Proposta per aumentare i limiti di spandimento reflui

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  1. claudiocosta
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    Dalla legge 152 /2006 TUTELA DELLE ACQUE DALL'INQUINAMENTO
    che trovate a questo link

    http://www.parlamento.it/leggi/deleghe/06152dl1.htm#53

    Nell’allegato 7 che trovate qua

    http://www.parlamento.it/leggi/deleghe/06152dl1.pdf

    a pg.13 del doc. in pdf, nella parte a1, ci sono i criteri per giudicare le aree vulnerabili, quindi cito la legge: Criteri per l’individuazione delle aree vulnerabili
    - la presenza di nitrati ad una concentrazione superiore a 50 mg/lt (come NO3), sia nelle acque dolci superficiali sia in quelle sotterranee
    - Le regioni devono tenere conto nell’individuare le aree vulnerabili delle caratteristiche fisiche e chimiche delle acque e dei terreni, che determinano il comportamento dei nitrati nel sistema acqua terreno.
    - I limiti di guardia sono sopra i 25 mg/lt

    Secondo questi parametri le aree vulnerabili erano in Italia meno del 2%, ma la commissione ambiente della CEE nel 2004 contestò questo dato all’Italia. Con un nuovo studio chiamato adas-niva molte aree della pianura padana furono considerate zona vulnerabile. Lo studio adas niva non si basa solo sulle contaminazioni delle acque superficiali e sotterranee, ma anche sul carico zootecnico e sulla potenzialità d’inquinamento, e sul trend di crescita delle concentrazioni.
    Le nuove cartografie sulle aree vulnerabili determinate dalla CEE le trovate qua:

    http://ec.europa.eu/environment/water/wate...007_0339_en.pdf

    L’Italia è a pag 17 sul sito si può ingrandire.


    image


    La mappa è del 2007, quelle in marrone scuro sono le zone vulnerabili designate nel 2004, quelle color nocciola sono le nuove aree, per le quali la CEE ha richiesto la designazione di zona vulnerabile. E’ verosimile che la CEE definisca tutta la pianura padana area vulnerabile! Quindi tutti gli allevatori sono interessati ad un nuovo piano d’azione, non solo quelli in zona vulnerabile.
    Vista l’inerzia del governo italiano, la commissione CEE, nel 2007, decise di mettere in mora l’Italia, con una procedura d’infrazione tuttora in atto. L’Italia rischia di perdere tutti i contributi CEE. Di conseguenza i ministri Alemanno e Matteoli, nell’aprile 2007, vararono la direttiva ministeriale che vedremo più avanti.

    Tornando alle nuove zone vulnerabili, nell'Europa settentrionale, è evidente sia l’inquinamento in falda, che è > di 50 mg/lt per i nitrati, sia l’eutrofizzazione nel mare del nord.
    In Italia invece le acque superficiali non superano mai i 15 mg/lt e l’eutrofizzazione in Adriatico è modesta rispetto al mare del nord, ( pg. 15 del pdf) e si può notare che i nitrati provengano dai fiumi,.
    La clorofilla del phitoplancton, che indica la concentrazione dei nitrati, è alta anche nelle zone alle foci dell’Arno, del Tevere, del Sarno e degl’altri fiumi campani, dove il carico zootecnico è basso, sicuramente c’è meno clorofilla, rispetto all’alto Adriatico, dove però si concentrano i reflui urbani di 20 milioni di persone. Secondo i parametri di Ericasoftware della regione Lombardia 20 milioni di persone producono all’anno 2,5 milioni di ql di nitrati, e 1,5 milioni di ql di fosfati. Dove pensate che finiscano? Tutti nell’aria? O nei fanghi? Secondo una mia stima approssimativa, almeno il 30% è immesso direttamente nelle acque superficiali. (vedi linea 6, tabella 3, allegato 3, dell’infame delibera 5848 del 21/11/2007)
    I controlli in tal senso sono qualitativi, cioè valutano la presenza di sostanza organica nei reflui in uscita, ma non quantitativi. Nessuno può sapere quanti quintali di nitrati urbani, finiscono nei fiumi e quindi nell’alto Adriatico.
    Probabilmente molto più di quelli dichiarati, perché ossigenare costa, e una volta mineralizzata la sostanza organica, il refluo urbano potrebbe essere scaricato in acqua, perché abbatterne ulteriormente l’azoto aumenterebbe i costi di gestione.
    La provenienza dei nitrati nei fiumi è più urbana, che agricola. E’ su quello che bisogna agire, non far chiudere gli allevamenti!
    La nuova designazione delle zone vulnerabili della CEE, é derivata probabilmente da principi precauzionali, riguardanti le aree ad alto carico zootecnico, infatti si tiene in considerazione l’apporto dato ai terreni del nitrato totale sia organico, sia minerale,(pg 5 del pdf) non solo di quello di origine zootecnica!
    Questi parametri precauzionali, indicano un eccesso di apporto azotato, che presumibilmente finisce in falda. Probabilmente il ragionamento scientifico è valido per il nord dell’Europa, dove i fabbisogni colturali per le tipiche colture cerealicole invernali, sono bassi (120- 180 kg/ha), ma non per la Lombardia, dove i fabbisogni di azoto della mayscoltura sono molto alti (280 kg/ha per la granella, di più per il silomays, fino a 460 kg/ha nel caso di doppio raccolto mays-colza)

    Molti stati come Olanda, Danimarca, e Austria decisero di considerare tutto il loro territorio vulnerabile, ma chiesero un aumento dei limiti di spandimento reflui, dimostrandone l’uso agronomico…OTTENENDOLO!
    L’Olanda ha ottenuto il limite di 250 kg/ha, per i reflui, la Danimarca e l’Austria 230 kg/ha, mentre Irlanda, Belgio, Germania, Gran Bretagna, sono in attesa di risposta.
    Questi limiti per l’agricoltura del nord Europa, non hanno cambiato molto i pua degli allevamenti in loco, perché le colture possibili, orzo, colza, ecc. hanno un basso fabbisogno di azoto, mentre per produrre mays in pianura padana, il fabbisogno è alto.

    Quando agli allevatori i politici in questione diranno: “ ci dispiace molto, se dovete chiudere, ma abbiamo fatto di tutto, le leggi sono europee e noi non possiamo farci niente” REAGITE! Perché non è vero, non stanno facendo nulla per noi, ci stanno sacrificando, come già successe con le quote latte.

    I ministri Alemanno e Matteoli quindi impauriti dalla procedura d’infrazione, anziché chiedere una deroga come l’Olanda, chiedendo di aumentare i limiti di spandimento, vararono la legge, che se volete approfondire trovate qui:

    http://www.ambientediritto.it/Legislazione...dm_7apr2006.htm

    Cioè la madre di tutte le infamie, la direttiva ministeriale, 7 aprile 2006, Alemanno-Matteoli, dove il limite in zona vulnerabile è di 170 kg/ha per gli effluenti di allevamento e dove si ammette un’integrazione di altri 40 kg/ha di concimi minerali, fino a un massimo di 210 kg/ha di azoto totale. (art 23 PUNTO 5 b 9)
    Per chi avesse dei dubbi che: i limiti di 170 kg/ha di azoto in area vulnerabile riguardino solo i reflui zootecnici, e non i concimi minerali; (vedi art. 38 allegato 2 della 21/11/2007) cito dal sito della agricoltura europea : “L’uso dei fertilizzanti deve essere in equilibrio tra le esigenze nutritive delle colture, l’ingresso di N, e l’N nel suolo. I piani di concimazione devono essere obbligatori e devono esserci limiti sia per i concimi minerali che per gli organici”. (a proposito di questo il cbpa, è molto carente, mancano i fabbisogni di tutti i foraggi da silos, erbasilo, orzosilo e silomays, dei pioppi sia da fusto, sia da biomassa, e del mays da granella ad alta produzione cioè sopra i 100 ql/ha)
    La direttiva fissa anche i limiti invernali di spandimento reflui cioè dall’1/11 al 28/2, in zona vulnerabile, un’assurdità dal punto di vista agronomico, basti pensare che l’art 6 del piano d’azione Lombardia 21/11/2007, prevede colture invernali dopo mays, il che vuol dire seminare il mays a metà giugno. Chi lo ha fatto l’anno scorso ha trebbiato il mays a metà novembre. La regione consiglia la doppia coltura, ma poi impedisce lo spandimento a novembre, uno dei tanti paradossi di questa legge vergognosa!
    Per farla breve: la Lombardia, anziché confutare con prove scientifiche i dati del 2004 della CEE che inseriscono tutta la pianura padana in zona vulnerabile, per paura della procedura d’infrazione, varò nel 2006, dopo la direttiva ministeriale, una nuova delimitazione di zone vulnerabili in Lombardia, che porterà al fallimento la zootecnia italiana, perché gli allevamenti hanno dei pua con spandimenti molto più alti rispetto al nord Europa, e attualmente sono tutti fuori parametro.
    In particolare nella provincia di Brescia mancano 128000 ha di terreno per lo spandimento reflui con i limiti di 170 kg/ha. E la legge è già in vigore!
    Questo è il decreto regionale del 2006 che definisce le nuove aree vulnerabili in Lombardia:

    http://www.ors.regione.lombardia.it/publis...ll_Allegato.pdf

    La superficie in zona vulnerabile rispecchia le designazioni CEE del 2004, ed è senz’altro inferiore rispetto alla relazione CEE del 2007,.
    Per rimarcare che i nitrati nei fiumi derivano principalmente dai reflui urbani cito la legge stessa, riguardo al fiume Lambro (pg13 del pdf):
    “A differenza di altri bacini, però il carico drenato da questo corso d’acqua risulta essere sostanzialmente di tipo civile, strettamente legato all’apporto di alcuni grossi impianti di depurazione che scaricano nel corso d’acqua, nel suo tratto mediano, l’area, infatti, non ha carico zootecnico e anche l’uso agricolo del suolo è molto ridotto”.
    Riguardo al fiume Mella che attraversa la zona del bresciano ad alta densità zootecnica, cito:
    “nel caso del bacino del fiume Mella si osserva una netta evoluzione qualitativa delle acque che varia notevolmente e bruscamente a partire dalla prima stazione di monitoraggio di pianura”
    ..e cioè Castelmella. E’ evidente che varia bruscamente perché riceve i reflui urbani di 350000 persone, poiché tra Brescia e Castelmella c’è la città, l’hinterland, e l’area industriale, non l’area agricola ad alta densità zootecnica, che è più a sud. In seguito il fiume raccoglie senz’altro le quote di nitrato di provenienza agricola, e lo stesso vale per l’Oglio, ma la concentrazione dei nitrati nei fiumi lombardi, non supera mai la media dei 10 mg/lt, molto lontano dai 50 mg/lt del Belgio, e molto lontano dall’indice di guardia dei 25 mg/lt della legge 152/2006.
    Il pericolo d’inquinamento falda in Lombardia è davvero molto remoto.
    Per la verifica di quanto detto, vi rimando al sito della commissione CEE agricoltura:

    http://eurlex.europa.eu/LexUriServ/LexUriS...0120:FIN:IT:DOC

    E cito:

    “La più alta percentuale di stazioni con valori superiori a 50 mg NO3/l (dal 60% al 20% delle stazioni di monitoraggio) è concentrata in Belgio (Fiandre), nei Paesi Bassi (0-5 m , dati aggregati), in Portogallo, Spagna e Lussemburgo. Anche Germania e Finlandia segnalano un’alta percentuale di siti con una concentrazione di nitrati superiore a 50 mg NO3/l nelle rispettive reti di monitoraggio delle zone ad agricoltura intensiva. Più del 20% delle stazioni di campionamento della Francia e del Regno Unito oltrepassa la soglia di 40 mg NO3/l (figura 2).”

    Infine nelle zone ad alta intensità zootecnica l’inquinamento dai nitrati può venire dai reflui se usati in spandimento autunnale senza coltura, (e a questo si può porre rimedio) ma è dovuto soprattutto all’eccesso di concimazione minerale, in aggiunta ai reflui, come se la quota azotata dei reflui non fosse mai stata somministrata ai terreni.

    E’ la concimazione minerale da limitare! Non quella da reflui zootecnici!

    Sempre dal sito della commissione CEE agricoltura cito le deroghe che sono al punto 7:

    “La direttiva nitrati ammette deroghe all’applicazione di reflui zootecnici contenenti un massimo di 170 kg di azoto per ettaro all’anno, purché non sia compromesso il raggiungimento degli obiettivi della direttiva. Le deroghe sono autorizzate con decisione della Commissione, previo parere favorevole del comitato di regolamentazione che assiste la Commissione nell’applicazione della direttiva sui nitrati. Qualsiasi deroga è subordinata alla corretta designazione di zone vulnerabili ai nitrati e all’adozione di programmi di azione pienamente conformi alla direttiva; le deroghe sono limitate alla durata del programma di azione. Nell’allegato è riportato un elenco delle deroghe concesse fino a dicembre 2006.”

    E’ previsto che gli stati membri chiedano deroghe, motivate da piani d’azione seri, che dimostrino l’utilizzo reale dei reflui come fertilizzanti secondo i reali fabbisogni delle colture. Infatti, l?olanda ha ottenuto un limite di 250 kg/ha di reflui in zona vulnerabile, e il territorio olandese presenta acque molto più inquinate della pianura padana, sopra i 50 mg/lt di nitrato. E’ IMPOSSIBILE che la commissione CEE bocci un piano d’azione fatto bene, con i limiti di spandimento reflui molto più alti, in zone come la pianura padana dove i nitrati nelle acque sono sotto i 10 mg/lt, e dove i fabbisogni delle colture sono molto più alti, rispetto all’Olanda.

    SI PUO’ FARE, SI DEVE FARE!

    Personalmente ho la sensazione che, inserire tutta la pianura padana, in zona vulnerabile, sia un tentativo della CEE di ridurre la produzione zootecnica italiana, come per le quote latte, piuttosto che un problema ambientale reale.

    Tutti gli allevatori avranno problemi enormi, con le concessioni, anche quelli in zona non vulnerabile, perché gli agricoltori hanno sempre accettato i liquami di malavoglia, ma non li hanno mai considerati concimi, ma solo ammendanti, un qualcosa in più, oltre alla normale concimazione minerale. Con la 21/11/2007 gli agricoltori, dovranno concimare solo in base ai fabbisogni, che è meno dell’azoto che hanno sempre apportato fino ad ora. Chi accetterà i reflui dovrà ulteriormente calare i minerali, e probabilmente farà una resa più bassa, anche perché l’efficienza dei liquami varia molto. (allegato 3 tabella 1/a della 21/11/2007) Molti preferiranno concimare solo con i minerali, e faranno la disdetta delle concessioni, come è successo a me.( nel mio caso c’è stata anche una comunicazione errata, hanno detto loro che chi accettava i reflui avrebbe avuto più controlli)
    Inoltre gli agricoltori capiranno presto, che senza concessioni gli allevatori sono costretti alla chiusura, e alzeranno il prezzo delle concessioni a dismisura, si parla già di 300 euro/ha a Brescia, ma il prezzo potrebbe anche decuplicare, perché tanto gli allevatori non hanno scelta!
    Ecco perché tutti gli allevatori, anche quelli in zona non vulnerabile, devono chiedere con forza, che il piano d’azione sia cambiato, e in particolare:

    Da questo sito della CEE :

    http://ec.europa.eu/agriculture/envir/index_it.htm#crosscom

    Cito:

    “Il principio secondo il quale gli agricoltori devono rispettare i requisiti di protezione dell’ambiente per poter beneficiare delle misure di sostegno del mercato è stato inserito nella riforma dell’Agenda 2000. La riforma della PAC del 2003 ha assegnato maggiore importanza alla condizionalità, divenuta obbligatoria.”
    Quindi è prevista anche la condizionalità, cioè che la pac sia ritirata dagli agricoltori a condizione che! Ad esempio le condizioni potrebbero essere:
    - si elargisca la pac a condizione che: gli agricoltori utilizzino solo concimi organici fino almeno al 75% dei fabbisogni colturali, sia in zona vulnerabile sia in zona non vulnerabile.(salvo mancanza di concime organico) nel frattempo, si preveda dei nitrati tax a chi usa i concimi minerali, più solubili e quindi più inquinanti, con conseguente elargizione di un premio costituito dai nitrati tax, agli agricoltori che utilizzano i concimi organici.

    - si elargisca la pac a condizione che: gli agricoltori non chiedano affitti per la concessione spandimento reflui, perché questo ostacola la concimazione organica, meno inquinante, e la zootecnica che è un bene d’interesse nazionale. (chi chiederà l’affitto per le concessioni, perderà il diritto alla pac)

    Questi sono solo degli esempi, risolverebbero però dei problemi enormi, senza danneggiare nessuno, se non i produttori e i commercianti di concimi minerali, la vera fonte di inquinamento delle falde!
    Il concetto è che la pac, non è un diritto per gli agricoltori, è prevista l’elargizione a condizione. Ad esempio che venga rispettata la protezione dell’ambiente, con una concimazione organica!

    SI PUO’ FARE, SI DEVE FARE.

    Infine la 21/11/2007 è molto vaga, e incompleta sui piani di campionamento liquami, che tutti gli allevatori dovranno fare, nel caso siano costretti ad abbattere la concentrazione di azoto nei liquami, con la denitrificazione. Questo può avvenire attraverso diete ipoproteiche, enzimi denitrificanti, ossigenazione, o addirittura con i fanghi attivi come nei depuratori urbani. Ci si dovrebbe rifare ad una vecchia legge regionale n 37 del 93 sul trattamento reflui, ma la cosa è da chiarire. Chi dovrà fare i campionamenti? Che metodo si dovrà applicare, per dimostrare le diminuzioni quantitative dell’azoto totale nei liquami? Basteranno le analisi percentuali? Ss e Ntot? Inoltre sia gli enzimi, sia l’ossigenazione accelerano la mineralizzazione, quindi accorciano i tempi di stoccaggio, questo verrà calcolato nei nuovi pua?

    CONCLUSIONI

    Le nuove aree vulnerabili della Lombardia non sono state designate seguendo una logica scientifica di reale vulnerabilità, ma solo seguendo la paura della procedura d’infrazione. Per colpa di politici nazionali e regionali, incompetenti, incapaci, pavidi, o entrambe le cose, molti allevatori dovranno chiudere e altri andranno incontro a difficoltà enormi e a costi di smaltimento insostenibili.

    MI CHIEDO: ma questi politici pensano che gli allevatori non si accorgano che il piano d’azione della Lombardia già in vigore dal 21/11/2007, favorisce:

    - enormemente la vendita di concimi minerali.
    - la speculazione sugli affitti per le concessioni spandimento reflui.
    - e favorisce i comuni che misteriosamente non dovranno fare il pua, e nemmeno centrifugare le acque nere per condensare i liquami, come saranno costretti a fare gli allevatori.
    - E favorisce i comuni che potranno smaltire i fanghi con solo i limiti colturali, anche in zona vulnerabile?

    MI CHIEDO: ma questi politici che ci hanno sempre chiesto il voto, pensano che gli allevatori non si accorgano che questa è una legge truffa? Che non ha nulla a che vedere con la tutela dall’inquinamento delle falde?

    MI CHIEDO: ma questi politici cosa pensano? che gli allevatori si facciano chiudere, o dimezzare gli allevamenti, frutto di sacrifici di più generazioni, senza reagire violentemente?


    Ricordo a proposito, alle associazioni allevatori e agli allevatori, che l’unico modo per ottenere qualcosa dai politici, anche semplicemente le promesse fatte, è:

    - Appellarsi al tribunale internazionale della corte europea, o alla stessa commissione europea, ma i tempi sono lunghi e i risultati incerti, vedi vicenda delle frequenze televisive.
    - lo sciopero generale, ma noi non lo possiamo fare.
    - o il blocco dei trasporti, come hanno fatto gli autotrasportatori, i tassisti, e i controllori di volo.

    E MI CHIEDO: ma cosa pensano questi politici? che gli allevatori non siano in grado di bloccare le autostrade, i ponti, e le ferrovie della Lombardia ad oltranza, finché non sarà varato un nuovo piano d’azione? che comprenda limiti di spandimento molto più alti e obblighi di accettazione dei reflui da parte degli agricoltori?

    QUANDO LE PERSONE SONO ESASPERATE, FANNO ATTI DA DISPERATI!

    A tutti gli allevatori che sperano dalla diminuzione dei suini allevati, di avere dei vantaggi, con rialzi del prezzo sul mercato, dico: MAGARI! MA NON ILLUDETEVI!
    Il prezzo del suino non risponde alla legge della domanda e dell’offerta, perché anche se la domanda sarà alta, il prezzo del vivo sarà sempre e comunque basso. La contrattazione sul listino è inesistente, il prezzo è determinato dall’oligopolio dei macelli, che non avranno mai nessun motivo per alzare il listino del suino pesante italiano. Se caleranno le macellazioni per il ridotto numero di suini allevati, i macelli importeranno più suini vivi dall’estero. I macelli non alzeranno mai il prezzo, per rubare una partita a un altro macello, anche perché sanno che la produzione di pesante non può aumentare. Anzi è facile che si sviluppi una produzione, già attuale, di suino pesante all’estero, smarchiato, ma che risulta ottimo per il cotto di qualità e per tutti gli altri salumi, chiamati italiani anche se fatti con carni estere… e non è detto che il consorzio di Parma non cambi protocollo, accettando suini timbrati all’estero, se ci sarà una carenza di cosci. L’industria ottiene sempre quello che vuole.
    Ricordo che in Cechia, Slovacchia, Romania, la mano d’opera costa molto meno, rispetto all’Italia, l’energia tre volte meno, la terra in Romania costa decine di volte meno che in Padania, il costo trattamento e smaltimento liquami sono inesistenti, e anche le materie prime, soprattutto locali, costano meno, ergo: nessun allevatore italiano potrà competere!
    Non sono un esperto di mercato, ma bisogna assolutamente far qualcosa!
    E rivalutare sia le quote carne, sia le quote prosciutto?
    Sicuramente bisogna chiedere al ministro di fissare il prezzo per legge. Un prezzo finalmente equo per gli allevatori, dando fine a questo vergognoso sfruttamento, dove solo la parte industriale e commerciale della filiera guadagna, e anche tanto, (mangimifici, macelli, salumifici, supermercati) mentre tutti gli allevatori perdono. Chiedere inoltre che il prezzo sia fissato sulla carcassa, e non sul peso vivo, con un protocollo uguale per tutti i macelli, come in Germania, per evitare tutte le speculazioni dei macellatori sul calo peso. Ogni macello ha un suo sistema per fregare gli allevatori!

    Edited by francesco1966 - 6/6/2008, 17:35
     
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  2. WTR
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    di tutto questo argomento, posso solo dirti che sono d'accordo con te. la triste realtà è che non faremo in tempo ad adattarci, molti chiuderanno e alla lunga ci saranno delle forti carenze di prodotti sul mercato che verranno pagati a caro prezzo.
     
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1 replies since 5/6/2008, 14:55   1227 views
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