe prima l’energia di liquefazione (entalpia residua + energia ed attriti della compressione isotermica, come in un normale condensatore di vapore nelle centrali a vapore) essendo questo ad una temperatura iniziale di 120 Kelvin, e poi restituisce la quantità di calore all’aria, quando questa, essendo di nuovo entrata nel settore di inizio espansione, ha bisogno di energia per espandere ( sistema ad autosostenimento). Il gas per fare questo, effettua prima una compressione adiabatica-isotermica fino ad una temperatura di 150 Kelvin CEDENDO UNA PARTE DELL’ENERGIA DI COMPRESSIONE ALL’ARIA LIQUIDA ed essendo questa ancora a 130 Kelvin (quindi più fredda rispetto al gas) riprenderà tutto il calore ceduto nella liquefazione (sbalzo di temperatura tra i 150 K del gas ed i 130 K dell’aria ). Il gas poi alla fine, effettuerà un’espansione adiabatica (espansione su una turbina adiabatica creando lavoro positivo e quindi un ulteriore raffreddamento del fluido) , restituendo parte dell’energia usata per la sua compressione, e terminerà con una temperatura di 2 / 3 Kelvin inferiore alla temperatura di partenza. E’ sempre e solo una questione di ENERGIA RADIANTE IN TRANSITO. Se batte sulla sabbia del deserto è reirradiata quasi istantaneamente, se batte su un impianto fotovoltaico si trasforma subito in energia elettrica, mentre se batte sull’acqua può essere trasformata prima in energia di pressione e poi in energia meccanica con il movimento di una turbina ( l’acqua dovrà recuperare energia termica tornando in ambiente). Il conto energetico andrà alla pari, quando l’energia fotovoltaica o quella meccanica si saranno trasformate di nuovo in energia termica ambiente che verrà espulsa verso gli strati più alti della nostra atmosfera. Le macchine elettriche, alimentate dall’impianto, non faranno altro che cedere energia in ambiente al posto dell’acqua. Per dare una proporzione tra potenza sviluppata e volume occupato è possibile fare un calcolo di massima : una stanza lunga 10 metri, alta 2 e larga 5 (ossia 100 metri cubi) può contenere un impianto da 100 kw / ora elettrici. In sostanza vengono prodotti 1 kw elettrico per ogni metro cubo di volume occupato.

    Torno ancora a fare alcune considerazioni in generale sui concetti del II° Principio. Quì non vengono messi in discussione minimamente
    le fondamenta sulle quali tali principi si basano (ci mancherebbe altro). In sostanza l’energia radiante che continuamente batte sulla zona esposta , immagazzina energia termica che viene dissipata nel momento in cui la stessa zona entra in ombra nel periodo notturno. Si è in presenza quindi, di energia costantemente in transito nel periodo giorno-notte. Nel merito , il liquido acqua trasforma in energia termica l’energia radiante durante il giorno e la elimina durante la notte. L’impianto allora non fa altro che accelerare la velocità con cui avviene questo processo, e anzichè impiegare circa 12 ore sottrae all’acqua, in 1 secondo I 15 °C ( 20 K amb – 5 K finali )che invece se ne sarebbero andati in ogni caso verso gli strati più alti della nostra atmosfera. Lo sbalzo di temperatura all’interno dell’impianto non ha come valore finale la T ambiente, ma il valore che il deposito criogenico (imp. interno) ha e che è costantemente a circa -180 °C. Questo deposito non va mai in saturazione (ossia il pozzo non si riempie mai) perchè l’azoto nel momento della risalita (cambio di stato liquido-gas) ha bisogno di energia termica per superare lo stallo in cui si trova. Ecco che allora arriva in aiuto il circuito interno il cui fluido dopo aver assorbito energia di liquefazione dall’azoto ( perchè molto più freddo dell’azoto stesso)subisce una compressione in modo tale (aumento della temperatura a circa 20 K sopra la T dell’azoto , ossia a circa 150 K ) che esso possa scaricare tutta l’energia di liquefazione (compreso gli attriti) verso L’azoto , facendogli superare il punto critico. Il fluido frigorifero, scaricata la “zavorra”, ed essendo stato compresso ISOTERMICAMENTE ( per la presenza dell’azoto che continuamente assorbe energia termica nello scambio) espanderà di nuovo restituendo energia meccanica POSITIVA , con una T finale di qualche Kelvin più bassa rispetto al punto di inizio ciclo. Il saldo energetico è nettamente a favore dell’azoto in tutta la zona soggetta ad espansione, e questo è quello che è stato poi dimostrato nell’idea brevettata. (brevetto concesso nell’anno 2010 n° 0001383773)

    Per poter comprendere l’idea, non è necessaria una preparazione particolare, ma una predisposizione mentale ad accettare il fatto che sia possibile produrre lavoro anche quando in un impianto ci sia, ad esempio, uno sbalzo di temperatura tra ambiente e zero assoluto e che provochi come conseguenza (con i due fluidi ) anche uno sbalzo di pressione. Ora per definizione si sa che un dispositivo è in grado di produrre lavoro quando ha un accumulo in energia termica, ed uno sbalzo tale, in cui una certa quantità di calore possa fluire da un punto più in alto verso un punto a più bassa temperatura. Ora, non è detto che il punto finale debba essere necessariamente un valore a temperatura ambiente (20 °C), ma potrebbe essere una temperatura finale ben al di sotto degli 0°C. Nel merito uno sbalzo tra temp. ambiente e temp. aria liquida (non è una piccola diff. di temp. ma una diff di circa – 180 °C) è più che sufficiente per ottenere un ciclo positivo tale che permetta la costruzione di un impianto per estrarre energia termica ambiente e trasformarla in energia di pressione e qundi in energia meccanica. L’impianto , in sostanza ha 2 circuiti, uno interno in bassa pressione (1-2 bar sempre sotto forma gi gas) che cicla continuamente dal serbatoio di liquefazione a quello di vaporizzazione, ed un altro in alta pressione ( 10 – 45 – 60 bar max) che occupa lo stato liquido-vapore-gas in espansione, e poi lo stato gas-vapore-liquido nel serbatoio di liquefazione. Quando il fluido esterno (aria) inizia il raffreddamento (espansione adiabatica con cessione di energia meccanica positiva)l’aria in pressione a circa 260 Kelvin viene raffreddata dal fluido del circuito interno fino ad una temperatura tale ( 100 K ) che la metta in condizioni di farla liquefare.

    Descrizione delle fasi più importanti :

    L’impianto ha 2 circuiti : quello esterno a media-alta pressione che ha il compito di produrre energia positiva mentre quello interno (il circuito frigorifero) è sempre in bassa pressione ( 1 / 2 bar) ed è nello stato perfetto (sempre sotto forma di gas tra i 90 e 100 Kelvin.

    Il circuito esterno varia la sua pressione tra 10 e 60 bar , mentre la sua temperatura varia tra 100 e 300 Kelvin ( non più di 300 K altrimenti l’impianto interno (ossia quello frigorifero) che ha il compito di assorbire entalpia di liquefazione dal fluido esterno non riuscirebbe a liquefare l’azoto (fluido esterno) in liquefazione.

    L’impianto frigorifero assorbe energia negativa mentre quello esterno produce energia positiva.

    L’energia positiva è data da un’espansione isobara all’inizio, ossia quando il fluido azoto è nella fase di vapore ( 130-175 Kelvin e 60 bar= cost), da un’espansione adiabatica-isotermica ( 175-300 Kelvin e 60-15 bar), ed infine un’espansione tutta adiabatica (15-10 bar 300-260 Kelvin)

    Per l’impianto esterno si presume un deposito di aria o azoto liquido (pozzo criogenico in autostenimento). Il fluido liquido esce dal pozzo spinto da una pompa per liquidi. la pressione di spinta vale 60 bar ma il suo lavoro è molto piccolo perchè appunto è liquido. Quando il fluido ha superato la valvola di non ritorno è costretto a superare la temperatura critica (cambio di stato) ed a iniziare la fase espansiva.

    L’impianto frigorifero assorbe un lavoro negativo molto piccolo rispetto a quello positivo perchè nella zona antecedente la liquefazione le forze attrattive (energia potenziale) avvantaggiano fortemente la ricombinazione delle molecole.

    Il fluido dell’impianto frigorifero allora prende-assorbe tutti gli attriti, più l’entalpia di liquefazione (zavorra) dell’azoto e se li porta via. L’azoto (o l’aria) in quelle condizioni liquefa e si deposita nel pozzo criogenico pronto a reiniziare il ciclo.

    Il fluido dell’impianto frigorifero deve subito dopo scaricare la “zavorra” assorbita un attimo prima ed essere di nuovo pronto per il ciclo successivo.

    Appena l’azoto , come detto prima , supera la valvola di non ritorno
    ( inizio ciclo espansione con azoto ancora liquido) incontra il fluido dell’impianto frigorifero che gli restituisce la “zavorra” che prima gli aveva tolto ( e questo è il sistema del pozzo criogenico ad autosostenimento ).

    ALCUNE RIFLESSIONI SULLE POMPE DI CALORE.
    Le pompe di calore ad esempio, assorbono 1 in energia elettrica e restituiscono 3,5 / 4 in energia termica con tutti gli attriti. Ora la mia domanda è questa : è possibile costruire un impianto (quindi una pompa di calore criogenica ) in cui i 4 kjoul di energia termica possano essere convertiti in 1,5/ 2 di energia elettrica, oppure esiste una legge particolare che vieta questa possibilità? No, a me non risulta. Affinchè il dispositivo funzioni è necessario che ci sia uno sbalzo di temperatura e di pressione affinche possa essere prodotto lavoro utile e non è necessario che il valore massimo di temperatura sia per forza sopra gli ZERO °C, MA CHE SIA UN VALORE DI TEMPERATURA SOPRA LO ZERO ASSOLUTO . Ora il punto è dimostrare, se il deposito criogenico in cui il fluido termina il suo ciclo, si autosostiene oppure no. Il deposito criogenico altro non è che un circuito ( circuito chiuso come d’altronde lo è anche l’altro, ossia quello che assorbe energia dall’acqua a 8 /10 ° C in alta pressione interno all’impianto principale ) in cui vengono scaricate le energie di liquefazione ( entalpia di liquf.) ed attriti contenute dal fluido (azoto) in uscita dopo l’ultima espansione adiabatica. Ora si è dimostrato ( concessione uff. brevetti UIBM n° 0001383773) che l’energia necessaria alla liquefazione è minore di quella guadagnata nell’espansione. L’impianto in sostanza ha 2 circuiti ( sempre con azoto ), quello in bassa pressione (sempre sottoforma di gas allo stato perfetto e la cui temperatura è la più bassa dell’intero impianto ) che assorbe l’energia termica di scarto dal circuito principale e l’altro circuito (sempre chiuso a più alta temperatura) che cede l’entalpia di liquefazione e gli attriti all’altro. Una volta liquefatto il fluido (azoto) può essere compresso da una pompa per liquidi e spinto nel circuito di vaporizzazione. Il lavoro negativo assorbito dalla pompa è molto più piccolo dell’intero guadagno positivo ottenuto proprio perchè spinge un liquido e non un gas ( stesso sistema già utilizzato da molti anni negli impianti a vapore ). Adesso la “zavorra” ( scarto di liquefazione) che è sulle spalle del circuito interno deve essere RESTITUITA al circuito esterno affinchè lo stesso ( ossia il circuito interno ) si autosostenga. Il sistema (brevettato) è quello di ricomprimenre ( ma non di molto , solo il necessario affinchè la temperatura di compressione superi di circa 20 Kelvin la temperatura dell’altra condotta ( impianto esterno) in modo tale che i 20 k si scarichino continuamente sul fluido liquido facendolo ritornare nello stato di gas. Ora l’espansione che ne consegue porta con se ( già prima del ritorno nello stato di gas) una pressione di circa 60 bar ( provenienti dalla pompa per liquidi) utili per l’espansione a temperature ambiente. Adesso il ritorno verso il PUNTO CRITICO ( circa 133 k per l’aria e l’azoto) creerà, una situazione di stasi del gas ad inizio espansione fin quando lo stesso non avrà riassorbito l’intera ENERGIA POTENZIALE che gli compete ( L’energia potenziale è da non confondere con l’entalpia di liquefazione, dipende dalla pressione di inizio evaporazione e varia appunto con la temperatura e con la pressione volute nell’impianto). LA SOMMA DELL’ENERGIA POTENZIALE E QUELLA DOVUTA ALL’ESPANSIONE DEL FLUIDO METTERANNO IN CONDIZIONI L’IMPIANTO INTERNO DI COMPRIMERE IL SUO FLUIDO (a circa 1,6 / 1,7 bar) CON UNA ISOTERMICA QUINDI CON T = COST IN QUANTO TUTTA L’ENERGIA VERRA’ ASSORBITA DALL’ALTRO FLUIDO IN ESPANSIONE. Tutto questo sarà necessario al fluido interno ( che guadagna in pressione ma non in temperatura) per espandere, restituire una parte di energia negativa assorbita nella compressione e finire la sua espansione con 1 / 2 Kelvin in meno rispetto al valore che aveva ad inizio ciclo. ( e questa è la condizione per autosostenersi).

    RIFLESSIONI SUGLI IMPIANTI A VAPORE
    In un impianto a vapore l’acqua in partenza è liquida ed è intorno agli 80/ 90 °C. La pompa per liquidi che è posizionata nel punto più basso del condensatore di vapore aspira acqua e la invia nel generatore di vapore con una pressione un pò più alta della pressione massima sopportabile in turbina ( circa 245 bar e 520 °C). Ora il guadagno in turbina è di gran lunga più grande del lavoro effettuato dalla pompa dell’acqua proprio perchè questa spinge un liquido e non un gas e diversamente non sarebbe stato conveniente costruire l’intero impianto. Ora l’acqua per essere vaporizzata ha bisogno di molta energia e per essere considerata un gas deve addirittura superare i 374 °C ( 647 Kelvin) richiedendo nel generatore di vapore una combustione ed emissione di CO2 in atmosfera. E’ anche vero che ci sono altri fluidi la cui tensione di vapore è molto più bassa dell’H2O, come ad esempio l’ammoniaca e la stessa CO2. La vaporizzazione allora di alcuni fluidi richiede energia minore rispetto alla H2O , e la stessa cosa vale nel caso della gassificazione. Estendendo questo ragionamento verso fluidi che volatilizzano a pressione ordinaria ( 1 bar ) e temperature sempre più basse ( ben al di sotto degli 0°C) è intuibile che ci sia bisogno sempre di meno energia generata da una combustione (o comunque una concentrazione energetica superiore alla temperatura ambiente) per gassificare il fluido vettore. L’aria ad esempio (meglio però l’azoto) ha una temperatura critica di circa 132,7 Kelvin ( circa -170 °C) ed è ancora liquida se la sua pressione vale 38 bar. Adesso io sostengo che è possibile dimostrare (come in effetti ho fatto) la funzionalità e fattibilità di un impianto in cui sia possibile assorbire energia termica esterna a temperatura ambiente e trasformarla in energia di pressione poi in energia meccanica e quindi in elettrica. Il sistema in sostanza, (ricollegandomi all’esempio fatto all’inizio) è del tutto simile ad un impianto a vapore (in cui ci sono naturalmente perdite meccaniche e dispersive ) dove una pompa meccanica assorbe energia dall’esterno ( e quindi negativa), dove gli attriti e le perdite di portata diminuiscono il guadagno netto ma che è comunque ben superiore ai costi necessari alla riliquefazione del fluido aria.
    Saluti
    Tiberio Simonetti
  7. Posted 27/2/2008, 15:31
    L'oceano racchiude grandi quantità di energia. I surfisti testimoniano la potenza delle onde, e i marinai più temprati rispettano l'immensa forza delle correnti e delle maree. Gran parte di questa energia proviene, tutto sommato, dai corpi celesti, il sole e la luna. I raggi del sole riscaldano l'occeano e danno origine ai venti che sollevano le onde. L'attrazione della luna interagisce con quella della terra producendo cicli di maree regolari e prevedibili. L'attrazione gravitazionale del sole ha un piccolo effetto sulle maree, ma l'azione combinata dei due corpi celesti può portare a maree davvero grosse.

    E' ovvio per tutti che, se gli oceani ricevono luce solare per quindici ore al giorno, essi vengono riscaldati da questo processo. In un certo senso, questo calore è realmente energia solare. L'oceano è un eccellente trappola per questa energia. Uno tra i vantaggi principali è che l'oceano si raffredda lentamente e quindi l'energia può essere estratta anche durante la notte. Questo non è ovviamente possibile con le tecnologie solari tradizionali. Per funzionare in modo efficiente, la conversione di energia da un fluido (acqua, nel nostro caso) richiede una risorsa di acqua calda e fredda. Nelle regioni tropicali e subtropicali c'è una grande differenza di temperatura tra la superficie dell'oceano e le acque più profonde. Questo rende queste regioni molto interessanti per la collocazione di attività di estrazione di energia termica dall'oceano.

    Come si converte questa energia?
    Fondamentalmente, vengono pompate nell'impianto l'acqua calda proveniente dalla superficie dell'oceano e l'acqua fredda dalle profondità oceaniche. Questa sorgente di acqua calda e fredda aziona una macchina termica (una macchina cioè che è azionata dal flusso di energia da un corpo caldo a uno freddo). Il diagramma qui sotto spiega, in linee generali, cosa accade:


    Schema di funzionamento di un impianto oceanico ad energia termica

    Ci sono due modi di ottenere il funzionamento dell'impianto, in un ciclo aperto o in un ciclo chiuso.

    Ciclo aperto
    Questo ciclo è molto simile a quello usato per l'acqua calda in un impianto di energia geotermica. L'acqua calda è inviata a un flashboiler (una caldaia) che produce vapore acqueo. Il vapore aziona una turbina che fa girare un generatore. La cosa interessante è che quando l'acqua bolle nella caldaia lascia sul fondo il sale. Quando il vapore si è condensato (dopo essere stato raffreddato per mezzo dell'acqua fredda), otteniamo così acqua dolce. Questo significa che, come sottoprodotti di questo processo, abbiamo sale e acqua dolce.

    Ciclo chiuso
    In termini reali questo significa che un impianto oceanico ad energia termica funziona in modo simile a un impianto geotermico che usi acqua sporca. Qui l'acqua calda è utilizzata per far evaporare una sostanza che bolle facilmente (ad esempio l'ammoniaca). Il gas prodotto aziona una turbina che a sua volta fa muovere un generatore. L'acqua fredda è utilizzata per raffreddare l'ammoniaca finché ritorni liquida (cioè condensi). Questo restituisce ammoniaca alla fase iniziale del ciclo e spinge il vapore attraverso la turbina (quando l'ammoniaca condensa si crea un vuoto) rendendo il ciclo più efficiente.

    Qual è il futuro?
    L'oceano assorbe un quarto dell'energia solare che raggiunge la Terra. Questo rappresenta una risorsa energetica molto superiore all'attuale domanda. Ci sono tuttavia alcuni problemi:
    La bassa temperatura della risorsa fa sì che l'efficienza del ciclo sia molto bassa (intorno al 3%).
    La quantità di acqua richiesta è enorme, dell'ordine di 500 tonnellate di acqua calda e fredda per una centrale da 100 megawatt.
    Gli impianti sono quindi molto grossi
    Questo li rende molto costosi
    L'effetto sull'ambiente del flusso di simili masse d'acqua non è noto.
    Questo significa che questi impianti vanno utilizzati solo quando il ricorso ad altre fonti di energia è impraticabile o quando sono richiesti i sottoprodotti.

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