catastrofismo zoogenico

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  1. francesco1966
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    Inserisco questo articolo, segnalatomi da Grandaniele nel forum alagoas.
    non centra molto con il catastrofismo zoogenico, però qualche volta i mass media riportano anche interviste a persone serie.....che è giusto far circolare...

    Mi prendo cura di polli e conigli

    di Daniele Mattalia

    All’Istituto zooprofilattico delle Venezie (http://www.izsvenezie.it/dnn/) Luca Bano studia come mantenere sani gli animali da allevamento e ridurre la quantità di antibiotici utilizzati.

    Il padre, imprenditore, avrebbe preferito che il figlio si occupasse di economia e commercio. Lui per un po’ ci ha anche provato. Poi la passione per gli animali, che aveva sin da piccolo, ha prevalso e si è iscritto (quasi di nascosto) a veterinaria. Oggi Luca Bano, 34 anni, è medico veterinario all’Istituto zooprofilattico delle Venezie, nella sezione di Treviso. Dove studia come prevenire le infezioni negli animali da allevamento. Obiettivo: garantire la salubrità della loro carne e fare in modo che polli e conigli ricevano una quantità minore di farmaci, evitando che la resistenza agli antibiotici possa diffondersi, attraverso il consumo di carne, agli esseri umani.

    Non le sembra strano, amando gli animali, occuparsi di allevamenti intensivi?

    All’inizio avevo una visione un po’ bucolica di questa missione, curare gli animali. Poi ho capito che la produzione zootecnica, piaccia o no, è una realtà importante. E noi possiamo dare un contributo concreto alla salute degli animali che vivono in condizioni lontane dalla loro vita naturale.

    Di che cosa si ammala un coniglio, per esempio?

    Quelli di allevamento soffrono soprattutto di forme enteriche. In collaborazione con altri gruppi esteri, studiamo la composizione microbica dell’intestino di un coniglio sano, confrontandola con un animale ammalato.

    Lo scopo?

    Vedere come si modifica la flora intestinale nel corso della malattia e dare indicazioni alle industrie affinché mettano a punto mangimi e alimenti equilibrati che consentano di prevenire questo tipo di problemi. Con la prospettiva, anche, di alleggerire la pressione antibiotica negli allevamenti.

    Fino a un paio di anni fa tutti parlavano di influenza aviaria. E adesso?

    Ci sono casi sporadici, ma non in Italia. La teniamo sempre d’occhio, il nostro è il Centro di referenza nazionale e laboratorio Fao-Oie (l’Organizzazione mondiale per la salute animale) per l’influenza aviaria e la malattia virale di New Castle. Abbiamo un piano di monitoraggio su uccelli selvatici e di allevamento: tutti, da anni, negativi ai controlli.

    A parte l’H5N1, ci sono altri virus o batteri preoccupanti?

    Il Clostridium difficile, batterio che colpisce, oltre all’uomo, cavalli, suini, bovini, cani. Raccogliamo ceppi batterici animali che inviamo all’Istituto superiore di sanità, dove vengono confrontati con ceppi umani per capire se può verificarsi il passaggio animale-uomo.

    Che problemi può dare questo batterio?

    Negli Stati Uniti ci sono 250 mila casi l’anno di enteriti da Clostridium difficile, alcuni dei quali mortali. Lì, sono cifre uscite da un convegno del 2007, è risultato che il 46 per cento delle carni suine ospita il batterio. Che non necessariamente causa la malattia. Può ammalarsi chi è curato con antibiotici per periodi prolungati, gli immunodepressi o gli anziani.

    E in Italia che cosa succede?

    Nei controlli svolti nei nostri laboratori, per ora su un numero limitato di campioni, il batterio non è mai stato isolato. E comunque la cottura riduce il rischio di contaminazione.

    Lei mangia carne o è vegetariano?

    Sono un carnivoro convinto. Perché mi fido della carne degli allevamenti italiani, visto che la controlliamo, e perché le proteine animali fanno parte della dieta
    dell’uomo da sempre.

    Fonte: www.panorama.it 11 settembre 2008 in edicola


     
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170 replies since 14/7/2008, 11:49   5360 views
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