Proposta di condizionare la pac

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  1. claudiocosta
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    PRESUPPOSTI LEGISLATIVI PER CONDIZIONARE LA PAC ALL’USO DI CONCIMI ORGANICI PER TUTELARE LA FALDA DAI NITRATI

    Le istituzioni e le associazioni alla richiesta di condizionare la PAC all’uso di concimi organici rispondono in generale con:

    “non possiamo obbligare gli agricoltori a concimare con i reflui”

    Questo è inaccettabile perché allora le istituzioni non potrebbero nemmeno obbligare gli allevatori a raddoppiare se non a triplicare i terreni per lo spandimento dei reflui.
    L’azoto contenuto nei reflui zoogenici, da dove viene?
    Dai cereali degli agricoltori! Quindi in base a quale principio sindacale gli agricoltori non dovrebbero riprenderselo?
    La risposta “non possiamo obbligarli” mette il luce tutta la mentalità reietta della filiera agroalimentare italiana, che procede a scompartimenti stagni:

    - senza equa distribuzione di oneri e guadagni lunga la catena ( vedi le differenze enormi nei guadagni tra allevatori e trasformatori).

    - senza avere quindi nessun peso politico, , pur costituendo il 27% del PIL nazionale, e dove gli anelli deboli della catena non sono tutelati

    Perché l’applicazione della direttiva nitrati deve essere tutta sulle spalle degli allevatori?
    Perché dobbiamo pagare solo noi se siamo una filiera?
    Senza la zootecnia l’agricoltura e l’industria alimentare crollerebbero.

    Se gli allevatori si impuntassero a dire:

    “finchè gli agricoltori non accettano i reflui senza specularci sopra con gli affitti per le concessioni, noi allevatori compreremo solo cereali dall’estero”

    gli agricoltori andrebbero con la lingua in terra.

    Ritengo che la condizionalità della Pac possa risolvere i problemi della spandimento anche se non tutti purtroppo. Ci sono i requisiti legislativi per chiederla.

    In base al D.M. 18 ottobre 2007, n. 13286.

    Modifica ed integrazione del D.M. 21 dicembre 2006, n. 12541, recante «Disciplina del regime di condizionalità della PAC e abrogazione del D.M. 15 dicembre 2005».
    Pubblicato nella Gazz. Uff. 30 ottobre 2007, n. 253

    La condizionalità della PAC non è un inutile appesantimento burocratico o un ulteriore “fardello” per ottenere un aiuto comunitario.
    Piuttosto è uno strumento che, se adeguatamente utilizzato, potrebbe migliorare la competitività delle produzioni agricole europee sui mercati internazionali in un quadro di ritrovata fiducia dei consumatori nei confronti del modello di agricoltura europea.
    La condizionalità è stata inserita come strumento per far rispettare tutte le norme vigenti riguardanti la tutela dell’ambiente, e quindi del suolo e della falda acquifera, della sanità e del benessere animale, e per creare consenso nell’opinione pubblica in modo da giustificare la spesa comunitaria nel settore agricolo cioè la PAC stessa.

    Le norme rientrano in due aree così definite:

    1 • criteri di gestione obbligatori (Cgo, gli Atti);

    La conservazione degli uccelli selvatici, l’utilizzazione dei fanghi di depurazione in agricoltura, la conservazione degli habitat naturali e seminaturali e della flora e della fauna selvatica, la protezione delle acque sotterranee e la protezione della acque dai nitrati di origine agricola sono gli ambiti regolamentati.( atti A3 A4)

    2 • buone condizioni agronomiche ed ambientali (Bcaa, le norme).

    Di interesse per la direttiva nitrati la protezione del suolo dall’erosione attraverso:

    - la conservazione della sostanza organica nel terreno con norme inerenti la rotazione delle colture e la gestione delle stoppie, e ripristino della sostanza asportata (norma 2.1 2.2)
    -
    Obiettivo 2: Sostanza organica del suolo: mantenere i livelli di sostanza
    organica del suolo mediante opportune pratiche. Al fine di mantenere il livello di sostanza organica nel suolo e di salvaguardare la sua struttura, è opportuno favorire l'avvicendamento delle colture sullo stesso appezzamento di terreno agricolo e ripristinare il livello di sostanza organica del suolo nel caso in cui, sia stata accertata una diminuzione del livello di sostanza organica tramite sovescio, letamazione o altri interventi di fertilizzazione organica.

    Un altro presupposto legislativo su cui si potrebbe condizionare la Pac alla tutela della falda dai nitrati, è la sostenibilità in agricoltura. Lo sviluppo sostenibile ha come pilastri l’equilibrio e il rinnovabile.

    Gli agricoltori che utilizzano concimi minerali di sintesi non applicano i principi di sostenibilità, in quanto:
    - consumano risorse minerali
    - richiedono energia per la sintesi
    - non apportano la sostanza organica che viene asportata, diminuendo di fatto la quota organica la flora microbica nel terreno. Questo determina una minore ritenzione idrica, un maggiore dilavamento e un conseguente inquinamento della falda dovuto ai concimi minerali residui. Nel lungo periodo, la concimazione minerale determina: erosione e tendenza alla desertificazione.

    Gli agricoltori quindi per avere diritto alla riscossione della Pac dovrebbero dimostrare di fare un agricoltura sostenibile, rinnovabile cioè che non consumi risorse ad es con la concimazione organica.

    Cito una relazione di da Confagricoltura Lombardia:

    1. “la direttiva nitrati dovrebbe essere rivista, affinchè non ostacoli l’aumento della sostanza organica che costituisce sia un’importante parte costitutiva del suolo, sia la maggiore fonte di cibo e di energia per gli organismi viventi” (Rapporto finale del TWG sostanza Organica e Biodiversità –2004)

    2. Uno studio del Ministero della Sanità (Commissione Tecnica Ministero della Sanità 1989) ha precisato che i nitrati presenti nelle acque possono giungervi provenendo da diverse fonti e in particolare:
    • concimazione minerale: contribuisce per circa il 36% dei nitrati immessi in falda;
    • spandimento reflui zootecnici: responsabile (solo) per il 27-28%
    • piogge: apportano mediamente il 10-20 kg(N-NO3)(anno x ha)
    • agglomerati urbani ed industriali.

    3. bisogna rivedere, nella formula del bilancio dell’azoto, il coefficiente di efficienza relativo agli apporti di concime chimico posto uguale a 100. Si consideri che nelle misure agroambientali dei PSR si considera per gli apporti chimici un coefficiente pari a 70-75%; (il resto dei concimi minerali va in falda e non contribuisce al fabbisogno della pianta)

    DA:http://www.agriprealpi.it/archivio/Lettere_Comunicati_Relazioni/osservazioni%20rotundo%20NITRATI.doc

    Questi sono i presupposti legislativi e i principi su cui si basa la condizionalità
    Si potrebbe condizionare la Pac alla tutela della falda dai nitrati ad esempio con una legge regionale, che:

    1) in base all’atto A4 alla tutela della falda dai nitrati, obblighi gli agricoltori che vogliono percepire il premio PAC interamente ad una:

    - coltura intercalare nelle zone vulnerabili a protezione della falda evitando il dilavamento.

    - quindi dell’uso dei reflui sempre in alta efficienza, proteggendo la falda

    2) in base alla norma 2.2 al mantenimento della sostanza organica, obblighi gli agricoltori che vogliono percepire il premio PAC interamente, ad una concimazione organica che copra almeno parzialmente i fabbisogni delle colture, anche in zone non vulnerabili.

    Si può fare: basta averne la volontà. Anche perché altrimenti cosa l’avrebbero fatta a fare la norma della condizionalità della PAC, se non per utilizzarla come leva in modo da obbligare la tutela dell’ambiente?

    Ricordo infine che le deroghe agli spandimenti vanno chieste singolarmente dalle aziende zootecniche.
    Come già ribadito altre volte in questo frangente si può dimostrare:

    - di avere quote di azoto nel liquame fresco inferiori a quelle delle tabelle, per l’uso ad es di diete ipoproteiche

    - di riuscire a separare l’azoto organico da quello minerale ad alta solubilità quindi a rapida disposizione della pianta.

    Per farlo bisogna approntare un piano di monitoraggio del refluo zootecnico che dimostri i valori e la qualità dell’azoto finali. Il piano di monitoraggio è obbligatorio per tutti quelli che sceglieranno l’abbattimento dell’azoto.

    Le tecniche per separare l’azoto organico da quello minerale sono diverse:

    1) separazione solidi grossi e successivi nitro-denitro parziale, fino all’abbattimento della sostanza organica, questo comporterà anche l’abbattimento di una percentuale di azoto come N2 atmosferico.

    2) Separazione solidi grossi, aggiunta di flocculanti al chiarificato e separazione dei solidi fini con flocculazione o centrifugazione. (la tecnica è BAT) Si ottiene un iperchiarificato ricco di minerali fertilizzanti ma con pochissima sostanza organica.


    3) Separazione solidi grossi, e separazione dei solidi fini con micro, nano, o ultra filtrazione. Si ottiene un ultrachiarificato senza sostanza organica ma con minerali fertilizzanti. (la tecnica non è BAT)

    4) Digestione anaerobica e successiva separazione solidi grossi, resta un digestato con un po’ di sostanza organica, che volendo si può abbattere ulteriormente con i punti sopracitati 1,2,3.

    Come già detto i costi energetici delle lavorazioni possono essere annullati dall’abbinamento al fotovoltaico agricolo, o in caso di biogas, dalla cogenerazione.


    Inaccettabile il fatto che vengano considerati reflui zoogenici minerali solo i digestati anaerobici. Certo che se tutti reflui zootecnici venissero digestati, non ci sarebbe più nessuna possibilità di apportare sostanza organica ai terreni,soprattutto nel caso in cui le asportazioni colturali fossero totali come per il silomays usato sia come foraggio sia come integrazione negli impianti di biogas.
    Una volta dimostrato di riuscire a separare la frazione minerale da quella organica, si deve riuscire a dimostrare che lo spandimento della frazione di refluo zoogenico mineralizzato avvenga ad alta efficienza come per i concimi minerali cioè in presemina o in copertura. Per poterlo fare correttamente bisogna :

    - cercare coltivazione invernali

    - oppure intercolturali

    - oppure aumentare i volumi di stoccaggio mettendo i teli sui vasconi per evitare l’aggiunta di acque meteoriche, e/o installando nuove vasche ( ad es quelle a saccone da 1000 m3 che costano poco e che ben si prestano a stoccare il chiarificato)

    Se si riuscisse a dimostrare di separare la frazione minerale e di utilizzarla come un concime minerale, in presemina e in copertura, si dovrebbe riuscire ( a rigor di logica e di buon senso) a spandere con i limiti colturali fino a 340 kg/Ha anche in zona vulnerabile, superando il limite dei 170 kg/Ha, che invece sarà applicato per i separati solidi (grossi e fini residui) in quanto questi hanno una scarsa efficienza, e quindi i loro residui nei terreni sono dilavati.
    In pratica si dovrebbe riuscire a spandere il refluo mineralizzato come assimilabile ai concimi minerali.
    Non è previsto dalla normativa ma di fronte a delle analisi chimiche e ad un monitoraggio serio inserito in un protocollo di controllo, penso che saranno poche le obiezioni...…e al limite si fa ricorso.

    Perché la ragione scientifica non si discute: si dimostra.

    Poi però bisogna che gli agricoltori accettino sia la parte organica sia quella minerale, dei reflui e questo come già spiegato è possibile solo condizionando la Pac alla tutela della falda con l’uso di effluenti zootecnici, e con le colture intercalari, che impediscano ad esempio il dilavamento dei residui zootecnici ma anche di quelli minerali che sono ancora più alti nell’inquinamento da nitrati. (36% contro 27%)



    Edited by claudiocosta - 27/4/2009, 15:01
     
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