Anche in Italia la “Borsa delle emissioni”

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  1. francesco1966
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    Anche in Italia la “Borsa delle emissioni”: assegnazione quote CO2



    In attuazione della Direttiva Europea 2003/87/CE, che istituisce un sistema comunitario per lo scambio di quote di emissione di CO2 (EU ETS), sono stati costituiti mercati nazionali per l'acquisto e la vendita dei diritti di emissione, al fine di conseguire gli obiettivi del Protocollo di Kyoto di riduzione delle emissioni inquinanti.
    Le attività soggette ai limiti di emissione riguardano oltre 12 mila impianti industriali europei: attività energetiche (termoelettrico, impianti di combustione con potenza superiore ai 20 MW, raffinerie), industrie di produzione e trasformazione di metalli ferrosi, industrie del cemento, della calce, del vetro, della ceramica e della carta.
    Il "Mercato volontario delle unità di emissione di CO2" è gestito dal Gestore del Mercato Elettrico (GME) - che già si occupa della gestione del mercato dei Certificati verdi e del mercato dei Titoli di efficienza energetica (Certificati bianchi) - ed è organizzato secondo criteri di neutralità, trasparenza, obiettività, nonché di concorrenza tra gli operatori.
    Questa sorta di "Borsa delle emissioni" offre un sistema di tariffe tra i più competitivi in Europa, sia per quanto riguarda il costo annuale fisso (che per il primo anno è nullo e successivamente è pari a 2500 euro), sia per il costo variabile, pari a 0,0025 Euro per ogni quota negoziata. Inoltre, il mercato è strutturato per essere di facile utilizzo, incoraggiando così la partecipazione delle Piccole e medie imprese.La "Borsa delle emissioni" italiana è un mercato con consegna "a pronti" delle unità di emissione (mercato "spot"), con un lotto minimo di offerta di 500 unità. Le sessioni di mercato sono giornaliere (dalle 9 alle 16 di tutti i giorni lavorativi) e gli scambi sono in contrattazione continua. È prevista la garanzia totale degli acquisti (tramite deposito fruttifero) e la garanzia di consegna delle unità acquistate (tramite trasferimento iniziale delle unità sul conto del GME).
    Per essere ammesso al mercato l'operatore deve essere titolare di un conto deposito delle unità di emissione presso uno dei registri europei e sottoscrivere una domanda ed un contratto di adesione alle regole del mercato. Per il funzionamento del mercato il GME ha aperto un conto di deposito presso l'Apat (Agenzia per la protezione dell'ambiente e per i servizi tecnici). Chi vuole vendere le quote di emissione sulla "Borsa delle emissioni" italiana trasferisce le unità che intende scambiare sul conto proprietà intestato al GME. Le proposte di acquisto e vendita vengono quindi ordinate in un book di negoziazione. Ciascun book presenta le migliori proposte di acquisto e di vendita ordinate secondo priorità di prezzo (in caso di prezzo uguale, le proposte sono ordinate secondo l'ordine temporale di ricevimento da parte del sistema informatico del GME). Per ciascun periodo di riferimento (fase I: anni 2005-2007; fase II: anni 2008-2012) delle unità di emissione assegnate dai Piani di assegnazione nazionali esiste un book di negoziazione diverso.
    Proprio in questi giorni è stato pubblicato in Gazzetta Ufficiale (n. 291 del 13 dicembre 2008) il Decreto del 28 febbraio 2008 del Ministero dell'Ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare riguardante l' "Approvazione della proposta di decisione di assegnazione delle quote di CO2, per il periodo 2008-2012" che regolerà la compravendita delle quote nel mercato della CO2 nel prossimo quinquennio.

    (Maria Vincenza Chiriacò)

    Decreto 28 febbraio 2008: qui
     
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  2. francesco1966
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    Cresce il mercato delle quote di CO2: notizia positiva?

    Secondo un rapporto sull’anno appena concluso condotto da New Carbon Finance cresce il mercato delle quote di CO2. Nel 2008 infatti sono stati scambiati permessi di emissione per un valore complessivo di 118 miliardi di dollari per un volume di 4 miliardi di tonnellate. Tale quantità ha determinato un aumento del 42% in volume e dell’84% in valore.

    Secondo alcune stime nel 2009 il valore complessivo dovrebbe toccare i 150 miliardi di dollari. Quelli più venduti sono ancora i cosiddetti titoli EUA (European Unit Allowances) creati nell’Unione Europea per consentire lo scambio di quote. Da soli rappresenterebbero il 70% del mercato in volume e l’80% in valore.

    A crescere sono pure i titoli CER (Certified Emission Reductions) che sono delle riduzioni delle emissioni certificate, ognuna delle quali rappresenta una tonnellata metrica di equivalente di anidride carbonica (CO2e) emesse dal registro del Clean Development Mechanism (CDM).

    Tutto positivo? Probabilmente se da un punto di vista economico la crescita del nuovo mercato di CO2 rappresenta un vero e proprio affare, la stessa cosa non si può dire da quello ambientale. Com’è abbastanza chiaro questi vertiginosi spostamenti di denaro non implicano infatti una reale riduzione delle emissioni.

    A tal proposito è utile ricordare un articolo riportato dai colleghi di Soldiblog.it qualche mese fa, in cui veniva spiegato, traendo spunto da uno studio del settore, come il mercato delle emissioni di CO2, nonostante fosse capace di creare un sistema di compensazione delle emissioni, era allo stesso tempo privo di credibilità e particolarmente vulnerabile alle frodi oltre che rappresentare un possibile alibi per inquinare senza sensi di colpa.

    Detto questo sarà molto importante valutare attentamente come la Comunità Europea sarà capace di portare a termine gli obiettivi del Pacchetto Clima 20-20-20, sperando che nella coscienza degli Stati membri, così come delle imprese obbligate a ridurre emissioni, ci sia sempre una maggior tendenza a spostarsi verso sistemi di energia pulita anziché all’acquisto di diritti di emissione.

    fonte ecoblog.it
     
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1 replies since 17/1/2009, 16:04   356 views
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