catastrofismo zoogenico

« Older   Newer »
 
  Share  
.
  1. claudiocosta
        Like  
     
    .

    User deleted


    Tutti questi giornalisti o falsi esperti, fanno lo stesso clamoroso errore cioè non distinguono le emissioni aggiuntive come quelle dei carburanti fossili con le emissioni zoogeniche o da respirazione umana che sono invece in equilibrio con le emissioni captate dalle piante. Non alterano in alcun modo le percentuali in atmosfera.
     
    .
  2. claudiocosta
        Like  
     
    .

    User deleted


    http://www.corriere.it/scienze_e_tecnologi...44f02aabc.shtml

    L'articolo dice delle cose profondamente sbagliate, facendo il solito errore clamoroso di considerare le emissioni zoogeniche di respirazione e fermentazione reflui, come perturbazioni aggiuntive, simili a quelle dei carburanti fossili, (trasporti nell'esempio)
    Ma le emissioni zoogeniche non alterano la concentrazione atmosferica perchè sono esattamente uguali al captato dai vegetali da cui derivano. Vale lo stesso per le emissioni da respirazione e fermentazione reflui umani, ma quelle non le considera nessuno, i depuratori urbani sono aerobici e nessuno dice nulla, gli allevatori invece li hanno costretti ad abbattere le emissioni.

    Mi piacerebe leggere questo fantomatico rapporto Fao anche perchè nell'articolo che ho commentato, Rifkin si lamenta prorpio perchè la FAO non indica la zootecnia come causa dei cambiamenti climatici.
    Non conosco Gaudioso dell'ispra ma mi ha proprio dato l'idea di parlare di cose che non conosce affatto. Il biogas crea ulteriori problemi nella normativa nitrati e l'Italia è molto, ma molto lontana dal rispettare la normativa recepita in modo diverso a livello regionale.

    Edited by claudiocosta - 10/2/2009, 23:06
     
    .
  3. claudiocosta
        Like  
     
    .

    User deleted


    A proposito di catastrofismo zoogenico ieri su radiodue a caterpillar (sono un fan, andai anche ad un cateraduno) è intervenuta una rappresentante della LAV nell’ambito dell’iniziativa meritoria “M’illumino di meno” per sensibilizzare al risparmio energetico. Il più grande giacimento di petrolio che può trovare l’Italia non è in Kazakistan, ma qua da noi: è il risparmio energetico!
    La LAV lega antivivisezione aderisce a “M’illumino di meno” e propone una cena vegana. Mentre il dott. Solibello affermava che l’alimentazione vegana richiede meno energia rispetto all’alimentazione con proteine animali (vero, ma non in tutti i casi, come vedremo in seguito) la lavina affermava, sbagliando clamorosamente, che la zootecnia è responsabile di enormi emissioni di CO2.
    Ricordo che la LAV a noi allevatori ci chiama assassini , che anni fa tappezzarono i muri d’Italia con dei manifesti con la foto di un vitello e con la scritta: non mangiate questa carne perché viene da animali anemici. Confondendo platealmente il tipo di miosina che dà il colore alla carne di vitello, (che non è alimentato a latte, altro mito da sfatare) con una patologia come l’anemia, che è una carenza di emoglobina, ferro, globuli rossi ecc. Ovviamente ci fu una causa: furono condannati e costretti al risarcimento.
    Per coerenza i lavini negli ospedali andrebbero curati solo con tecniche chirurgiche e con i farmaci sviluppati senza vivisezione , ad es. operati senza anestesia, o in caso di tumore curati senza chemioterapici, ma con le spezie della Ducros, o con la propoli, che in vitro inibisce le linee tumorali, ma che in vivo non serve a nulla.
    Ricordo che la dieta vegana è considerata malnutrizione e addirittura maltrattamento nei primi anni di vita. ( ci sono già delle sentenze a riguardo)
    Mi sorprende molto che Valzania, presente ieri, abbia permesso alla LAV di farsi pubblicità aderendo a “M’illumino di meno”

    Ma torniamo al risparmio energetico della dieta vegana. Il confronto va fatto correttamente quindi considerando che degli animali non si butta nulla, non si mangia solo la carne, (vedi lampredotto) nel caso del suino tutto, tranne le setole. Nel confronto della terra coltivata nel caso delle due diete bisogna:

    - distinguere l’allevamento intensivo da quello estensivo che sfrutta terre marginali dove ci cresce solo l’erba ( massiccio francese, piana ungher,e pampa argentina ecc)

    - tener presente che il 20-40% delle razioni zootecniche è costituito da sottoprodotti, che altrimenti sarebbero rifiuti. A proposito di questo sempre a caterpillar considerano il biodiesel derivato dagli olii alimentari esausti (ad es olii di frittura) il recupero di un rifiuto. Questi olii non sono mai stati un rifiuto ma sono una componente fondamentale della mangimistica zootecnica, in alternativa la grassatura dei mangimi dovrebbe essere fatta con olii vergini, andando a competere direttamente con l’alimentazione umana.

    - Bisogna considerare che l’uomo non digerisce i vegetali, ma zuccheri, amidi e proteine animali, mentre le proteine vegetali crude sono poco digeribili o tossiche, nel caso della soya.

    - Nel confronto comunque le proteine vegetali cotte hanno un valore biologico e di digeribilità, più basso rispetto alle proteine animali, per avere l’equipollenza con le animali le vegetali vanno moltiplicate per 1,6.

    - Nel confronto conta molto anche l’appetibilità perché certamente la soya è proteica ma chi si mangia il fagiolo di soya, che fa schifo? Il confronto corretto va fatto con legumi dall’appetibilità equipollente a quella delle proteine animali. Mentre per fare 1 kilo di tofu servono più di 2 kili di soya in ss per 1 kilo di setani 10 kili di grano.

    Detto questo, il risparmio energetico di una dieta vegana rispetto a quella con proteine animali, nel caso sia:

    - equipollente in proteine è minimo (per suino e pollo) addirittura è sconveniente nel caso di piselli surgelati o legumi in scatola rispetto alla carne (pollo, suino) fresca, locale. C’è un vantaggio nel caso di bovini da allevamento intensivo.

    - Equivalente in calorie quindi a base di tuberi cereali e legumi è sicuramente un vantaggio energetico, ma si assumono meno proteine.

    - A base di verdure invece non sarà mai equivalente rispetto alla dieta con proteine animali, si tratta di assumere meno proteine e meno calorie, e comunque non sempre è un vantaggio energetico. Ad es non lo è nel caso di:

    - verdure surgelate,

    - o fuori stagione provenienti dall’australe,

    - o fuori stagione provenienti dalle serre termoriscaldate,

    - o nel caso di verdurine lavate e imbustate che costano fino a 18 e/kg 3-4 volte più della carne fresca locale.

    Edited by claudiocosta - 16/5/2009, 13:45
     
    .
  4. claudiocosta
        Like  
     
    .

    User deleted


    Secondo Ecoblog le uova che mangiamo sono prodotte da galline malate e dopate

    http://www.ecoblog.it/post/7796/galline-in...ted#add_comment

    Ho risposto a tono nei commenti, ma dovrebbero intervenire le associazioni allevatori.
     
    .
  5. claudiocosta
        Like  
     
    .

    User deleted


    Finalmente un po di chiarezza su ASPO ITALIA riguardo alle emissioni zoogeniche

    https://www.blogger.com/comment.g?blogID=3...59924727&page=1
     
    .
  6. francesco1966
        Like  
     
    .

    User deleted


    Zootecnia: gas serra in diminuzione
    L'Ispra ha pubblicato l'inventario nazionale delle emissioni in agricoltura

    L'Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale (Ispra) ha pubblicato l'Inventario nazionale delle emissioni in agricoltura.
    Il rapporto riporta le statistiche e descrive la metodologia di stima delle emissioni a livello nazionale ed i fattori di emissione per le diverse attività emissive.
    Secondo le rilevazioni del Servizio monitoraggio e prevenzione degli impatti sull'atmosfera la zootecnia responsabile delle emissioni di gas serra con valori in costante discesa dal 1990 fino al 2006.
    Il metano di origine zootecnica è infatti calato del 12% passando da 819,9 a 720, 8 gigagrammi. In generale il peso del settore primario nel totale delle emissioni inquinanti è pari al 7%. Per quanto riguarda il metano, il 70% è dovuto alla fermentazione enterica degli animali, il 20% alla gestione delle deiezioni. Il rapporto arriva dopo la presa di posizione della Fao, secondo la quale l'allevamento costituisce un grande problema ambientale a cui va posto urgente rimedio. E non solo per salvare l'atmosfera, ha aggiunto, ma anche terre e acque, sottoposte a un lento ma inesorabile degrado.
    L'Ispra ha registrato i dati sul metano prodotto dalle fermentazioni enteriche disaggregati per categorie animali, ad esclusione degli avicoli e degli animali da pelliccia. Dal monitoraggio risulta che nel 2006 il 79% delle emissioni è stato determinato dagli allevamenti bovini: il 41% deriva dalle vacche da latte, e il 38% dagli altri bovini.
    'Questo contributo', dicono all'Ispra, 'è giustificato sia dall'elevato fattore di emissione delle vacche da latte, nel 2006 pari a 113,24 Kg/capo/anno, rispetto ad altre categorie, sia dalla consistenza animale che nel 2006 era pari a 6,11 milioni di capi'.
    Dal 1990 al 2006 c'è stata una riduzione delle emissioni di metano principalmente dovuta a riduzioni di numero di capi, del 31% per le vacche da latte e del 16% per gli altri bovini. L'80% delle emissioni di metano dovute a fermentazione enterica provengono da Lombardia, Emilia Romagna, Piemonte (in testa alle emissioni), Sardegna, Veneto, Campania, Lazio e Sicilia. Il secondo gas serra emesso in agricoltura è il protossido di azoto. A livello nazionale le emissioni di questo gas sono per il 48% causate da spandimento, pascolo e processo di azoto fissazione delle leguminose.

    Fonte: Anmvi - Associazione Nazionale Medici Veterinari Italiani
     
    .
  7. claudiocosta
        Like  
     
    .

    User deleted


    Il rapporto ISPRA lo trovate qua

    http://www.apat.gov.it/site/_contentfiles/...oltura_alta.pdf

    sono 154 pg adesso lo leggo ma temo che non abbiano capito niente le emissioni zoogeniche sono ugauli a zero
     
    .
  8. claudiocosta
        Like  
     
    .

    User deleted


    Ho scritto al dottor Delauretis che è il responsabile della stima delle emissioni in atmosfera per l'Italia


    In riferimento all'ultimo rapporto ISPRA sulla stima delle emissioni zoogeniche

    http://www.apat.gov.it/site/_contentfiles/...oltura_alta.pdf

    commentato qui

    http://www.anmvioggi.it/9402/25-03-09/zoot...rra-diminuzione

    Penso che sia un errore clamoroso considerare le emissioni zoogeniche come causa dei cambiamenti climatici perchè esse non alterano in alcun modo le concentrazioni atmosferiche, in quanto sono in equilibrio con il captato le spiegazioni nell'allegato.

    Anche il prof Battaglia università di Modena e il professor Bardi università di Firenze la pensano come me. URL=https://www.blogger.com/comment.g?blogID=33646836&postID=470194746459924727&page=1]https://www.blogger.com/comment.g?blogID=3...59924727&page=1[/URL]



    l'allegato è questo:

    STIMA DELLE EMISSIONI ZOOGENICHE

    Gli scienziati dell’IPCC calcolano l'emissione di metano zoogenico sia di origine enterica, sia originata dai reflui sul totale degli animali zootecnici. Il calcolo è qui nelle linee guida :

    http://www.ipcc-nggip.iges.or.jp/public/2006gl/

    Vol 4 agricoltura capitolo 10 bestiame cioè qui

    http://www.ipcc-nggip.iges.or.jp/public/20...1_Livestock.pdf

    Penso sia un errore:

    - Se il numero di animali da allevamento resta costante, anche il metano atmosferico di origine zootecnica resta costante, tanto ne entra in atmosfera e tanto ne esce come CO2 captata dai vegetali che nutrono gli animali; si chiama stato stazionario, (relativamente a quello zoogenico)

    - Se il numero di animali cresce, dovrebbe aumentare anche il metano residente in atmosfera, almeno per 12 anni, infatti la vita media del metano in atmosfera è 8,7 +/- 1,3 anni (AR4 IPCC 2007)

    Nel capitolo 10 del volume 4 delle linee guida, sulla CO2 si esprimono chiaramente dicono che bilancio del carbonio è nullo, mentre il metano dicono che è da considerarsi diversamente.
    Hanno ragione perchè se c'è una crescita zootecnica le emissioni di metano vanno considerate aggiuntive nell’atmosfera, ma solo per 12 anni.
    Il metano dopo 12 anni in atmosfera è scisso in H2O e CO2 che rientra nel ciclo del carbonio captato dai vegetali (la CO2 che deriva dal metano zoogenico non è una perturbazione aggiuntiva).

    Esempio: Per un allevatore che ha 300 vacche dal 1996 le emissioni di metano di queste vacche sono zero nel bilancio di massa. Se aumenta la mandria a 350 invece le emissioni di metano sono da calcolare su 50 vacche ma solo per 12 anni. Quindi per avere una stima annua di emissioni di metano zoogenico, bisogna fare la media almeno di 12 anni.

    Primo errore: gli scienziati dell’IPCC calcolano le emissioni di metano sul totale degli animali senza contare che gran parte di questo numero di animali era già presente 12 anni fa e che il metano zoogenico del 2008 di questi animali va a sostituire il metano emesso nel 1996 dallo stesso numero di animali. Perché il metano del 1996 si è ormai scisso in CO2 che assorbita dalle piante nel 2008, è emessa come CH4 dagli animali del 2008.
    Una stima da proporre in alternativa è un accumulo di quote per 12 anni sull’incremento zootecnico per specie e tipologia, anno per anno. La somma delle quote diviso il periodo di tempo preso in considerazione, dovrebbe dare la quota annua di metano zoogenico aggiuntivo.

    Secondo errore:sommano il metano zoogenico a quello antropogenico. Ma il metano antropogenico, cioè quello industriale, o le perdite di estrazione e trasporto, quando si scinde in H20 e CO2 determina un aumento della concentrazione della CO2, il metano zoogenico NO!
    La CO2 che dopo 12 anni deriva dal metano è la stessa che è captata dai vegetali, non altera la concentrazione della CO2 atmosferica.

    La componente zoogenica del metano in atmosfera dovrebbe essere poco significativa, in quanto la concentrazione è stabile dal 90


    http://homepage.mac.com/williseschenbach/....ncentration.jpg


    Fonte CDIAC, mentre i ruminanti zoogenici sono in forte crescita, dal 90 non c’è nessuna correlazione con il metano atmosferico.


    http://www.oar.noaa.gov/research/papers07/greenhouse1.gif


    Nei grafici delle forzanti radiative dati noaa, l’azione riscaldante del metano è in evidente decrescita. Da notare il picco del 1991 (pinantubo) e 1998 (el super nino). Picchi non antropogenici.
    Invece nel rapporto AR4 IPCC 2007
    (http://www.ipcc.ch/pdf/assessment-report/a...g1-chapter7.pdf)
    si afferma che l’incremento di metano è solo antropogenico.

    Lo stesso discorso vale anche per il protossido d’azoto di origine zootecnica, solo che in questo caso la vita media è molto lunga 120 anni secondo lIPPC. Ma anche NO2 si scinde in O2 e N2 e l’azoto scende al suolo (almeno 30 kg/Ha) ed è assorbito dalle piante che nutriranno gli animali che produrranno NO2.
    I concimi minerali, si possono paragonare ai combustibili fossili, perché con questo tipo di concimazione s’immettono nel ciclo dell'azoto delle molecole minerali altrimenti inerti. Questo potrebbe essere una perturbazione aggiuntiva di N e quindi in piccola percentuale, circa il 2%, anche di ossidi di N, che sono valutati molto importanti sull'effetto serra.

    http://www.people.fas.harvard.edu/~wang3/f...004GB002429.pdf Michael B. McElroy and Yuxuan X. Wang “Human and animal wastes: Implications for atmospheric N2O and NOx “ GLOBAL BIOGEOCHEMICAL CYCLES, VOL. 19, GB2008, doi:10.1029/2004GB002429, 2005.


    Mentre gli ossidi di azoto che sprigionano dalle feci di tutti gli insetti e di tutti gli animali compresi quelli zootecnici, rientrano nel ciclo naturale dell’azoto senza determinare squilibri.
    S.Porter in un grafico inserito nel rapporto FAO, indica le emissioni di protossido di azoto dai liquami, come facenti parte di un ciclo naturale, di emissione e assorbimento

    http://meteo.lcd.lu/globalwarming/FAO/live...long_shadow.pdf Livestock’s long shadow

    Skinner, B., S. Porter, and D.B. Botkin, 1999, The Blue Planet, John Wiley & Sons, N.Y.

    Il dott DeLauretis mi ha risposto:

    Gentile dottor Costa,
    il nostro lavoro di stima delle emissioni dovute alle attività antropogeniche, incluso l'allevamento di animali per la produzione di prodotti diari e carne, non ha l'intenzione di valutare il peso delle emissioni di una attività o processo produttivo sull'incremento delle concentazioni di CO2, bensi di valutare le quantità emesse ogni anno da un elenco di attività definite appartenenti a diversi settori come quelli relativi ai consumi energetici, i processi industriali di produzione, l'agricoltura o la gestione dei rifiuti.
    In relazione agli accordi intrapresi a livello internazionale nell'ambito della Convenzione sui Cambiamenti Climatici e successivi Protocolli di riduzione delle emissioni, come il Protocollo di Kyoto, è stato concordato l'elenco di sostanze di cui calcolare le emissioni e con quali valori convenzionali potenziali di riscaldamento globale (21 per il metano e 310 per il protossido di azoto) al fine di poter confrontare tali emissioni con quelle calcolate di anidride carbonica. In relazione agli assorbimenti delle emissioni derivanti dai cambiamenti di uso del suolo, dal suolo e dalle foreste, è stato concordato che le Parti del Protocollo potessero utilizzare solo parte delle quantità assorbite, calcolate con riferimento alle ultime metodologie disponibili, ed in particolare le GPG LULUCF dell'IPCC, al fine della verifica del rispetto degli impegni di riduzione intrapresi.

    Per riassumere il nostro compito è quello di stimare le emissioni annuali dei settori e di compararle tra loro nel tempo, individuare le potenziali misure di riduzione di tali emissioni e verificarne gli incrementi e le riduzioni; non è nostro compito invece quello di stabilire se le emissioni di un settore incidono più o meno sui cambiamenti climatici.
    Le serie storiche delle emissioni annuali sono poi input, insieme a tante altre informazioni e parametri, dei modelli indipendenti sviluppati nel mondo che cercano di prevedere i potenziali effetti nel medio-lungo periodo dei cambiamenti climatici in atto, il peso delle attività antropogeniche su tali cambiamenti, gli eventuali danni e costi relativi.

    Non esiti a contattarmi per ulteriori chiarimenti

    Quindi io ho replicato con:

    Dott De Lauretis

    la ringrazio dell'attenzione e della risposta.
    Quello che ho cercato di spiegare nell'allegato è che ritengo un errore stimare il metano prodotto dagli animali zootecnici sia per ruminazione, sia per fermentazione reflui, come una emissione.
    L'emissione di metano zoogenico è uguale a zero, come l'IPCC considera uguale a zero le emissioni di CO2 zoogeniche dovute sia alla respirazione, sia alla fermentazione dei reflui ! Perchè il metano zoogenico è esattamente uguale al captato dai vegetali.
    Quindi le metodologie GPG LULUCF se dicono che il metano prodotto dagli animali zootecnici è da considerarsi come una emissione sono sbagliate.
    Non è un puntiglio, perchè le conseguenze di questi errori sono che gli allevatori per ottenere l'AIA ( senza la quale non si può allevare) devono e dovranno abbattere le emissioni, con costi enormi, mentre quelle zoogeniche non sono emissioni!

    Claudio Costa



    [

    Edited by claudiocosta - 16/5/2009, 13:53
     
    .
  9. claudiocosta
        Like  
     
    .

    User deleted


    Per far capire l'assurdità della questione ti cito una discussione sull'argomento fatta da Luca Lombroso


    "....e' vero infatti che secondo l'ultimo rapporto IPCC il conteggio delle emissioni per settore, a livello globale, vede l'agricoltura complessiva (quindi non solo mucche) superare i trasporti, anche questi nel suo complesso, mi sembra l'agricoltura con il 13.8 % delle emissioni e trasporti 13.1%........Poi le realtà delle singole nazioni cambiano molto, per l'Italia l'agricoltura è un 6-8% e i trasporti 27%, in Australia invece l'agricoltura rappresenta il 18% delle emissioni, e il problema infatti è affrontato nel sito governativo sul cambiamento climatico in diversi rapporti
    ….da quel che ho letto ora, ma vorrei trovare l'intero rapporto FAO, si arriva a questo 18% considerando l’intero LCA degli allevamenti e non solo delle mucche, includendo quindi il contributo di emissioni di cambio uso del suolo e deforestazione, non so però se questo è tenuto conto anche nel 13% delle emissioni delle auto."

    Vorrei far notare il dato dell'Australia che è dovuto esclusivamente ai ruminanti, ovini e bovini, perchè l'Australia ha poca agricoltura intensiva.

    Il calcolo delle emissioni zoogeniche è talmente sbagliato e fuorviante che sembra che abbiano più peso nei cambiamenti climatici rispetto ai trasporti, quando invece non hanno nessun peso perchè quelle zoogeniche non sono emissioni ma immissioni in cicli.

    L'errore è doppio se si fa la commutazione del metano zoogenico in CO2 moltiplicando per 21 e sommando questa CO2 ( che è un'immissione in un ciclo rinnovabile) alle emissioni antropogeniche ad esempio da combustibili fossili, che sono invece perturbazioni aggiuntive.


    L'errore sta nel prendere tutti gli animali che formano la consistenza zootecnica e moltiplicarli per le emissioni procapite, anzichè fare il calcolo solo su gli aumenti o le diminuzioni numeriche.

    E' una differenza macrosopica!

    Edited by claudiocosta - 16/5/2009, 13:54
     
    .
  10. claudiocosta
        Like  
     
    .

    User deleted


    Anche il WWF parla della zootecnia e della carne come causa dei cambiamenti climatici

    http://www.wwf.it/client/render.aspx?content=0&root=772

    Una serie di vaccate che se mi metto a ridere smetto a capodanno (quella del a 1 a 28 tra carne e soya poi mi fa addirittura lacrimare) Per chi volesse approfondire anche sui veri rapporti e anche sulla favoletta che consumando meno carne quelli che stanno morendo di fame diventano ricchi di colpo e possono comprarsi i cereali.

     
    .
  11. claudiocosta
        Like  
     
    .

    User deleted


    Continua lo scambio di email con il dott de Lauretis dell'Ispra

    Gentile dottor Costa,
    nella sua precedente e-mail così come in quest'ultima ha riportato
    diverse considerazioni che non mi sembrano completamente corrette.
    In particolare:
    il peso complessivo delle emissioni dell'agricoltura nei diversi paesi
    e se nel calcolo è considerato l'intero ciclo LCA o no; è evidente che
    ci sono paesi sviluppati come la Nuova Zelanda, l'Australia e
    l'Irlanda, o in via di sviluppo, come tutti i paesi africani, dove la
    principale fonte di emissione è per motivi diversi il settore
    dell'agricoltura ed in particolare gli allevamenti animali, nei paesi
    sviluppati poichè hanno allevamenti intensivi, nei paesi in via di
    sviluppo perchè no sono presenti fonti emissive dovute alla produzione
    di energia o all'industria. Questo non vuol dire che in tali paesi si
    devono eliminare gli allevamenti e abbattere gli animali. Negli
    accordi già intrapresi nel Protocollo di Kyoto e in quelli che
    verranno si tiene conto delle potenzialità di riduzione nei diversi
    settori e dei costi relativi e ad esempio si sta proprio ora
    discutendo di come condividere le diverse politiche di mitigazione
    intraprese attraverso un registro in modo che tutti i paesi possano
    trarre vantaggio dalle esperienze sia positive che negative del
    passato e che i finanziamenti siano indirizzati a quelle misure che
    non comportano costi addizionali e impatti socioeconomici avversi. La
    stima delle emissioni viene effettuata per sorgente di emissione e non
    tiene mai in considerazione la LCA. Altrimenti per il settoe agricolo
    dovremmo calcolare anche le emissioni del trasporto delle materie
    prime, degli animali e dei prodotti diari e le assicuro che allora si
    probabilmente il settore agricolo diventerebbe uno dei principali
    emittori. Per quello che riguarda la dichiarazione AIA le faccio
    presente che in questo caso non sono i gas serra oggetto di
    dichiarazione ma l'ammoniaca, inquinante normato a livello
    internazionale sia per i suoi efetti primari in alcuni processi
    ambientali come l'acidificazione dei suoli e l'eutrofizzazione delle
    acque ma anche come effetto secondario in quanto precursore della
    formazione di PM10 e quindi indirettamente corresponsabile degli
    aspetti di qualità dell'aria che credo ben conoscete.

    Le potenziali politiche di riduzione delle emissioni per i gas serra e
    l'ammoniaca sono in genere differenti anche se possono a volte essere
    win-win.

    Per quello che riguarda i gas serra i recenti decreti relativi alla
    valorizzazione dell'energia prodotta da fonti rinnovabili come il
    biogas da straordinarie opportunità di trasformare le deiezioni
    animali in una fonte di reddito aggiuntivo a quello che già sono per
    gli allevatori. Alla gestione delle deiezioni animali con successiva
    captazione del biogas e recupero energetico si può associare anche la
    gestione dei rifiuti agricoli valorizzandoli.

    Per quel che riguarda l'ammoniaca è vero che la riduzione delle
    emissioni passa attraverso l'introduzione di sistemi diveersi di
    raccolta delle deiezioni che possono essere più o meno costose
    sopratutto su impianti esistenti, ma bisogna riconoscere che la IPPC e
    l'AIA riguardano solo gli allevamenti suini e di pollame e solo quelli
    di dimensioni consistenti e non sono la maggioranza degli allevamenti
    nazionali. Inoltre gran parte di tali allevamenti mi risulta aver già
    modificato i propri impianti in senso ambientale.

    Per finire non avendo trovato in letteratura articoli peer reviewed in
    merito all'assorbimento del metano dai vegetali le ciederei se
    cortesemente può indicarmi qualche riferimento bibliografico.

    distinti saluti

    Riccardo De lauretis


     
    .
  12. claudiocosta
        Like  
     
    .

    User deleted


    e questa è la mia replica

    de Lauretis

    la ringrazio della risposta

    Sul metano: forse non mi sono ancora spiegato bene le rimando l’allegato, (stima delle emissioni zoogeniche) la vita media è di 8 anni, max 12, poi il metano si scinde in H20 e CO2, è questa CO2 che è captata dai vegetali, se il numero di animali è stabile da almeno 8 anni la concentrazione di metano in atmosfera non cambia, non può cambiare, è matematica!

    Quindi non è una emissione, ma un ciclo.

    A fare il calcolo come fate voi risulta che ogni anno si accumula metano in atmosfera come per le emissioni di CO2 da combustibili fossili.

    Ed è un errore!

    Sull’AIA riguarda tante cose, anche l’ammoniaca, come le polveri, il rumore, la sicurezza, lo smaltimento reflui ecc

    Ma le assicuro che la commissione AIA giustifica con la mitigazione climatica le BAT cioè le tecniche a risparmio energetico per evitare le emissioni di CO2 e indicano nel protossido di azoto un potentissimo gas serra le cui emissioni sono da evitare, ad es mi volevano obbligarmi a comprare la botte con gli iniettori ( io ho la botte a spandimento) proprio per abbassare le emissioni di protossido d’azoto.

    La previsione, a prescindere dall’AIA, (ma sarà lo strumento) è che l’Italia dovrà recepire la 20-20-20 e grazie alle vostre stimate sbagliate sulle emissioni zoogeniche, la zootecnia sarà indicata come causa di cambiamenti climatici, e quindi gli allevatori dovranno abbattere le emissioni.

    Ed è un errore.



     
    .
  13. claudiocosta
        Like  
     
    .

    User deleted


    Il dott. de Lauretis mi ha chiesto delle ricerche peer review di riferimento

    Ho risposto:

    Che gli scienziati non sappiano nulla sulle fonti e sui pozzi di assorbimento del metano è scritto nell’AR4 dell’IPCC nel capitolo 7 poi però nel capitolo 2 fanno il calcolo del forzante radiativo come se l’aumento del metano fosse da imputare interamente all’uomo (in contraddizione con quello scritto nel capitolo7)
    Lo stesso meccanismo avviene per gli aerosol non si sa nulla di certo ma vengono buoni nel capitolo 2 per far tornare i conti ( raddoppiano i valori dei raffreddanti: Lindzen dice a piacimento! )

    Quindi se non si fida dei dati NOOA e CDIAC passiamo alle ricerche peer review

    La prima è questa

    http://pubs.acs.org/doi/abs/10.1021/es061791t

    M. Aslam Khan Khalil,*† Christopher L. Butenhoff,† and Reinhold A. Rasmussen Atmospheric Methane: Trends and Cycles of Sources and Sinks Environ. Sci. Technol., 2007, 41 (7), pp 2131–2137 DOI: 10.1021/es061791t

    Khalil dice che il metano è inspiegabilmente stabile negli ultimi 20 anni

    Questo è il commento di CO2 science che fa riferimento allo studio di Khalil

    http://www.co2science.org/articles/V10/N11/C1.php

    In pratica dicono come possono essere veritiere le stime antropogeniche del metano che sono in continua crescita se poi la concentrazione atmosferica è stabile?

    Questo invece è il commento della Fao

    http://www-naweb.iaea.org/nafa/aph/stories...ic-methane.html

    E’ interessante perché mettono indubbio che le emissioni dei ruminanti ( ma vale per tutte le emissioni zoogeniche) siano in rapporto con la concentrazione atmosferica.

    Ultimamente è uscita un’altra ricerca peer review che è questa

    http://www.mit.edu/~mrigby/publications/2008GL036037.pdf

    Rigby, M., Prinn et al. (2008), Renewed growth of atmospheric methane, Geophys. Res. Lett., 35, L22805,doi:10.1029/2008GL036037.

    Gli studiosi, che sono esperti del metano, rimangono sbalorditi dai dati del 2006 2007. Infatti nell’atmosfera il metano cresce di un zinzinello, ma simultaneamente e omogeneamente in tutto il pianeta senza differenza alcuna tra nord emisfero e sud emisfero. La stima delle fonti antropiche è enormemente più alte nell’emisfero nord.
    Questo è totalmente incompatibile con la teoria per cui le emissioni antropogeniche ( tra cui quelle zoogeniche ) siano rilevanti nella concentrazione atmosferica che invece si suppone dipenda dalle temperature globali vedi picco del nino 1998 e picco europeo del 2003 ( bolla africana) e dall’equilibrio con le fonti geologiche e marine. Se nell’emisfero nord si ipotizza come fonte la torba siberiana e il permafrost, nell’emisfero sud si suppone una fonte marina da gas hydrates in the ocean floor , Ocean fresh water bodies,: tutt’altro che fonti antropiche!


    Figura 1 http://tamino.files.wordpress.com/2008/01/75-08.jpg

    Quindi tornando al ruolo del metano nel riscaldamento globale degli ultimi 20 anni come in figura 1, se la concentrazione del metano è salita solo di 12 ppb negli ultimi 20 vuol dire che il ruolo del metano nell’aumento di temperatura ( cioè nel delta T°) è insignificante come di fatto sottolineata dai dati sulle forzanti radiative.



    Figura 2 http://www.oar.noaa.gov/research/papers07/greenhouse1.gif

    Se le forzanti radiative come da fig 2 dati NOAA del metano e del protossido sono in calo significa che il loro contributo al riscaldamento globale è stato nullo.
    Quindi il contributo delle emissioni zoogeniche meno che nullo.

    Adesso analizzerò gli errori sulle stime, spero di avere dei suoi commenti a riguardo.

    1) è sbagliato sommare le emissioni di metano zoogenico a quelle del metano antropogenico, perché la CO2 deriva da quelle zootecniche è in ciclo con il captato, mentre la CO2 che deriva dalle emissioni di metano industriali è una perturbazione aggiuntiva.
    Questo punto per lei è giusto o no?

    2) È sbagliato confrontare le emissioni di metano con quelle della CO2 moltiplicando per 21, sia per il punto 1 sia perché la CO2 ha una vita media stimata dall’IPCC in 100 anni quella del metano invece è di 8 anni la differenza nei modelli climatici è enorme. E’ a causa di questo confronto che consulenti come Rifkin ( consulente di Prodi al parlamento europeo e di Pecoraro Scanio al ministero dell’ambiente ) scrivono vaccate sull’Espresso del tipo che la zootecnia è responsabile del riscaldamento globale, più dei trasporti. https://alternativenergetiche.forumcommunity.net/?t=17704330
    Questo punto per lei è giusto o no?

    3) Infine è sbagliato fare la stima delle emissioni zoogeniche moltiplicando il numero di animali per la produzione procapite, perché questa stima non tiene conto dell’assorbimento, in realtà il cambiamento climatico imputabile agli animali come abbiamo visto non esiste, e se ci fosse una correlazione sarebbe comunque data dalle emissioni dovute all’aumento del numero di animali,(viceversa) e non dalle emissioni totali. E’ proprio a causa di queste stime che gli allevatori sono accusati ingiustamente di essere la causa del riscaldamento globale.
    Questo punto per lei è giusto o no?

     
    .
  14. claudiocosta
        Like  
     
    .

    User deleted


    Lettera di protesta alla trasmissione di radio uno babele





    Nella puntata del 28 04 2009 è andato in onda un processo alla zootecnia senza nessun contraddittorio con personaggi come G Celli che hanno una visione favolistica del mondo e sono state dette diverse sciocchezze che danneggiano il comparto già provato dalla crisi.



    1) Non è vero che gli animali negli allevamenti soffrono, ci sono gli indicatori del dolore e dello stress a dimostrarcelo, noi allevatori dobbiamo applicare le leggi sul benessere animale e quelle del buon senso, se un animale soffre non dà nessun reddito. E' il punto di vista umana che ci fa pensare che essendo in cattività siano come in un lager e quindi soffrano, ma non soffrono affatto.



    2) Non è vero che gli animali in allevamento hanno un abbassamento delle difese immnunitarie, è tutto il contrario! Gli animali sono vaccinati, sverminati, con un controllo capillare e rigoroso su tutte le malattie,. Gi animali zootecnici stanno. a tetto senza pioggia e senza sole, al caldo d'inverno al fresco d'estate, hanno sempre acqua ricambio d'acqua cibo a volontà stanno meglio di metà della popolazione mondiale. Ho analizzato per un anno i visceridei cinghiali cacciati in provincia di Parma non ce n'era uno senza un segno patologico e spesso di malattie trasmissibili all'uomo verminosi leptospirosi ecc



    3) fate il paragone con il Messico senza dire che è un paese del terzo mondo dove si muore per TBC dove c'è la lebbra la salmonellosi la cisticercosi l'idatidosi e tutto il resto, l'epidemia è scoppiata in una città dove ci sono milioni di persone che vivono in baracche senza lìacqua potabile e senza le fogne.



    4) La zootecnia non consuma l'acqua, è una sciocchezza enorme, montata dai vegetariani, l'acqua non si distrugge

    L'acqua in agricoltura e in zootecnia non si consuma, non è paragonabile al prelievo urbano e industriale che pompa acqua dolce in mare.
    L'acqua in agricoltura o torna nei fossi, o torna in falda, o evapora e quindi torna con la pioggia, o con il disgelo estivo, o resta nei cereali.
    L'acqua in zootecnia o ritorna sui campi con i liquami, o evapora, o resta nei cibi e ci nutre. Ridurre la zootecnia non fa arrivare l'acqua in africa, vi sembrerà inutile la specifica ma sui media è passato anche questo.

    5) La zootecnia non toglie cibo ai poveri, è un'altra sciocchezza, se volete regalare Mays all'Africa basta farlo nessuno lo impedisce,

    ridurre la zootecnia non significa:

    - ridurre il costo del mays che è al limite con i costi di produzione e non potrà mai andare sotto di essi perchè non lo seminerrebbe più nessuno ( nessuno semina per perderci)

    -ridurre la poverta in africa, dove resteranno senza mays anche se non ci fosse la zootecnia, perchè ridurre la zootecnia non fa di colpo arricchire gli africani

    6) senza la zootecnia la proteina animale sarebbe un lusso dei ricchi, come è stata fino agli anni 60, la dieta senza proteine animali si può fare, ma si chiama malnutrizione, ricordo infatti che la dieta vegan è considerata maltrattamento nei casi in cui si somministri ai minori.

    Con certi processi ci danneggiate, la gente si sente in colpa a comprare la carne perchè pensa a tutte le frottole raccontate dal Celli.

    Il danno è quantificabile.

    Edited by claudiocosta - 16/5/2009, 13:42
     
    .
  15. claudiocosta
        Like  
     
    .

    User deleted


    Mi hanno riferito, amici che l'hanno ascoltata, che la mia em è stata letta in diretta alla radio ieri mattina
     
    .
170 replies since 14/7/2008, 11:49   5360 views
  Share  
.