Queste Banche ? situazioni ed esperienze

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  1. claudio5
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    Pubblicato da Domenico De Simone in NUOVA ECONOMIA

    Ottobre in rosso: le porte chiuse delle Banche

    Se per le famiglia italiane è iniziato un settembre nero, per le imprese si preannuncia un ottobre in rosso. Nonostante le perorazioni di Draghi e Tremonti, infatti, le Banche non danno un euro a nessuno. Ne soffre la produzione, l'occupazione e il consumo, insomma, l'economia.

    Visto che c'è la ripresa e che la crisi è ormai alle spalle, ieri mattina ho telefonato al Dirigente del settore industria di un noto gruppo bancario. Gli ho chiesto se c'erano le condizioni per finanziare l'attività di un'impresa mia cliente (ah, per campare faccio anche il consulente aziendale).

    Non ci credevo nemmeno un po', tuttavia, data la qualità dell'impresa e dei suoi bilanci, che stanno in piedi anche alla luce delle follie dei parametri di Basilea2, e che si tratta di andare a produrre energia da fonti rinnovabili, con margini operativi di tutto rispetto, ma anche per sentire che aria tira in Banca, ho deciso di chiamarlo. Quello che segue è il resoconto dela telefonata.
    Premetto che il mio interlocutore è persona intelligente e pratica che ha portato il settore nella banca che dirige a risultati lusinghieri in breve tempo.Lo conosco da tempo ed è persona che è in grado di valutare un finanziamento con molto equilibrio e competenza.

    - Buongiorno!

    - Buongiorno a Lei, come sta?

    - Discretamente grazie, gran caldo in questi giorni, ma sopravviviamo. E Lei ha passato buone ferie?

    - Sì grazie, ma sono tornato già da una decina di giorni. Anche se vista l'aria che tira potevo restarmente tranquillamente al mare...

    - Ah. Si lavora poco?

    - Praticamente non riusciamo a fare niente. In Consiglio non ci passano una pratica nemmeno per i clienti più vecchi e fidati. Lo so che mi chiama per quella sua cliente..

    - Eh sì, Le chiedevo se avesse potuto esaminare la documentazione.

    - Sì certo, ed ha ottimi parametri. Tuttavia temo di fare una figuraccia se facciamo partire la richiesta di finanziamento, come le dicevo qui non passa niente.

    - Beh, ma visto che sono macchine strumentali, non potremmo provare con un leasing invece che con un finanziamento diretto? Il rischio è molto ridotto...

    - Per carità! Lei sa che noi abbiamo la nostra società di leasing. Ebbene, non ci passano una pratica nemmeno per sbaglio e non sappiamo più a che santo votarci. Ho un vecchio e fidato cliente che venderebbe decine di camion se i leasing funzionassero, ma non ne hanno fatto passare nemmeno uno. Non c'è un acquirente che vada bene, eppure si tratta di gente che fino ad un anno fa avrebbe ottenuto il finanziamento senza problemi. Sembra incredibile, ma è così. E adesso questo rischia di chiudere se non riesce a portare a termine qualche vendita.

    - Non potremmo provare a spaccare l'operazione in tre tranches? Immagino che 2,3 milioni siano eccessivi in questo momento. Tuttavia, visto che una parte i miei possono finanziarla con mezzi propri e che il cantiere da servire sarà suddiviso in tre lotti, forse si potrebbero fare tre operazioni a distanza di qualche mese l'una dall'altra.

    - Bah, ragioniamoci su, ma certo anche un finanziamento sotto il milione è visto come altamente rischioso. Pensi a che punto siamo arrivati.

    - Uhm, ma che succede? Non c'è liquidità?

    - Bah, la liquidità c'è pure, solo che stanno tutti alla finestra. Sembrano tutti paralizzati dalla paura. L'unica attività che si fa in questo momento è quella finanziaria e noi dell'industria stiamo a guardare e roderci il fegato perché dobbiamo dire di no a tutti.E non siamo mica solo noi. Anche i colleghi delle altre Banche stanno nella stessa situazione. Tutti alla finestra ad aspettare. Che cosa, non si sa, ma aspettano. Comunque, parliamone e vediamo se ci viene un'idea. Ma non posso prometterle niente.

    - Lo immagino. Ah, comunque i miei hanno anche qualche cliente che vorrebbe mettere su un impianto fotovoltaico. Niente di che, sotto i 150.000 euro per impianto, ma almeno possono andare avanti.

    - Eh, vediamo chi sono i clienti finali e speriamo bene. Pure questi me li hanno cassati, ma forse se gli importi sono piccoli qualcosa riusciamo a far passare.

    - La ringrazio comunque per la Sua franchezza e ci vediamo in settimana prossima che Le porto la documentazione di queste operazioni più piccole. Nel frattempo, chissà, magari succede qualcosa....

    - Speriamo, ma mi sembra difficile. Grazie a Lei, alla prossima settimana.
     
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    Ma gli aiuti alle banche a che sono serviti? Per pagare i mega stipendi ai managers?
     
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  3. claudio5
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    CITAZIONE (MetS @ 6/9/2009, 16:46)
    Ma gli aiuti alle banche a che sono serviti? Per pagare i mega stipendi ai managers?

    Gli hanno dato tanta liquidità che ora non sanno dove metterla , visto che non la vogliono prestare alle aziende , da qualche parte un governo ha cominciato a prendere disposizioni ragionevoli posto parte di articolo :

    Tassi negativi, decisione storica in Svezia
    La Banca centrale ha ridotto i saggi di riferimento sui depositi a -0,25%.

    Un tasso negativo, quindi, significa che le banche svedesi dovranno pagare per tenere il denaro fermo in cassaforte. Questa misura è un forte incentivo a far circolare il denaro nell’economia, prestandolo, anzichè tenerlo fermo. La manovra può anche essere vista come una sorta di “punizione” per le banche che non prestano.

    Il pericolo dietro l’angolo, però, si chiama “trappola di liquidità”. La trappola consiste nell’eventualità in cui, con le banche disposte a prestare denaro, non ci sia la domanda da parte delle aziende, in quanto l’economia è stagnante e non ci sono investimenti da fare. Oppure, al contrario, le aziende chiedono capitali per superare il momento di difficoltà, ma essendoci un rischio di insolvenza elevato le banche non vogliano concedere prestiti.

    Inomma, la decisione è di quelle forti ma coraggiose. Ora, infatti, l’intero mondo finanziario è alla finestra, ansioso di conoscere le consueguenze di questa decisa manovra. In caso di reazione positiva del sistema economico, altri Paesi potrebbero essere pronti a seguire le orme scandinave. Non a caso, Mervyn King, governatore di Bank of England, ha dichiarato all’emittente televisiva Cnn che se non ci saranno segni di ripresa, anche la Banca d’Inghilterra potrebbe pensare ad un tasso d’interesse negativo
     
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  4. claudio5
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    UN'AMERICA DOMINATA DA UNA LOBBY
    ( di WSI )

    Da un po' di tempo a questa parte nei suoi interventi televisivi Dylan Ratigan, un commentatore abbastanza noto nel mondo finanziario americano, sempre piu' frequentemente utilizza la frase "comunismo aziendale", un termine che gli sembra particolarmente appropriato per descrivere il panorama attuale sia con riferimento al sistema bancario di recente salvato dal collasso, che a quello della riforma dell'assistenza sanitaria proposta dalla Casa Bianca. Certo, Ratigan non e' un opinionista vicino all'amministrazione democratica di Barack Obama. Anzi, fa parte di quella schiera chiassosa e a volte becera di esponenti della destra conservatrice meno sofisticata e piu' arrabbiata.
    Ma sia a seguito della notizia notizia pubblicata oggi da WSI relativa al filo-doppio esistente tra il ministero del Tesoro Usa guidato da Timothy Geithner e gli ambienti Wall Street, sia per le somiglianze clamorose tra quanto sta avvenendo sottotraccia in Italia (dove la circostanza che il governo di Silvio Berlusconi sia di centro-destra non cambia affatto i termini dell'equazione) vale la pena parlare qui di questa storia dei "comunisti aziendali" perche' alla fine, in ambedue gli scenari di ambedue i paesi, ideologie politiche a parte, sono sempre i contribuenti a pagare i costi delle crisi di classi dirigenti irresponsabili, egoiste ed autoreferenziali. Vincono i pochi al comando del sistema, in Italia pero' quei pochi sono uno solo.

    "In quanto americani, storicamente abbiamo sempre rifiutato il comunismo nella sua definizione classica", dice il conduttore durante la sua consueta trasmissione sui mercati finanziari trasmessa dall'emittente NBC News, spiegando che storicamente (e nessuno lo mette in dubbio) quel sistema "ha sempre consentito ad un ristretto gruppo di persone di avere il controllo delle risorse nazionali (comprese le persone), compromettendo allo stesso tempo la competivita' e annullando la liberta' di scelta, lasciando i cittadini alle prese con sistemi perennemente corrotti, senza nessuna spinta all'innovazione, al miglioramento dei servizi o alla riduzione dei costi". Se puo' interessarti, in borsa si puo' guadagnare accedendo alla sezione INSIDER. Se non sei abbonato, fallo subito: costa solo 0.77 euro al giorno, provalo ora!

    "Tuttavia oggi ci troviamo in un Paese costituito da due differenti categorie: quelli che sono spinti a battersi ogni giorno per incrementare il valore di quanto essi stessi producono e quindi della societa' in generale, ottenendo in cambio guadagni per loro stessi e per le loro famiglie, e quelli che invece utilizzano l'apparato legislativo, politico, amministrativo e le tasse versate dai contribuenti per aiutarsi a vicenda come super-lobby e quindi per proteggersi dalla naturale concorrenza che il sistema comporta".

    Consentire a questi ultimi di prendere il controllo e cambiare le regole del sistema capitalista, al solo scopo di proteggersi dalla concorrenza, non solo e' l'equivalente di rubare i soldi dalle tasche dei cittadini per salvare chi meno se lo merita (vedi grandi banche, anzi "troppo grandi per fallire"), ma finira' anche per condannare il popolo americano, i semplici cittadini, bloccando quel capitale cosi' prezioso, che si potrebbe invece utilizzare diversamente, ad esempio per ricerca, studio, innovazione, investimenti nel futuro e nel caso specifico per creare effettive opportunita' di lavoro per i giovani e per chi lo ha perso.

    "Stiamo perdendo l'opportunita' che offrirebbe l'utilizzo adeguato di quei $23.700 miliardi di capitale (quasi 24 trilioni, in cifre da finanza globale) investito coi soldi dei contribuenti per salvare il, sistema finanziario e bancario dal collasso. Dall'innovazione nei sistemi per le cure mediche, ai viaggi nello spazio, dall'energia pulita alle auto senza pilota", accusa Ratigan. Come non dargli torto? "Tutte cose che invece potremmo non vedere mai, perche' questi individui potenti al vertice con le loro lobby hanno fallito - essendo stati sorpassati dal progresso tecnologico, dall'innovazione e piu' in generale da persone piu' intelligenti di loro - ma ciononostante hanno spinto il nostro governo ad aiutarli ingiustamente, in modo da poter mantenere alto il loro tenore di vita, conservare il loro benessere e la loro forza a fini di puro mantenimento del potere".

    "Sfortunatamente per noi - prosegue Ratigan - si servono nel nostro benessere e delle nostre leggi non solo per salvare le loro vecchie societa' e banche in crisi, ma anche per svolgere un'attivita' di lobbysmo, con l'obiettivo di attirarsi i favori dei politici e convincerli a far si' che il governo continui a proteggerli dalla concorrenza e da quello che invece si meriterebbero se il business non funziona: ovvero il fallimento".

    Secondo Ratigan l'incremento esagerato dei livelli di disoccupazione (quasi al 10% quello ufficiale, oltre il 18% quello effettivo, secondo gli economisti piu' accreditati), la distruzione del benessere previdenziale, il collasso del valore delle case (in California e Florida fino a -40%), la recessione piu' grave dai tempi della Grande Depressione, sono tutti fattori da considerare "frutto dell'abdicazione di un governo corretto".

    "Le uniche misure varate sinora sono state prese per tappare i buchi di quella stessa cricca che li ha creati. Ancora non e' stato fatto nulla per risolvere i difetti e le criticita' del sistema bancario, per migliorarlo o ricostruirlo su nuove basi", osserva Ratigan. Solo un capitalismo puro, che rispetti le regole, "e' in grado di assicurare un adattamento costante ai risvolti futuri e un miglioramento di una qualsivoglia attivita', quei business che non riescono a tenere il passo e adattarsi vanno lasciati fallire e quelli che invece hanno successo e offrono le migliori innovazioni per i consumatori e per la societa' dei cittadini in gerale, devono invece prosperare".
     
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  5. claudio5
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    Los Angeles, 08:52
    USA: FALLISCONO ALTRE 9 BANCHE, TOTALE 2009 SALE A 115

    Nove banche Usa fallite in un solo giorno. Un record dall'inizio della crisi finanziaria che fa salire a 115 il numero degli istituti di credito americani che hanno dichiarato bancarotta nel 2009. E tra le societa' finite sotto controllo delle autorita' Usa c'e' anche la California National Bank: con sette miliardi di asset, si tratta del quarto maggiore crac di quest'anno in Usa, in una classifica che vede ancora al vertice Washington Mutual, fallita nel settembre 2008. Le nove banche (le altre otto sono BankUSA, Citizens National Bank, Madisonville State Bank, North Houston Bank, Pacific National Bank, Park National Bank, San Diego National Bank, e Community Bank of Lemont), sussidiarie del gruppo Fbop, sono state rilevate da Bancorp, che ha cosi' messo le mani su 18,4 miliardi di dollari di asset e depositi per 15,4 miliardi. Tutti gli sportelli degli istituti falliti passeranno presto sotto il marchio della U.S. Bank, la divisione di Bancorp che gestisce oltre 770 filiali tra Illinois, Arizona e California. Non si sa ancora nulla delle ricadute occupazionali dell'operazione. Gli analisti, intanto, scommettono su quali saranno le prossime banche a portare i libri in tribunale. Quelle ritenute piu' a rischio sono la Zions Bancorp di Salt Lake City, la Columbus, la Synovus Financial Corp e la Comerica di Dallas.
    31 ottobre 2009
     
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  6. claudio5
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    Ciao a tutti , questa non si poteva non postarla , a questo punto mi sembra molto più savio il vecchio B . . . . . . . . .

    Leggete poi a voi la scelta se ridere o piangere .

    GOLDMAN SACHS: NOI LAVORIAMO PER DIO
    di WSI
    Lo ha detto al Sunday Times Lloyd Blankfein, chief executive della banca piu' potente e segreta di Wall Street. E c'e' chi pensava che GS fosse il diavolo... In ogni caso mai il sentiment anti-banchieri e' stato cosi' forte, in America e nel mondo.
    Il chief executive officer di Goldman Sachs, Lloyd Blankfein, in un'intervista al quotidiano londinese Sunday Times ha detto che le banche "servono a uno scopo sociale" e che Goldman Sachs in particolare "lavora al servizio di Dio". Questa frase ha suscitato forte indignazione negli Stati Uniti, dopo che Goldman Sachs, la piu' potente e inaccessibile banca di Wall Street, ha annunciato bonus kolossal anche quest'anno, ad appena 12 mesi da un maxi salvataggio del governo americano che ne ha impedito per miracolo il collasso durante la fase acuta della crisi finanziaria.
    Nell'intervista (LEGGERE IL TESTO INTEGRALE QUI) Blankfein sostiene che i grandi profitti registrati di recente dalle banche e i mega-bonus sono un segno che l'economia mondiale sta recuperando. "Noi aiutiamo le aziende a crescere aiutandole a raccogliere capitali. Le aziende che crescono creano ricchezza. E cio', in ritorno, permette alla gente di avere lavori che creano ancora piu' crescita e piu' ricchezza. Noi abbiamo uno scopo sociale", ha detto il CEO di Goldman Sachs.
    Blankfein ha aggiunto che capisce, comunque, che la gente sia infuriata con i banchieri: "So che se mi tagliassi i polsi ci sarebbero applausi", dice nell'intervista. La piu' potente delle banche di Wall Street, con asset totali che superano $1 trilione, il fatturato annuale di decine di miliardi, risorta dal quasi-crack dell'anno scorso con l'aiuto del piano di salvataggio del governo Usa, ha fatto registrare nel terzo trimestre 2009 profitti record di $3 miliardi e prevede di assegnare bonus di fine anno ai dipendenti per oltre $20 miliardi. Lo stipendio medio pro-capite, considerati tutti i 30.000 dipendenti,
     
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  7. claudio5
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    Il mistero da $2.6 trilioni

    POBBLICATO DA WSI

    Una cifra monstre in forma di prestiti finiti a Grecia, Spagna e Portogallo. Ma nessuno sa quali banche li abbiano erogati. Lo scrive il New York Times. Le cifre prestate sono "in decomposizione", altro che "tossiche". Non saranno mai rimborsate.

    Un mistero da $2600 miliardi. E' l'ammontare che banche straniere e altre societa' finanziarie hanno prestato a istituzioni pubbliche e private nei tre paesi europei messi in ginocchio dalla crisi: Grecia, Spagna e Portogallo.

    Secondo il New York Times, che cita l'opinione di vari analisti e investitori istituzionali Usa, tutti quei soldi non torneranno mai alle casse originarie. Insomma, non verranno mai restituiti
    Il vero problema, continua l'articolo, e' che nessuno sa bene dove i 2.6 trilioni siano finiti e quali banche siano sedute su una montagna di prestiti ormai "in decomposizione", altro che "tossiche", come si diceva all'inizio della crisi. Motivo in piu' per accrescere la vulnerabilita' del sistema finanziario europeo. Lo dimostra il fatto che da inizio mese gli istituti del vecchio continente (che secondo il NYT sembrano avere almeno la meta' di quei $2600 miliardi) hanno smesso di prestarsi denaro reciprocamente, un cautela che ha causato lo stress sui mercati e sui CDS (credit default swaps) dei singoli paesi.

    La Bce ha stimato che quest'anno le banche Ue avranno perdite da prestiti inesigibili di $150 miliardi e $105 miliardi l'anno prossimo. Analisti della banca Rbs hanno calcolato che dei 220 miliardi di euro che le banche europee e altre istituzioni al di la' di Grecia, Spagna e Portogallo possono aver prestato a queste nazioni, circa 567 miliardi sono in titoli di stato, 534 sono prestiti al settore privato e circa 1000 miliardi sono prestiti ad altre banche.
    Ma lo scenario e' poco trasparente, le dichiarazioni elusive, le autorita' perfino colpevoli con il silenzio per aver accresciuto la portata della crisi.
    ...


    PS. " sudiamo in silenzio "
     
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  8. claudio5
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    Economia: il mondo sommerso da un debito di 1 quadrilione di dollari
    di Luca Ciarrocca e' il direttore e fondatore di Wall Street Italia.


    (WSI) – Il sistema economico-finanziario mondiale e' ormai inondato dal debito. E' un fenomeno storico di cui noi, in questa generazione, siamo testimoni, qui ed ora. E' la piu' grande bolla debitoria di sempre, pari in totale a un quadrilione di dollari. Esatto, questo neologismo lo coniamo in Italia qui su WSI per dare l'idea di quale sia l'ammontare di carta a buffo che ci sommerge. In cifre $1.000.000.000.000.000, cioe' 10 alla 15esima. Fate finta che un secondo sia come un dollaro. Un milione di secondi equivale a dodici giorni. Un miliardo di secondi sono 32 anni e cinque trilioni di secondi oltre 158 mila anni. A quanti anni luce corrisponde un quadrilione? Rigiriamo la domanda ai nostri lettori matematici o ingegneri.

    Come faremo a ripagare questa enorme massa di carta stampata dalle banche centrali, che davvero non ha precedenti nella storia economica dell'umanita'? Una soluzione radicale sarebbe fare un colossale default planetario, azzerare tutto, e ripartire dal "via". Ovviamente non e' possibile (a meno di ipotesi intermedie di ristrutturazione) pena il crack di sistemi politici basati quasi tutti su ordinamenti "law & order" e sul rispetto di leggi e contratti; torneremmo a scambiarci conchiglie, ossa di tibia e per gli amanti dell'economia jurassica, lingotti d'oro (e' una provocazione: aspettiamo le reazioni dei molti fan del metallo giallo).

    Invece, l'enorme massa di debito puo' essere solo "servita" da ulteriore crescita dell'economia mondiale. E questo e' il punto. Perche' sembra proprio che il motore dello sviluppo economico nel mondo si sia imballato in conseguenza della devastante crisi finanziaria del 2008-2009 esplosa in America e diffusasi come in virus aggressivo in ogni angolo della Terra. Il capitalismo sta vivendo una di quelle crisi devastanti di cui nemmeno Carl Marx nel piu' idilliaco dei suoi sogni si sarebbe immaginato. Il risultato e' che vediamo in atto enormi pressioni deflazionistiche nel mondo occidentale sviluppato. L'ulteriore conseguenza potrebbe essere una depressione deflazionaria globale con successive dislocazioni geopolitiche molto pesanti (lasciamo alla fantasia di ciascun lettore immaginarle per varie zone geografiche).

    La maggior parte dei titoli sui media piu' seri e non al servizio delle propagande politiche locali, negli ultimi mesi si e' incentrata nella descrizione della questione "debito" parlando dei problemi concreti di Grecia, Portogallo e Italia (il nostro paese ha il record rapporto debito/pil in Europa al 118%, con 1.827 trilioni di euro, ed il terzo del mondo). Eppure gli Stati Uniti quest'anno hanno un debito pari a $8 trilioni di dollari e il debito sovrano in Giappone e' a livello di rischio ancora piu' alto (n.1 nel mondo) con un rapporto debito/pil del 219%. Il Giappone in questi mesi sta onorando il debito a un tasso dell'1.50%. Se i tassi dovessero per qualche motivo risalire al 3.50%, Tokyo non sarebbe nemmeno in grado di pagare gli interessi.

    Il problema vero delle degenerazioni del capitalismo sono le banche e le banche centrali. Quelle italiane (di cui 2 o 3 hanno seri problemi di liquidita' dovuti alla forte crescita di crediti "tossici" per i quali dovranno essere ricapitalizzate) sono tutto considerato abbastanza solide, in raffronto per esempio alle banche inglesi. Gli istituti del Regno Unito hanno ammassato $4.4 trilioni di passivita' all'estero, cioe' due volte il pil UK. Eppure l'Inghilterra non ha mai fatto default dai tempi del Medio Evo. La verita' e' che questo capitalismo e' degenerato e Robin Hood sarebbe oggi un eroe se fosse vivo, non perche' l'altro sistema e' migliore (leggete bene, lettori che votate a sinistra: l'altro sistema e' morto e ha fallito) ma solo perche' il capitalismo ormai ha smesso di essere fondato sul free market mentre si tiene solo grazie ad un approccio che e' una miscela mista orrenda, pericolosa, poco etica e soprattutto non funzionante. Investimenti "tossici" che non dovevano mai essere fatti in primo luogo e che dovrebbero essere adesso liquidati, rimangono occultati nei bilanci taroccati del sistema bancario e coperti da politiche monetarie colluse.

    La lezione che abbiamo imparato - dopo la recente gravissima crisi finanziaria, la peggiore dalla Grande Depressione del 1929 - e' che i banchieri, la maggior parte dei quali non sono ne' lungimiranti ne' colti, ancora guidano i destini del mondo. In Italia si parla di cricche, caste e P3: si tratta di realta' inconfutabili e non di "montature" o "polveroni", come afferma il nostro premier Silvio Berlusconi. Eppure cricche, caste e P3 fanno tutte ineluttabilmente capo a una super-lobby: quella dei banchieri.

    Gli sforzi per riformare il sistema finanziario e il sistema bancario globale, come l'idea di inserire una tassa sulle transazioni dei prodottti derivati piu' a rischio - la vera droga di questo capitalismo - non hanno fatto grandi passi avanti, come ci si sarebbe aspettati secondo buon senso. Perfino la riforma finanziaria che l'ottimo presidente degli Stati Uniti, Barack Obama, firmera' tra pochi giorni a Washington come legge, e' un patetico cerotto per coprire le ferite di Wall Street e non la seria operazione chirurgica che era urgente per estirpare un cancro maligno (del resto, se per far vincere la corsa alla Casa Bianca a un presidente in America serve mezzo miliardo di dollari, capirete bene di che spiccioli si tratta rispetto al quadrilione di dollari di cui sopra).

    I banchieri oggi hanno perfino piu' voce in capitolo di prima sulle regole disegnate nell'ambito di Basilea dalla BRI, la Banca dei Regolamenti Internazionali. Le banche di tutto il mondo hanno vinto questa mano al tavolo, rispetto a quelle che erano le richieste iniziali sulla necessita' di capitalizzazione e sul taglio delle assunzioni di rischio. Gli enti di controllo e le banche centrali si sono orientati con sicumera verso regole meno stringenti prendendo le distanze dalle prime proposte (purtroppo l'ex presidente della Fed Paul Volcker, consulente finanziario dell'amministrazione Obama, e' stato messo in posizione di non nuocere). Cosi' sappiamo fin d'ora che banche centrali, banchieri e stati continueranno a trattare il mercato finanziario come un tossicodipendente, agendo da spacciatori. Dite voi, qual e' il disegno di chi sa che l'esito e' la morte per overdose?

    Nel frattempo la Federal Reserve americana ha passivita' in bilancio che si avvicinano a $5 trilioni di dollari e il rapporto debito/pil degli Stati Uniti sta raggiungendo rapidamente il livello del 100%, non come quello italiano, ma insomma sulla pessima strada dei paesi gestiti male. Quello di Obama e' un disperato tentativo keynesiano di stimolare un'economia portata sull'orlo del collasso apocalittico (stava per succedere: il 10 ottobre 2008) dopo gli 8 anni di irresponsabile presidenza di George W. Bush, coadiuvato sul fronte monetario dal super-colpevole ex presidente della Federal Reserve Alan Greespan (quello passato alla storia per la sua definizione di "esuberanza irrazionale", che s'e' visto dove ci ha portato).

    Dunque stiamo descrivendo qui l'enorme massa di indebitamento degli Stati Uniti, la prima economia del mondo, del Giappone, la seconda economia mondiale, della Gran Bretagna, la sesta economia, e dell'Italia, la quinta economia.

    E venendo a casa nostra, quanto sarebbe piu' opportuno se il ministro Giulio Tremonti invece di parlarci per metafore tra cultura pop e pseudo-filosofia ("siamo in parete" "l'economia mondiale e' come un video-gioco" "poliarchia e democrazia" "illuminati") ci parlasse con onesta' e coraggio trattando gli italiani da adulti e non da ragazzini da educare (leggere intervista su "Repubblica").

    Tremonti, uno dei pochi membri dell'esecutivo che meriti i pieni voti (e per questo inviso al premier) potrebbe certamente spiegarci, senza finto ottimismo, i rischi sottostanti l'enorme pressione deflazionistica in atto nelle economie dei paesi sviluppati. Lui e' certamente consapevole del fatto che la deflazione potrebbe portare - il condizionale e' d'obbligo perche' in verita' nessuno sa cosa puo' davvero accadere - al giorno del giudizio, a punizioni non religiose ma a batoste di portafoglio globali (e per fortuna il papa o gli imam non hanno voce in capitolo almeno sulle politiche monetarie ed economiche del mondo) insomma ad un clamoroso crash deflazionario con tutto cio' che questo comporterebbe su occupazione, consumi, produzione, prezzi delle case, prezzi in Borsa.

    Certo in altre parti del globo la prospettiva e' meno grama, e infatti la Cina ha appena messo a segno una crescita superiore al 10% nei primi 6 mesi del 2010. Solo che Pechino non potra' continuare a tirare l'economia mondiale all'infinito. La Cina - che ha un pil ancora relativamente piccolo per gli 1,3 miliardi di abitanti dell'immenso territorio cinese - dipende in massima parte dagli Stati Uniti, dall'Europa e dagli altri mercati occidentali per l'esportazione dei propri prodotti, manufatti con un costo del lavoro tuttora infimo rispetto a quello dell'Occidente. Le sue fabbriche potrebbero trovarsi con una colossale sovraccapacita' produttiva e i magazzini ricolmi di merce che il resto del mondo non compra piu'.

    L'Italia e' in prima linea in questa guerra economica. Ma gli italiani non lo sanno, non gli viene detto, per cui non capiscono e diciamolo... non gliene frega niente, tra un Grande Fratello, un mondiale di calcio e un Emilio Fede. Anche perche' siamo coperti dall'ombrello dell'Europa e dell'euro, altrimenti Roma parrebbe adesso Buenos Aires nel 2002, altro che Atene in questi giorni. Per cui si parla di tutt'altro e fintantoche' il cavallo - il popolo italiano - continua a bere la pozione mediatica a base di melassa e finti problemi, i banchieri, i politici, le caste e le cricche continueranno a prosperare indisturbati, senza distinzione tra destra e sinistra. Ogni tanto qualche magistrato richiamera' l'attenzione su reati gravi e appropriazioni indebite a danno della collettivita', compiute da qualche ascaro del potere piu' stupido perche' accecato dal senso di impunita'; ma nulla cambiera'. E probabilmente capiremo proprio da Giulio Tremonti un bel giorno, quando presentera' le proprie dimissioni, che saremo al "game over" nel video-gioco dell'economia, almeno nella versione in lingua italiana.
     
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