Critica a: "Una mucca salverà il mondo"

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  1. claudiocosta
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    La via da seguire: “Non mangiare carne,
    va’ in bici, sii un consumatore frugale”
    è importante sapere che attraverso le nostre scelte alimentari abbiamo uno strumento potente per cambiare le cose: primo,
    perché dipende solo da noi e non da scelte di governo, secondo perché il guadagno che se ne trae, in termini di preservazione
    dell’ambiente, è davvero molto alto. L’American Dietetic Association, l’associazione scientifica dei dietisti americani, nel numero di giugno 2007 della sua rivista ufficiale afferma che ritiene importante “incoraggiare pratiche ecologicamente responsabili” nelle scelte alimentari dei cittadini e, tra queste, uno dei primi consigli sullo “stile di vita personale” è di “aumentare il consumo di proteine da fonti vegetali”. [ADA2007]
    Ma la stessa esortazione, forte e chiara, ci viene anche da Rajendra Pachauri, premio Nobel e direttore dell’IPCC, il Panel Intergovernativo sui Cambiamenti Climatici delle Nazioni Unite, che il 15 gennaio 2008, in una conferenza stampa a Parigi, ha dichiarato: “Non mangiare carne, va’ in bici, sii un consumatore frugale” - ecco come fermare il riscaldamento globale.
    Il direttore dell’IPCC, coerentemente vegetariano lui stesso, afferma: “Per favore, mangiate meno carne, la carne è un prodotto
    ad altissimo consumo di carbonio” e sottolinea anche che alti consumi di carne sono dannosi per la salute. [AFP2008]

    "Pachauri vedi di non venirmi mai a tiro che ti faccio levitare come Yogananda!"
    (SPECIFICO CHE è UNA BATTUTA)

    http://www.biologicoblog.it/?m=200803

    Attenzione Pachauri attacca la carne, non la zootecnia come se a produrre uova e latte non si emettessero gas serra: RIDICOLO!

    --------------------------------------------------------------------------------


    Ormai è partita la spirale accusatoria nei confronti della zootecnia (devo proprio diventar cattivo!) http://bizzarone.blogspot.com/2008/0...lla-carne.html
    "per meglio capire ciò che tutto questo significa immaginatevi seduti al tavolo di un ristorante davanti ad una bistecca di circa 250 grammi. Virtualmente, sedute accanto a voi, ci sono altre 50 persone. Davanti a loro però c'è una tazza vuota. Voi non le vedete per il semplice fatto che queste 50 persone abitano in Africa, in Asia o in America Latina. Non le vedete, ma esistono e hanno fame.
    Quello che dovrebbe far riflettere è che se invece della vostra bistecca si fossero prodotte graminacee le 50 tazze sarebbero piene di cereali cotti. Cereali che si è però mangiati la vacca dalla quale è stata ricavata la vostra bistecca di 250 grammi."

    Forse noi tutti dovremmo incominciare a ragionare sul mondo che ci circonda in termini un po' più consapevoli e raccogliere appelli come quello lanciato da Rajendra Pachauri, premio Nobel e direttore dell'Ipcc, il Panel Intergovernativo sui Cambiamenti Climatici delle Nazioni Unite che ha recentemente dichiarato:

    (...) contro l'effetto serra una vita "frugale": «Non mangiare carne, va' in bici, sii un consumatore frugale.» Il dossier emesso nel 2007 dall'Ipcc sottolinea infatti «l'importanza di cambiare stile di vita» per combattere il riscaldamento globale. Il direttore dell'Ipcc, coerentemente vegetariano lui stesso, afferma anche: «È qualcosa che l'Ipcc ha avuto paura di affermare prima, ma ora l'abbiamo finalmente detto». Il Centro Internazionale di Ecologia della Nutrizione (Neic) plaude a questa presa di posizione: «Ricordiamo che recenti studi pubblicati sul Lancet hanno mostrato che le emissioni di gas serra causate dal settore agricolo sono pari al 22% del totale; come percentuale questa è simile a quella dovuta all'industria e maggiore di quella dovuta al settore dei trasporti. L'allevamento di bestiame (compresa la coltivazione del mangime e il trasporto) contribuisce per l'80% al totale del settore agricolo». Rajendra Pachauri ha inoltre ricordato che la produzione di un kg di carne causa emissioni equivalenti a 36,4 kg di biossido di carbonio e che l'allevamento e il trasporto di animali richiede, per un kg di carne, la stessa energia richiesta per mantenere accesa una lampadina di 100 Watt per quasi 3 settimane. Oltre a questo ha raccomandato di usare meno la macchina e andare in bicicletta, e di essere consumatori «frugali», intendendo con questo di non comprare qualcosa solo perché «esiste», ma comprare solo quello che ci serve davvero. «Lo scenario è piuttosto triste, se il genere umano non fa nulla, il cambiamento climatico avrà impatti molto seri», ha dichiarato alla conferenza stampa di Parigi. Il meeting di Bali ha definito un accordo globale per la riduzione delle emissioni del biossido di carbonio dovute ad attività umane, e la cosa positiva è che per la prima volta da quando si è iniziato a tenere dei meeting internazionali sull'argomento - nel 1994 - nessuno ha contraddetto i risultati presentati dall'Ipcc, e quindi si accetta finalmente che il problema esiste ed è grave. Conclude il Centro Internazionale di Ecologia della Nutrizione: «È bene che finalmente si affermi che per quanto riguarda l'impatto sull'ambiente il comportamento personale è importante, e in particolare le nostre scelte alimentari. La massa di evidenze in merito non si può ormai contraddire, così come i risultati dell'Ipcc sulla necessità di un cambiamento drastico sia a livello governativo sia a livello personale. Meno alimenti animali, una alimentazione a base vegetale, è la scelta più potente che ciascuno può fare per fermare il riscaldamento globale ed evitare un tragico spreco di risorse».(...)

    G.Barile

    Altro giro stavolta è "La repubblica"

    guarda la combinazione. Si parla di bistecche ed ecco cosa pubblica oggi repubblica.it
    (fonte: www.repubblica.it (http://www.repubblica.it))

    La produzione di bestiame mondiale è responsabile di più gas dell'intero sistema dei trasporti
    Il consumo di carne raddoppierà entro il 2050, se non varieremo l'alimentazione
    La bistecca fa male alla Terra
    l'effetto serra ci cambia la dieta

    di MARK BITTMAN

    http://www.repubblica.it/2008/01/sezioni/a...17720_33020.jpg

    NEW YORK - Un cambiamento epocale nell'uso di una risorsa che si dà per scontata potrebbe essere imminente. No, non si tratta di petrolio, ma di carne. Come il petrolio anche la carne è soggetta a una domanda crescente a mano a mano che le nazioni diventano più ricche e ciò ne fa salire il prezzo. E come il petrolio anche la carne è qualcosa che tutti sono incoraggiati a consumare in quantità minori. La domanda globale di carne si è letteralmente impennata negli ultimi anni, sulla scia di un benessere crescente, alimentata dal proliferare di vaste operazioni di alimentazione forzata di animali d'allevamento. Queste vere e proprie catene di montaggio della carne, che partono dalle fattorie, consumano quantità smisurate di energia, inquinano l'acqua e i pozzi, generano significative quantità di gas serra, e richiedono sempre più montagne di mais, soia e altri cereali, un fatto che ha portato alla distruzione di vaste aree delle foreste pluviali tropicali.

    Proprio questa settimana il presidente brasiliano ha annunciato provvedimenti di emergenza per fermare gli incendi controllati e l'abbattimento delle foreste pluviali del Paese per creare nuovi pascoli e aree di coltura. Negli ultimi cinque mesi soltanto, ha fatto sapere il governo, sono andate perse 1.250 miglia quadrate di foreste.

    Nel 1961 il fabbisogno complessivo di carne nel mondo era di 71 milioni di tonnellate. Nel 2007 si stima che sia arrivato a 284 milioni di tonnellate. Il consumo pro-capite di carne è più che raddoppiato in questo arco di tempo. Nel mondo in via di sviluppo è cresciuto del doppio, ed è raddoppiato in venti anni. Il consumo mondiale di carne si prevede che sia destinato a raddoppiare entro il 2050.

    Produrre carne comporta il consumo di tali e tante risorse che è una vera impresa citarle tutte. Ma si consideri: secondo la Fao, la Food and Agriculture Organization delle Nazioni Unite, le terre destinate all'allevamento del bestiame costituiscono il 30 per cento delle terre emerse non ricoperte da ghiacci del pianeta. Questa stessa produzione di bestiame è responsabile di un quinto delle emissioni di gas serra della Terra, più di quelle emesse dai trasporti nel loro complesso. Uno studio dello scorso anno dell'Istituto nazionale di scienze dell'allevamento in Giappone ha stimato che ogni taglio di carne di manzo da un chilogrammo è responsabile dell'equivalente in termini di diossido di carbonio alle emissioni di una vettura media europea ogni 250 chilometri circa e brucia l'energia sufficiente a tenere accesa per 20 giorni una lampadina da 100 watt.

    Cereali, carne e perfino energia sono collegati tra loro in un rapporto di interdipendenza che potrebbe avere spaventose conseguenze. Benché circa 800 milioni di persone di questo pianeta soffrano la fame o siano affette da malnutrizione, la maggior parte dei raccolti di mais e soia coltivati finiscono a nutrire bestiame, maiali e galline. Ciò avviene malgrado un'implicita inefficienza: per produrre le stesse calorie assimilate tramite il consumo di carni di bestiame allevato e il consumo diretto di cereali occorrono da due a cinque volte più cereali, secondo quanto afferma Rosamond Naylor, docente associato di economia all'università di Stanford. Nel caso di bestiame allevato negli Stati Uniti con cereali questo dato deve essere moltiplicato ancora per dieci. Negli Stati Uniti l'agricoltura praticata per soddisfare la domanda di carne contribuisce, secondo l'Agenzia per la Protezione Ambientale, a circa tre quarti dei problemi di qualità dell'acqua che caratterizzano i fiumi e i corsi d'acqua della nazione.

    Considerato poi che lo stomaco delle bestie allevate è fatto per digerire erba e non cereali il bestiame allevato a livello industriale prospera soltanto nel senso che acquista peso rapidamente. Questo regime alimentare ha reso possibile allontanare il bestiame dal suo ambiente naturale e incoraggiare l'efficienza dell'allevamento e della macellazione in serie. È tuttavia una prassi che provoca problemi di salute tali che la somministrazione di antibiotici è da ritenersi usuale, al punto da dar vita a batteri resistenti agli antibiotici.

    Questi animali nutriti a cereali contribuiscono oltre tutto a una serie di problemi sanitari tra gli abitanti più benestanti del pianeta, quali malattie cardiache, alcuni tipi di cancro e diabete. La tesi secondo cui la carne fornisce un apporto proteico è giusta, purché le quantità siano limitate. L'esortazione americana quotidiana a consumare carne - del tipo "guai a te se non mangi la bistecca" - è negativa.

    Che cosa si può fare? Risposte facili non ce ne sono. Tanto per cominciare occorre una migliore gestione degli sprechi. A ciò contribuirebbe l'abolizione dei sussidi: le Nazioni Unite stimano che questi costituiscono il 31 per cento dei guadagni globali dell'agricoltura. Anche migliori tecniche di allevamento sarebbero utili. Mark W. Rosengrant, direttore della tecnologia ambientale e della produzione presso l'istituto senza fini di lucro International Food Policy Research afferma: "Occorrerebbe investire nell'allevamento e nella gestione del bestiame, per ridurre la filiera necessaria a produrre un livello qualsiasi di carne".

    E poi c'è la tecnologia. Israele e Corea sono tra i Paesi che stanno sperimentando tecniche di sfruttamento delle scorie e del letame animale per generare elettricità. Altro suggerimento utile potrebbe essere quello di far ritorno al pascolo. Mentre la domanda interna di carne è ormai uguale ovunque, la produzione industriale di bestiame è cresciuta due volte più rapidamente dei metodi di base di sfruttamento delle terre, secondo quanto risulta alle Nazioni Unite. I prezzi reali di carne bovina, di maiali e pollame si sono mantenuti costanti, forse sono perfino scesi, per 40 anni e più, anche se ora stiamo assistendo a un loro aumento di prezzo. Se i prezzi elevati non costringono a cambiare le abitudini alimentari, forse sarà tutto l'insieme - la combinazione di deforestazione, inquinamento, cambiamento del clima, carestia, malattie cardiache e crudeltà sugli animali - a incoraggiare gradualmente qualcosa di molto semplice: mangiare più vegetali e meno animali.
    Nel suo studio del 2006 sull'impatto dei consumi di carne sul pianeta, intitolato "La lunga ombra del bestiame", la Fao dice: "È motivo di ottimismo prendere atto che la domanda di prodotti animali e di servizi ambientali sono in conflitto tra loro ma possono essere riconciliate". Gli americani, in effetti, stanno comprando sempre più prodotti eco-compatibili, scegliendo carni, uova e latticini prodotti con metodi sostenibili. Il numero dei prodotti e dei mercati di questo tipo si è più che raddoppiato negli ultimi 10 anni.

    Se gli attuali trend continueranno, invece, la carne diventerà una minaccia più che un'abitudine. Non diventerebbe del tutto insolito consumare carne, ma proprio come i SUV dovranno cedere il passo a vetture ibride, l'epoca dei 220 grammi al giorno di carne sarà giunta alla fine. Forse, dopotutto, non sarà poi così drammatico.
    (Fonte: The New York Times)
    (Traduzione di Anna Bissanti)

    (28 gennaio 2008)

    Segnalo anche questa sullo stesso argomento
    http://ecoalfabeta.blogosfere.it/2009/02/o...no-di-meno.html

    Edited by claudiocosta - 18/2/2009, 12:49
     
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