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La Spagna paga un miliardo per inquinare di più. Il trattato antismog si può aggirare: Madrid si compra il diritto alle emissioni di CO2 dei paesi meno sviluppati. È l'aspetto più .controverso e più criticato del Protocollo di Kyoto, non solo dagli ambientalisti. Appare contraddittorio e quasi demenziale, ma è proprio così, legalmente ammesso, perché rispetta i criteri imposti, ma è lontano dal risolvere il problema del cambio climatico. È la compravendita delle quote eccedenti che danno il diritto ai Paesi industrializzati e in via di sviluppo di emettere biossido di carbonio (C02) secondo le quantità stabilite dal trattato del 16 febbraio del 2005.
In pratica, esistono Paesi che, in base a determinati criteri (basati sulla differenza di produzione di gas inquinanti di ogni singolo stato nell'anno di riferimento 1990), hanno un'eccedenza di quote di C02 che preferiscono monetizzare. Come esistono Paesi disposti a comprarle per aumentare il proprio potere di emissione, e, quindi, di produzione in ogni settore industriale o di trasporti che comporta inquinamento ambientale, Tutto ammissibile, senza violare il protocollo. Fino a oggi nessun Paese che ha sottoscritto il Protocollo e si è, dunque, impegnato a ridurre nel periodo 2008 - 2012 del 5,2% le proprie emissioni rispetto al totale del 1990, si è buttato in questo mercimonio. La Spagna lo ha fatto per primo, rodando ufficialmente tale meccanismo e tirandosi dietro numerose critiche.
Ieri il ministero dell'Ambiente di Madrid ha chiuso un accordo con l'Ungheria per I'acquisto di 6 milioni di tonnellate di C02. Ma non basta, perché, secondo le stime del Governo Zapatero, la Spagna necessita un "lasciapassare" di 159 milioni di tonnellate di biossido di carbonio per azzerare le emissioni prodotte dai trasporti e dalle caldaie domestiche. Madrid sta negoziando anche con Polonia, Ucraina, Repubblica Ceca, Lettonia, Lituania ed Estonia il suo diritto a inquinare di più e al posto di altri. Le eccedenze di molti Paesi dell'Est sono la conseguenza della chiusura di numerose industrie a seguito della caduta del muro di Berlino.
La possibilità di fare commercio con i diritti eccedenti alla produzione di C02, fu decisa per convincere la Russia ad aderire a Kyoto e ha beneficiato molti paesi ex comunisti, dove tale business farà piovere un quantitativo immenso di denaro. Esiste persino la Borsa del C02 che stabilisce il prezzo di ogni tonnellata: la Spagna per acquistare 159 milioni di tonnellate di C02 spenderà 1240 milioni di euro, equivalenti a 7,8 euro a tonnellata. Tuttavia, esiste anche un'altra norma, inserita nel protocollo di Kyoto che suggerisce al posto della compravendita di biossido di carbonio, di investire in progetti di energia pulita in Paesi in via di sviluppo. La Spagna, prima di andare a fare shopping all'Est, ha avviato diversi progetti di energie alternative in America Latina che gli permettono di condonare 60 milioni di tonnellate di C02, secondo. Quanto riferito da Teresa Ribera, segretaria di Stato dell'Ufficio per la Lotta al Cambio Climatico. Ma la via più facile è di comprarsi il diritto a inquinare, piuttosto che impegolarsi in. complicati accordi con Paesi in via di sviluppo. E la situazione dei Paesi ex comunisti appare estremamente invitante: la chiusura di molte fabbriche siderurgiche per il calo di domanda, ha dato a questi stati maggiori diritti di inquinare, prontamente messi all'asta.
Il Governo Zapatero per arginare le critiche di chi, giustamente; fa presente che non si risolve con il gioco delle tre carte il problema del cambio climatico, ha sottolineato che, gli accordi con l Paesi dell'Est,saranno vincolati all'impegno da parte di chi incassa a investire parte del profitto in progetti di energie rinnovabili. La Spagna, infatti, assieme a Giappone e Canada, è il Paese a cui più non quadrano i conti in fatto di emissioni e, se non utilizza . questo meccanismo, rischia di venire sanzionato. Rispetto al 1990, ha prodotto nel 2007 il 50% in più di emissioni: una cifra mostruosa che la mette sotto la lente di ingrandimento. Ma da Madrid avvertono che entro il 2012 le emissioni scenderanno di 37 punti rispetto al 1990. E se la previsione andasse male, Zapatero può sempre mettere mano al portafoglio.
Roberto Pellegrino – Libero del 3/01/2009
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