CHI VUOLE IL BARILE A $100?

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    Più greggio da tutti. Se l’Opec si allarga verso Nord
    Lunedì 15 Dicembre 2008 Nessun commento 1 2 3 4 5 0 voti - Vota questo postCondividi
    meeting straordinario di Oran (Algeria): “Quello che vogliamo e che questi tre paesi diventino membri dell’Opec”.
    Ed è stato proprio Khelil di recente a chiedere più volte ai tre paesi produttori che non fanno parte ancora dell’Opec di diventare membri del cartello o almeno a partecipare dall’esterno alle decisioni dei 14 paesi, ossia condividere le scelte sui tagli alla produzione che porterebbero a un rialzo del prezzo del greggio, sceso nelle scorse settimane sotto i 46 dollari.
    Già il prezzo del petrolio, un target che ancora non riesce a tenere unita tutta l’Opec. I falchi, Iran (sciita) e Venezuela in testa, sembrano puntare a una quota di 100 dollari al barile, risvegliando in Occidente i fantasmi della scorsa estate quando il petrolio ha toccato quota 147 dollari. Le colombe, i paesi moderati e sunniti del Golfo Persico (Qatar, Emirati Arabi Uniti e Kuwait) guidati dall’Arabia Saudita, seguono invece le anticipazioni del re di Riad, Abdallah, che nelle scorse settimane aveva parlato di un prezzo equo di 75 dollari. E il taglio alla produzione? Anche qui falchi e paesi moderati proseguono il braccio di ferro che dura ormai da fine ottobre. L’Iran nelle ultime settimane ha ripetuto più volte che è necessario una riduzione tra 1,5 e 2 milioni di barili al giorno.
    Per quanto riguarda l’allargamento dell’Opec ai paesi non membri, la Russia si era sempre rifiutata di aderire per evitare di piegarsi al sistema delle quote, visto che starne fuori consentirebbe di beneficiare dei tagli alla produzione altrui senza ridurre la propria capacità. Ma il crollo del prezzo del greggio a novembre si è rivelato fatale a questa strategia e potrebbe far sì che la Russia decida di riconsiderare la propria posizione. “Dobbiamo difendere i nostri interessi”, ha detto il presidente Dimitri Medvedev. “Si tratta delle nostre fonti di reddito che si basano su petrolio e gas: queste misure di protezione possono combinare una riduzione dei volumi di produzione, una partecipazione alle organizzazioni esistenti dei produttori, così come una partecipazione a nuove organizzazioni”.

    Fonte: Morici di panorama.it
     
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