URANIO IMPOVERITO: IL PARENTE POVERO!

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    Se ne fa un gran parlare, in questi giorni di apprensione per la sorte malevola toccata ai giapponesi, ecco che perfido torna a far capolino l'uomo nero delle nostre storie da bambini, lo spauracchio per gli adulti che non conoscono bene l'argomento e che, troppo spesso, si affidano a gente poco informata che vorrebbe condurli a prendere delle decisioni politicizzate quando, in tutto questo la politica non c'entra affatto.
    Ma che fine fanno le scorie di processo, quello che resta dall'arricchimento dell'Uranio?
    Partiamo dalle origini.
    Da 10000kg di minerale di Uranio si ricavano circa 7000kg di Uranio purificato.
    La figura allegata rende meglio l'idea senz doverci dlungare in spiegazioni.

    A partire dall'uranio purificato, si ottiene il combustibile arricchito (al 3,5% di U235) ed una grande quantità di uranio impoverito di scarto. L'uranio impoverito può essere miscelato con il plutonio ottenuto dal riprocessamento per la produzione di combustibile MOX, che ha un comportamento fisico simile a quello del combustibile originario e può essere utilizzato assieme all'uranio.
    L'utilizzo dell'uranio impoverito per scopi civili e' poco conosciuto ma di grande importanza.
    L'uranio impoverito viene utilizzato in vari campi dell'industria civile. Questo utilizzo è favorito da alcune caratteristiche:
    la sua alta densità, che si traduce in un elevatissimo peso specifico;
    il basso costo;
    la relativa abbondanza (dovuta al fatto che da più di 40 anni si accumula nei depositi materiale di scarto radioattivo);
    duttilità;
    capacità di assorbire le radiazioni.
    I suoi due usi civili più importanti sono come materiale per la schermatura dalle radiazioni (anche in campo medico) e come contrappeso in applicazioni aerospaziali, come per le superfici di controllo degli aerei (alettoni e piani di coda), e navali.
    Nel disastro aereo di un Boeing 747 ad Amsterdam, nel 1992, si accertò la mancanza di circa 150kg dell'uranio impoverito, su un totale di 282kg. Esso è usato anche nei pozzi petroliferi come parte delle sinker bars, cioè pesi usati per fare affondare strumentazioni nei pozzi pieni di fango.
    È usato anche nei rotori giroscopici ad alte prestazioni, nei veicoli di rientro dei missili balistici, negli yacht da competizione come componente della deriva e nelle mazze da golf.

    Gli impieghi militari sono invece piu' recenti, l'uranio impoverito viene usato nelle munizioni anticarro e nelle corazzature di alcuni sistemi d'arma. Se adeguatamente legato e trattato ad alte temperature (ad esempio con 2% di molibdeno o 0,75% di titanio; temprato rapidamente a 850 °C in olio o acqua, successivamente mantenuto a 450 °C per 5 ore), l'uranio impoverito diviene duro e resistente come l'acciaio temperato (sollecitazione a rottura di ca. 1 600 MPa).
    In combinazione con la sua elevata densità, se usato come componente di munizioni anticarro esso risulta molto efficace contro le corazzature, decisamente superiore al più costoso tungsteno monocristallino, il suo principale concorrente.
    Per questo, ed essendo inoltre estremamente denso e piroforico (capace di accendersi spontaneamente), negli anni sessanta le forze armate statunitensi iniziarono ad interessarsi all'uso dell'uranio impoverito.
    La tipica munizione all'uranio impoverito è costituita da un rivestimento (sabot) che viene perduto in volo per effetto aerodinamico e da un proiettile penetrante, chiamato "penetratore", che è la parte che effettivamente penetra nella corazzatura, per il solo effetto dell'alta densità unita alla grande energia cinetica dovuta all'alta velocità. Il processo di penetrazione polverizza la maggior parte dell'uranio che esplode in frammenti incandescenti (fino a 3 000 °C) quando colpisce l'aria dall'altra parte della corazzatura perforata, aumentandone l'effetto distruttivo. Le munizioni di questo tipo vengono chiamate nella terminologia militare API, Armor Piercing Incendiary, ovvero munizioni perforanti incendiarie .
    Circa 300 tonnellate di uranio impoverito sono state esplose durante la prima guerra del Golfo, principalmente dai cannoni GAU-8 Avenger da 30 mm degli Aerei da attacco al suolo A-10 Thunderbolt, ogni proiettile dei quali conteneva 272 grammi di uranio impoverito.
    L'uranio impoverito è stato usato anche in Bosnia, nella guerra del Kosovo e nella Operazione Enduring Freedom, in misura minore.

    La radioattività dell'uranio impoverito (DU) viene considerata "di basso livello"(comparabile al livello naturale di radiazione di fondo) confrontata con quella ad "alto livello" dell'uranio arricchito in uranio-235 (o di altri materiali), perché l'uranio impoverito è costituito in maniera predominante dall'isotopo uranio-238 (T1/2 = 4.5 109 a) dotato di emivita più lunga - e quindi di attività specifica più bassa - di quella dell'isotopo uranio-235 (T1/2 = 7.0 108 a), nonostante entrambi siano prevalentemente emettitori di particelle alfa. Infine, in questo contesto, il terzo isotopo uranio-234 (T1/2 = 2.5 105), presente in percentuale molto bassa nell'uranio naturale (0.0055%), si trova a sua volta maggiormente concentrato nell'uranio-235 arricchito (LEU o HEU), aumentandone ulteriormente l'attività specifica e quindi la radiotossicità.
    La serie di decadimento radioattivo dell'isotopo 238U porta, per stadi successivi consecutivi e paralleli (per decadimento alfa e beta), all'isotopo stabile 206Pb.

    L'energia di una particella alfa è estremamente alta: essa, tuttavia, agisce solo a breve distanza e non oltrepassa la pelle, e per questo motivo diventa il tipo più pericoloso di contaminazione se la sorgente è contenuta nel corpo, e praticamente innocuo se questa si trova all'esterno. Un foglio di alluminio o carta spesso 0.02 millimetri (20-40 μm), o la stessa epidermide umana, può infatti fermare questo tipo di radiazione.
    Gli isotopi di uranio decadono inoltre, seppure con piccola probabilità, mediante fissione nucleare spontanea, nonché emissione di cluster di particelle e decadimento doppio beta.

    fonte http://echanges.sortirdunucleaire.org/course/view.php?id=13
     
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